10/10/11

Grana Padana: la fine della Lega

Quello che esce sui giornali è sempre meno di quello che realmente è successo. Ieri è forse finita la Lega, o almeno la Lega di Bossi, quella forza prima di protesta, poi di opposizione e poi Governo che è cresciuta negli anni spingendosi con ottimi risultati fino in Toscana. Silenzio assoluto quando prende la parola Umberto Bossi ma subito dopo scoppia il caos quando il presidente dell'Assemblea Gibelli propone, ed impone, Maurilio Canton per la poltrona di segretario provinciale. Un nostro amico che da vent'anni vive con passione l'impegno della Lega ci racconta, in questa lettera aperta, il dolore di quei momenti e quello che realmente è successo a Varese e che ha segnato la svolta personale di molti militanti e forse la fine del partito del Nord.
"Caro direttore,
questo è un giorno triste per noi leghisti che abbiamo sempre creduto nel partito e nella figura che lo ha creato, cresciuto e portato avanti. È il giorno dopo, il momento peggiore perché la rabbia lentamente passa e ci si rende conto di quello che è successo e sta succedendo.
Rileggo i commenti che gli amici stanno lasciando su Facebook ed è triste vedere come in poche ore un pugno di persone (ma molti dopo ieri non riescono più a definirle persone) ha cancellato quello per cui alcuni di noi si battono anche da più di vent’anni.
Amici e conoscenti presenti a Varese definiscono la giornata di ieri come “il giorno più brutto della storia della Lega Nord”. Chi non era a Varese ma che alla Lega ha donato cuore e tempo senza mai chiedere qualcosa in cambio (né una sedia, né un riconoscimento, e spesso nemmeno un bicchiere di vino offerto), aveva previsto che la protesta sarebbe esplosa.
La nomina del segretario della provincia di Varese, culla del partito, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un segretario eletto non per votazione, né per acclamazione, né per ovazione. Semplicemente è stato messo lì, nonostante la maggior parte dei presenti non lo volesse. Hanno dovuto pronunciare le parole che lo hanno portato alla “cadrega”, ma la base li ha stoppati unendosi in un grido pieno di rabbia: “Voto! Voto! Voto!”. In poche parole preferivano votare un personaggio dei fumetti o dei cartoni animati piuttosto che avere quel segretario imposto senza possibilità di discussione. Qualcuno che ha parlato ha anche provato a spiegare la differenza tra autorità e autorevolezza, ma evidentemente il messaggio non è stato recepito dagli interessati ma solo dai partecipanti che già la conoscevano questa non poco sottile differenza.
Si potrebbe dire che in fondo non si è mai andati contro il volere di Bossi e che ha sempre comandato lui la nave, portandola dove voleva. È così, la base non ha mai voltato le spalle al capo, ma la base prima sapeva che era per il bene comune, che la nave viaggiava su quelle acque e il popolo respirava insieme. Da tempo però noi, la vera base che non ha “cadreghe” da difendere, ci siamo accorti che al comando della nave ci sono altre persone che giocano a distrarre il vecchio capitano e che ci stanno mandando verso gli scogli.
A Pontida la protesta era passata attraverso grandi manifesti scritti da militanti comuni che vennero tolti per ordine di “qualcUNO”. A Venezia la protesta per alcuni di noi si è trasformata in silenzio e assenteismo. A Varese Bossi ha detto “volevo portare aria nuova” e aria nuova ha avuto (aria che forse si trasformerà in tifone), ma non come lui (o altri) intendevano.
Ho raccolto per lei e per il suo periodico la rabbia, l’amarezza e la tristezza di quattro amici che ieri si sono ritrovati con le lacrime negli occhi e nel cuore dopo questo spettacolo a dir poco osceno. Sono parole che in molti oggi pronunciano e che difficilmente si potranno fermare visto che sono dette da persone che non hanno nulla da perdere.
C’è chi nota il fenomeno “tengo cadrega” e lo commenta nel modo più semplice possibile: “guarda caso il "popolo" sta tutto da una parte, chi invece ha un pezzo, un pezzettino o un pezzettone di cadrega si schiera dall'altra. La verità è che se vanno avanti così alle urne politiche si ritroveranno con la metà dei voti. Un breve riassunto sulla giornata di ieri? Democrazia inesistente, ideali calpestati, popolo usato e imbrogliato. Poltronisti, poltronari e loro lacchè che negano l’evidenza.”
C’è chi è sfiduciato e aspetta solo di vedere la fine di questo tunnel: “Le Vostre battaglie fatele tra di Voi. I militanti non c'entrano nulla. Io non appartengo a nessuna corrente pretendo solo rispetto. Nella vita si riceve per ciò che si da. Sempre. Basta aspettare. Io non mi fermo ma non sono un suddito, ragiono con la mia testa. Non avevano consensi, ecco perché non ci hanno fatto votare.”
C’è chi si sente usato: “Oggi ero presente ed è stata una cosa a dir poco vergognosa. Si sono calpestati i diritti di noi delegati, non abbiamo potuto votare democraticamente. Capiamo solo che la militanza in Lega molto probabilmente serve solo ad attaccare i manifesti, guai a loro se osano pensare con il loro cervello!”
