11/03/12

Un Veneto a Roma 5: Altro sfogo contro i mezzi pubblici romani

La passata settimana ho parlato di alcune delle caratteristiche principali dei mezzi pubblici romani, riassumendo il tutto con l’acrostico “Arrivano Tardi Arrivano Colmi”, cercando di fare ironia, in questo modo, sulla sigla dell’Atac. Vorrei, tuttavia, fermarmi su qualche altro particolare, per tracciare un affresco quanto più completo possibile del servizio di superficie della Capitale.


Sinora abbiamo considerato le due misure principali della fisica:  lo spazio (l’assenza di vuoto che  si crea negli autobus e nei tram), e il tempo (meglio noto con il termine di “ritardo”). Ora andiamo a prendere  in esame altre  variabili che completeranno l’equazione con la quale voglio dimostrare il motivo per cui molti romani preferiscono auto e moto.

Anzitutto la sporcizia. In realtà questa è una variabile dipendente: ci sono linee che sono sistematicamente sporche, altre che invece lo sono occasionalmente. Non ho un’esperienza diretta di tutte le linee della città, ma posso parlarvi di una che mi ha colpito: il 781. Su questa -non ho mai compreso esattamente per quale motivo- viaggiano dei bus che, all’interno, sono strutturati come quelli turistici, con due file di poltrone foderate, Una tale configurazione, lo ammetterete, rende pressoché impossibile viaggiare in piedi. Quando lo prendo, dunque, sono di fatto costretto a sedermi anche se  preferirei di gran lunga  fare delle abluzioni nel Gange. Le poltrone, che originariamente erano probabilmente di un blu notte, sono ora di un azzurro sbiadito, chiazzate di fantastici arabeschi di ogni forma e colore. Il consiglio che vi do è quello di non lanciarvi sopra all’agognato seggiolino con troppo entusiasmo per non far alzare nubi di polveri tali da far rimpiangere quelle di Fukushima. Per ciò che  mi riguarda, ammetto di essere un fanatico del posto a sedere, ma, nonostante l’alta probabilità di trovare posto sul 781, vi confesso che ho imparato ad optare per il più frequentato 170.

A proposito di posto a  sedere, un’altra difficoltà che incontro sui mezzi pubblici, e  che stavolta poco c’entra col Comune di Roma, riguarda il comportamento da tenere quando si tratta di cedere il posto.  Di solito la scena si svolge in questo modo: dopo 10 minuti in piedi, una delle molte mattine in cui mi trovo con un debito di sonno inverecondo e preferirei andare a spulciare un babbuino piuttosto che murarmi dentro al mio ufficio, un equivoco personaggio grondante sudore si alza, lasciando il seggiolino vuoto. Dopo aver rapidamente  soppesato i pro e i contro, studiato il grado di permeabilità del giubbotto e dei miei pantaloni diviso per la velocità di penetrazione dei batteri all’interno dei tessuti, mi accascio sulla plastica come Dorando Pietri alla fine della Maratona delle Olimpiadi di Londra. Cerco di trattenere le lacrime che tentano di sgorgare copiose, quando mi si para davanti una donna di mezza età che mi scruta con sguardo indecifrabile. Mi assalgono a quel punto i dubbi peggiori: “vorrà il posto o avrò del dentifricio sull’angolo della bocca? E se le chiedo se vuole sedersi, si offenderà perché sto implicitamente dandole della vecchia?” Mentre  mi arrovello, cerco di far finta di non averla notata, simulando la vacuità dello sguardo o di essere concentrato sul panorama. Si danno quindi due possibili soluzioni all’intera vicenda, entrambe realmente accadute. La prima: è la stessa signora che, dopo aver constatato che sono passati invano 15 secondi senza che io abbia fatto la doverosa proposta, mi chiede di farmi da parte, causando la pubblica gogna e  occhiate di biasimo generale. La  seconda; mi lancio e chiedo alla signora se vuole che le ceda il posto. Risposta fredda e sprezzante che fa intuire molto più di quello che dice e che fa intendere che la domanda viene considerata ben peggio che un insulto diretto all’abbinamento del colore delle scarpe con quello dei capelli.

Vi è poi un’altra variabile, l’ultima che prenderò in esame anche se  molto altro si potrebbe narrare, che rende anch’essa difficoltoso l’utilizzo dei mezzi pubblici romani: lo sciopero. Lo sciopero degli autisti è solitamente tanto partecipato che  neppure i braccianti agricoli della Pianura Padana nei primi anni del ‘900 seppero ottenere uguali risultati. Basta che una sigla come la “Dopolavoro ferrrotranvieri Monte Mario Est” proclami 8 ore di fermo per l’assenza di carta igienica nei bagni della rimessa, che l’intera categoria compatta solidarizza. Solitamente avviene di venerdì. Il primo segnale è la chiusura dei cancelli di tutti gli accessi delle metropolitane, come in caso di bombardamento o attacco batteriologico. Successivamente un muto segnale richiama le mandrie di bus verso le rimesse. Qualche esemplare isolato e minaccioso sfreccia con le porte serrate, esibendo la scritta “deposito”. Ma non manca il crumiro: in quel caso sotto gli occhi del disorientato turista si verificano scene di panico in cui le persone all’interno  dei mezzi vengono prese a  spallate da coloro che vogliono salire, costi quel che costi. In quel caso le liti che si innescano hanno il sapore epico delle scene gladiatorie o di quelle di evacuazione che finora soltanto il cinema di Hollywood nei suoi capolavori apocalittici aveva saputo regalarci.

Vorrei proseguire l’elenco ma non voglio occupare ulteriormente il vostro tempo. Per quello già ci pensa l’Atac. 

3 commenti:

  1. Aggiungo la linea 49 sporchissima quando ci sono i mezzi color blu! Da colera!

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  2. Aggiungo la mia esperienza a proposito del tempo: non solo tempo di attesa alla fermata ma anche tempo di percorrenza!! per raggiungere certe periferie dal centro di Roma scadono di molto i 75 minuti del biglietto!! ...troppi cambi da fare (almeno 3) per raggiungere alcuni quartieri (parlo sempre entro il raccordo, non oltre!) ... che ti fanno essere multabile! paradossale...

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  3. Non ti preoccupare Alessandra! Tra poco avrai un biglietto che durerà un quarto d'ora in più al modico prezzo di 1,50 €
    Il 49 non lo conosco... ma conosco i mezzi color blu. Erano probabilmente utilizzati di notte sulla tratta Mogadiscio-Torre Maura-Termini

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