10/03/12

IL GIORNO PRIMO E L’OTTAVO/15. La comunanza degli spiriti…


…ovvero cosa riesce a comprendere un grande amore!

In questi giorni ho avuto occasione di leggere un testo che in un passaggio presentava il rapporto tra Gesù e Giovanni Battista da un punto di vista più interno, cercando di immaginare cosa Gesù avesse intuito nella figura di quest’altro che si era a messo a predicare prima di lui e al quale si sentiva intimamente legato. Leggendolo, mi è sembrato di trovarvi pure un modo di poter intendere ciò che accade in certi rapporti molto intensi tra persona, di amicizia ...
o altro: quello che accade quando si comprende che, ancora più dell’affetto reciproco, ci sono altre esigenze che si possono manifestare nelle coscienze personali, esigenze di ordine superiore, ma che un grande amore, in virtù della memoria di una grande sincerità presente nel rapporto stesso, riesce a comprendere come non offensive del legame esistente. Si soffre, forse non si capisce del tutto, o per niente: ma che grande animo possiede chi riesce ad accettare questo.
Mi sembra pure un grande inno ai rapporti personali vissuti nel pieno rispetto, che è più del possedere.

Buona lettura.

«Poniamo che due giovani siano amici e che uno descriva esattamente all’altro la sua situazione: vorrebbe andare da un determinato e ben noto confessore per esporgli tutta la sua vita; sa che nella sua vita dovrebbe accadergli una volta qualche cosa di decisivo, e poiché c’è quest’uomo di cui si parla, quello che può indicare alla gente la via da percorrere, lo vuole vedere. Questa comunicazione avviene senza alcuna indiscrezione e senza raccomandare niente all’altro. Il giovane dice solo con grande schiettezza e in un sincero rapporto di amicizia e di amore ciò che crede di dover fare. Più tardi l’altro viene a sapere che l’amico è entrato in un ordine religioso senza aver avuto più nessuna occasione di parlargli: l’urgenza della chiamata è stata così grande che non ha potuto pensare ad altro. Questa risoluzione non significa nessun raffreddamento nei rapporti tra i due: vuol dire soltanto che uno dei due ha trovato senza dubbi la sua via. L’altro rimane solo con la sua amicizia e con il dono della sincera rivelazione che ha ricevuto. È turbato, non può sapere ciò che è passato tra il suo amico e il confessore, vede solo il risultato. Ma dal momento che sa che cosa era questa amicizia e quale lealtà tra i due amici includeva, deve dedurne che tra essi non ci può essere nessuna separazione. Può andare a trovare il suo amico e domandargli se ci sia là un posto anche per lui; può chiedere un consiglio al confessore e seguirlo sia che il consiglio sia uguale a quello dato all’amico, sia che lo avvii per un’altra strada. Se questa strada che forse conduce a un altro ordine è ugualmente volontà di Dio, il legame tra i due amici non sarà allentato, ma il secondo ha ricevuto il segno dal primo, che ha preceduto, si è confessato e ha cambiato vita, e da tal punto di vista umano come dal punto di vista di Dio il secondo opera la sua scelta quasi affidandosi al primo. Quello ha preceduto, l’altro è andato dietro. E se questi può sapere con sicurezza che il suo amico ha agito per necessità, spinto da Dio, il Signore lo sa molto meglio riguardo a Giovanni».

Da A. VON SPEYR, La confessione, Milano 2002, 33.

don Alberto

1 commento:

  1. Affidarsi a Dio rende possibile anche quello che è(per l'animo umano)impossibile.Due persone che credono,lontane o vicine,nel cercarsi sanno di essere sotto lo stesso cielo.
    Inoltre,nell'intraprendere una via,non è detto che ci sia un solo modo,cioè la scelta immediata,ma si può finire su un percorso in mille modi.C'è chi lo chiama Caso,chi Destino,i credenti sanno che è Dio.
    Io non so nemmeno se il mio amico più caro ora vive su un altro continente.Ma mi conforta sapere che se ho bisogno di un consiglio,posso rintracciarlo,in un modo o nell'altro.Anche se non è sui social network.

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