23/05/12

Falcone, vent'anni dopo un solo ricordo: la paura

Ricordo la paura nel cuore, nelle gambe, negli occhi. La notizia e subito la televisione a portarci in casa quella immagine dal basso dell'esplosione, del cratere creatosi, della macchina del giudice Falcone e la scritta "Capaci" in alto a destra.... e non sapevo neanche dove fosse quell'uscita dell'autostrada.
L'informazione non era veloce ed in tempo reale come quella di oggi, ma ben presto fummo inondati anche noi, a Milano, di quei detriti, di quei calcinacci.
Un calcinaccio colpì anche me, giovane ventenne, e quella botta la sento ancora in testa ogni volta che rinominano Giovanni Falcone, ogni volta che ripasso per Capaci dove prima c'era il guard rail colorato di rosso, ora una stele a ricordo delle vittime di quella strage.
Ricordo la paura, sì, molta.
Paura che tutto fosse finito. Paura che lo Stato avesse perso. Paura che anche in Italia si potesse saltare in aria da un momento all'altro. Paura che la Sicilia fosse davvero solo terra di mafiosi e non di Siciliani.
Poi la vita prosegue, ammazzano anche Borsellino ma lo Stato reagisce, tu reagisci e cominci a conoscere Siciliani veri che abitano in Sicilia ed in Italia e che hanno lo stesso tuo desiderio di crescere e di diventare protagonista della propria vita e nazione. Cresci e capisci che i mafiosi sono anche a Torino e che ad aver paura sono in tanti ma in molti sono quelli che reagiscono perché la mafia non è invincibile.
Poi un bel giorno il tuo Papa, il tuo amato Papa, abbandona il discorso ufficiale ed a braccio, nella Valle dei Templi ad Agrigento, urla con veemenza contro la mafia: ""Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l'uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. [...] Nel nome di Cristo […], mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!".
E senti tue quella parole e quella veemenza ed allora capisci che Giovanni, Paolo e tanti altri non sono morti invano e la Paura lascia il posto prima alla consolazione e poi alla speranza che viene dall'unico Dio.




2 commenti:

  1. Vi assicuro che passando da li anche più e più volte in uno stesso giorno...non si è mai indifferenti. Quei nomi sono sempre nella nostra testa e nei nostri cuori. E' un lutto che ci portiamo dietro e che in giornate come quella di oggi riviviamo con la stessa intensità...

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  2. In effetti, lo scorso novembre sono passato proprio dal luogo dell'attentato, transitando di lì mentre mi recavo a Cefalù per un convegno. Si tratta di un luogo che, purtroppo, non lascia, non può e non deve lasciare indifferenti. Quindi, condividendo il pensiero espresso da Giorgio nell'articolo, inviterei a rivedere le immagini e ad ascoltare le parole decise di Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi del 9 maggio 1993.

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