Il Cairo- "Gli scontri sono continuati ancora durante la notte" dice all'Agenzia Fides p. Luciano Verdoscia, missionario comboniano che vive ed opera al Cairo, dove negli ultimi 3 giorni sono morte almeno 20 persone e circa 400 sono rimaste ferite negli scontri tra dimostranti e forze di sicurezza a piazza Tahrir (luogo simbolo della rivoluzione egiziana). "Sono due le questioni poste dai manifestanti che si sono scontrati con polizia ed esercito a Piazza Tahrir" spiega p. Luciano. "In primo luogo gli arresti compiuti dalle forze armate e le condanne inflitte dai tribunali militari a diversi militanti che in questo periodo hanno partecipato a manifestazioni e ad altre attività politiche. Inoltre la polizia della sicurezza di Stato, formalmente smantellata subito dopo la caduta di Mubarak, ha ripreso invece le sue attività ed ha contribuito a creare ulteriori disordini. I manifestanti chiedono prima di tutto il rilascio delle persone arrestate in questi mesi! a causa del loro impegno politico".
"L'altro aspetto - prosegue il missionario - è quello dei cosiddetti princìpi sovra-costituzionali, che hanno creato un acceso dibattito. Il Consiglio Superiore delle Forze Armate ha cercato di trovare delle mediazioni con i Fratelli Musulmani e con i gruppi salafiti, che a volte, sono stati usati dai militari per interferire con le manifestazioni di piazza, in modo da controbilanciare le altre componenti della protesta".
Padre Luciano sottolinea che "in questi giorni chi è sceso nelle piazze sono soprattutto, di nuovo, i giovani. Quando si parla di giovani non è possibile definire con esattezza la loro connotazione politica, ma sicuramente questi ragazzi sono interessati ad avere un governo diverso ed un futuro migliore. In queste ultime proteste non vi è stata una forte visibilità dei fondamentalisti. All'inizio, venerdì 18 novembre, c'erano i Fratelli Musulmani che però si sono ritirati da Piazza Tahrir".
Sulla possibilità che sia in atto uno scontro tra diverse visioni della democrazia in Egitto, il missionario risponde: "Che cosa si intenda per democrazia in Nord Africa e in Medio Oriente lo sapremo dopo che questo periodo turbolento si sarà assestato. Senz'altro la popolazione vuole l'autodeterminazione. In questo momento per gli egiziani democrazia significano elezioni corrette, nelle quali i cittadini possano votare liberamente coloro che pensano siano degni di governare. In questo contesto dobbiamo tenere presente che possono andare al potere democraticamente forze confessionali, che per noi occidentali non sono tanto democratiche. A mio modo di vedere queste forze sono importanti, ma non sono predominanti. In ogni caso questo percorso democratico il Nord Africa e il Medio Oriente lo devono fare" conclude p. Luciano. (L.M.) (Agenzia Fides 21/11/2011)
0 commenti:
Posta un commento