Infine vorrei presentarle l’amico che stimo più di tutti in questo momento. Colui che, con un passato di anni di militanza in Lega, mi ha scritto le parole più amare e dure da digerire:
“Le premesse del congresso non erano delle migliori, nei giorni scorsi i due candidati che si opponevano al candidato scelto da Bossi (mah…) sono stati "costretti" a ritirare le loro candidature, nonostante avessero quasi un terzo ciascuno delle sottoscrizioni dei delegati a loro favore. Già si partiva con il piede sbagliato. Terminate le procedure di rito, il congresso, presieduto da un personaggio di primo piano regionale della Lega, è iniziato con i primi interventi dei delegati, in verità non erano molti iscritti a parlare. Tutti i presenti sapevano già cosa aspettarsi e cosa avrebbero sentito dire. Interventi accomunati con sfumature più o meno colorite ma con un tema unico: attacco frontale alla corrente interna del Cerchio Magico, che non ha nessun peso sulla base e non è da questa appoggiata, ma che purtroppo ha creato un canale diretto riservato con Bossi. I componenti si rivolgevano proprio a lui, Bossi, per fargli capire che la base ha fiducia in lui ma che non può imporre un candidato sgradito praticamente a tutti.
Qui le prime scaramucce quando il presidente, terminati gli interventi dei delegati (nessun big ha mai preso la parola dal palco, tranne un sindaco nel concitato tentativo di portare un po’ di calma e smorzare i toni), decide di posticipare l'elezione del segretario dopo l'intervento del segretario federale, e di procedere con quelle del direttivo. I primi fischi e i primi malumori che annunciavano quello che sarebbe successo dopo. Poi ecco che arriva il capo, Bossi, e tutti lo ascoltano in assoluto silenzio.
Con un colpo di mano alla fine hanno dato la segreteria a chi avevano scelto. Dopo ore di scontri (anche fisici), di insulti, spintoni, accuse e parole di tutti contro tutti la Lega è finita.
Ci sono state tensioni altissime, ma alla fine il presidente dell'assemblea, che evidentemente aveva già ricevuto l'ordine di far uscire il candidato unico a qualsiasi costo, violando ogni norma che vieta l'acclamazione e precisa che anche a candidato unico l'elezione debba avvenire per voto segreto e a maggioranza assoluta dei votanti, ha proclamato il candidato unico segretario provinciale di Varese. Il tutto stravolgendo le parole di Bossi che aveva faticosamente (ma chiaramente) detto che lui indicava di VOTARE il candidato unico e di non lasciare schede bianche o nulle. Votazione che non è mai avvenuta.
Al che è successo di tutto e di più, tutti gridavano energicamente "voto, voto, voto", gente allontanata, urla, sputi, qualcuno ha tentato di mettersi le mani addosso, la gente che contestava tutto e tutti al grido di "Infami! È una farsa".
Una bolgia dantesca mai vista in 17 anni in Lega, nella cuore della Lega, a Varese. Il silenzio assordante da parte di alcuni parlamentari, i sotterfugi, le facce tesissime.
Hanno atteso tre ore prima di proclamare in sordina la chiusura del congresso nel caos totale. Cose mai viste. Gente che piangeva, anziani e giovani. Una scena surreale. Alla fine hanno aperto le porte ai giornalisti e si sono proclamati vincitori dicendo che il nuovo segretario è stato acclamato e i giornalisti si chiedevano da chi, visto che l'aula ormai era vuota. Perché gli altri dove erano? Già andati via dalla rabbia e dalla disperazione.”
Per quanto riguarda me, caro direttore, sto vivendo questo momento nero come il realizzarsi di cose che già da un po’ di tempo sentivo nell’aria. Sentir chiamare alcuni amici “fascisti” solo perché chiedevano un elezione democratica è stato un pugno allo stomaco.
Forse adesso arriverà qualche espulsione e noi non ci stupiremo visto i metodi che hanno usato per imporre una sola persona. Se così sarà ne prenderemo atto e affronteremo la cosa a testa alta, fieri di non aver mai tradito le idee che sono alla base della fondazione della Lega.
Di certo c’è che si stanno imponendo uomini che non hanno voti alle spalle e che se si continuerà così, sarà davvero la fine della Lega e di Bossi.
In questi due giorni tra noi militanti, amici e fratelli di partito, sta girando questo celebre discorso preso dal film “Gli ammutinati del Bounty”:
“Giustizia e dignità o sono chiuse nel cuore del capitano o a bordo non albergano. È per questa ragione che la Corte ha sempre voluto che i suoi ufficiali prima fossero dei gentiluomini. Alla Corte rincresce notare che la nomina del capitano Bligh fu sotto questo aspetto uno sbaglio”.
In questa “elezione” sono mancate giustizia e dignità, ma è mancata anche la figura di un gentiluomo."

2 commenti:

  1. Giorgio grazie per il tuo articolo. Una lettera veramente delicata e vera. Mentre leggevo mi è venuta in mente questa frase di Gandhi:
    *Pensare con la propria testa, senza lasciarsi condizionare, è indice di coraggio.*

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  2. Interessante...la frase di Ghandi ed il suo significato

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