
Nei bar erano diventati tutti economisti, di calcio non parlava più nessuno (o quasi), e fu così che il governo tecnico si trovò la strada spianata. E Berlusconi, per senso di responsabilità, passò la mano. Passati però quattro mesi, lo “spread” sta rialzando la testa, la ripresa è di là da venire, dove ti giri c’è una nuova tassa, eppure le agenzie di rating tacciono: dei loro giudizi, non si ha più alcun sentore. Silenzio di tomba. Al confronto, certi silenzi mafiosi sembrano un pettegolezzo rumoroso. Per questo vale la pena di ricordare le parole di un banchiere che la sa lunga in materia, uno che se dice una cosa, i banchieri lo ascoltano, e si danno una regolata. Parliamo di Mario Draghi, ex Goldman Sach’s, che solo qualche settimana fa ha affermato che "bisognerebbe imparare a vivere senza le agenzie di rating, o quanto meno imparare a fare meno affidamento sui loro giudizi". Beh, sarà un puro caso, ma l’hanno preso in parola. Quando si dice le coincidenze.
Di Paolo
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