23/05/12

Giro d'Italia - il gruppo si riposa


È molto facile commentare la sedicesima tappa di ieri del Giro d'Italia: il gruppo dei protagonisti della classifica ha deciso di prendersi un'ulteriore giornata di riposo, 10 uomini bravi e anche un po' fortunati a entrare nella fuga giusta si sono involati dopo un'ora di battaglia, e sono andati a giocarsi il successo di giornata a Falzes. Alla fine l'ha spuntata Ion Izagirre, giovane spagnolo (o basco, se preferite) che ha regalato alla Euskaltel il primo successo in questo Giro, e a se stesso la prima affermazione in assoluto in una grande gara a tappe. Del resto, gli sarebbe stato difficile conquistarne in precedenza, visto che quello in corso è anche il primo GT che disputa, al secondo anno da professionismo. Un'ora di battaglia, dicevamo: anche di più, visto che ci son voluti oltre 60 km percorsi col coltello tra i denti (con tentativi di fuga susseguitisi senza soluzione di continuità) perché il plotone si trovasse d'accordo sulla decina di suoi componenti a cui lasciare campo libero. Alla fine son riusciti ad avere il beneplacito per l'evasione De Marchi, già terzo a Cervinia, Bak (vincitore a Sestri), l'esperto Mazzanti (il più agée del Giro), il lavoratore Maes (che ha sempre un treno da servire), il Boaro maglia bianca a inizio gara, uomini da fuga di provata bravura come Herrada, Clement e Brändle, quel Frank che in altre condizioni avrebbe potuto pure curare una mezza classifica e, per l'appunto, il 23enne della Euskaltel, Izagirre.

I 10, di buona lena e ottimo accordo, hanno pedalato sicuri del salvacondotto concesso dal gruppo, e infatti il loro vantaggio non ha praticamente mai smesso di salire, fino a superare i 12'30" prima che, giusto nei 30 km finali, qualcosa gli inseguitori limassero (più che altro per l'impennata al ritmo imposta dalla Liquigas in vista della salitella che precedeva l'arrivo. Lo scopo, il solito: tenere Ivan Basso davanti, lontano dai rischi). Tanto è stato buono, l'accordo degli attaccanti, che solo ai 5 km (anzi, anche qualcosa meno) qualcuno ha interrotto lo scorrere placido delle cose: si è trattato di Herrada, mossosi appena si è giunti alla citata salitella, e subito tampinato da Frank. Ben più deciso è stato l'attacco di Ion Izagirre, che ha saggiato dapprima la forza di rivali ai 4.3 km, e poi, una volta constatato che lo stesso Frank riusciva al massimo a raggiungerlo e a proporre un timido contropiede, è partito in maniera definitiva, ai 3.7 km.

Un'azione potente e insistita, che gli ha permesso di tenere a 10 metri l'inseguitore più vicino, Alessandro De Marchi, che nel frangente aveva superato Frank ed Herrada, ma che non è riuscito a chiudere sul battistrada. E allora, quando ai 3 km l'italiano ha alzato bandiera bianca, facendosi riprendere dalla coppia ispano-svizzera alle sue spalle, per Izagirre si sono spalancate le porte della consapevolezza prima ancora che quelle della felicità: consapevolezza perché sapeva che, nei 2 km abbondanti con cui la tappa si concludeva sul piano, sarebbe stato ormai molto difficile rientrare, per quelli dietro. Gli bastava non perdere la testa e gestire al meglio la decina di secondi di vantaggio accumulati. Detto fatto, Izagirre ha gestito bene e ha vinto, davanti a De Marchi che ha regolato Clement (rinvenuto nel frattempo), e ha ottenuto così il secondo piazzamento di prestigio in 4 giorni, relegando Frank e Herrada al quarto e al quinto posto. Sesto Boaro, decimo Mazzanti, e poi a quasi 9' il gruppo dei migliori (in tanti, non interessati alla classifica, si sono staccati bellamente nel finale) è stato preceduto di poco da Flecha e Pirazzi, scattati a 2 km dalla conclusione.


In classifica non cambia niente ed oggi non potremo però dire lo stesso, visto che a Cortina d'Ampezzo terminerà una tappa che potrebbe essere scoppiettante, disegnata benissimo con Valparola nella prima metà e poi Duran, Forcella Staulanza e Giau in rapida sequenza prima della picchiata verso lo scicchissimo centro sede d'arrivo. In altri tempi (magari con 30 km in più rispetto ai 186 previsti) questo sarebbe stato il tappone del Giro; nel nostro caso, invece, precederà - dopo la sicura volata di Vedelago - altre due frazioni clamorose, a Pampeago e sullo Stelvio. Il finale all'ingiù e non in quota, peraltro, potrebbe stuzzicare appetiti particolari in chi non è sicuro di poter essere all'altezza di un Basso o di uno Scarponi nelle restanti due tappe di montagna: e il terreno per esercitare la fantasia non manca, quindi provarci è un obbligo. Resta la grande incognita su Joaquim Rodríguez, più forte di quanto non ci saremmo probabilmente aspettati, e atteso a una serie di prove del fuoco che ne testeranno la possibilità di vincere il Giro: arrivati a questo punto, comunque, non giureremmo che Purito non possa farcela.

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