10/05/12

I frondisti del finanziamento pubblico ai partiti


Che ci crediate o no il palazzo del potere è in fibrillazione. E nulla hanno a che fare le varie vicissitudini degli ultimi giorni, la ricerca spasmodica di un collegio sicuro per la prossima tornata elettorale e il protagonismo mediatico che sta contagiando praticamente tutti gli onorevoli rappresentanti del popolo italiano. Il pomo della discordia, in questo caso, riguarda un tasto dolente per la politica italiana e per il suo popolo, stufo di privilegi e sprechi: il finanziamento pubblico ai partiti.
Nei corridoi di Montecitorio, infatti, c’è molto malumore. A guidarlo un asse trasversale che, al contrario di quanto si possa pensare, sostiene che il finanziamento ai partiti debba essere cancellato del tutto e non ridotto, in modo da dare agli italiani un segnale forte in un momento difficile.

“Se abbiamo chiesto loro di tirare la cinghia, perché non lo devono fare anche i partiti? In che modo possiamo recuperare credibilità se continuiamo a limare le tranche dei rimborsi? Oltretutto il testo messo a punto è scritto male e rischia di alimentare l’antipolitica dei grillini”. Il ragionamento che prevale tra i “frondisti del finanziamento” è questo. L’intenzione, secondo questo nutrito gruppo di Parlamentari, che come numero supera di molto l’immaginazione di qualsiasi antipolitico o scettico, è quella di proporre un modello all’americana, senza finanziamento da parte dello Stato, dove i partiti sono costretti a ricorrere alle donazioni dei privati.

Ma chi sono i detrattori del finanziamento pubblico ai partiti? E’ un asse trasversale che coinvolge praticamente  tutti i gruppi parlamentari. Molti tra questi sono del Pdl e dell’Idv (non facile crederci, visto l’accostamento politico inimmaginabile) e si registra anche una discreta presenza di Parlamentari del Pd. Nonostante le mirabili intenzioni, però, c’è un grosso problema. L’asse opposto, anche questo trasversale ma minoritario, non ne vuole sapere. E sta facendo di tutto affinché quei soldi, pubblici, rimangano nelle casse dei partiti. Il finanziamento è un diritto sacrosanto della democrazia, dicono. Guai a chi lo tocca!

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