16/12/11

IL GIORNO PRIMO E L’OTTAVO/5. Erika e quell’uomo via dai riflettori

Continuando nell’intento di offrire degli spunti di riflessione per quel tempo sacro in cui ci dovremmo dedicare a cose altrettanto sacre, vorrei ritornare sulla vicenda di Erika, la ragazza che, dopo aver ucciso la mamma e il fratellino all’età di 17 anni, ora dopo 10 anni di carcere e a motivo della sua buona condotta si ritrova in libertà. La cosa ha spiazzato molti ...
...e mi son ritrovato per lo più a leggere reazioni negative a questo fatto, abbastanza ineluttabile per i meccanismi della giustizia italiana. Ci si è ritrovati a misurare il rapporto tra la mostruosità dell’episodio, sia per la natura degli omicidi sia per la modalità in cui i ragazzi li commisero, li nascosero, li gestirono: e la sensazione che i più hanno è quella della mancanza di giustizia, dell’assenza di una pena pesante.

Voglio chiedere: perché si sarebbe voluta una pena più pesante? Cosa ci sta dietro questo modo di esigere la pena e le pene, nel caso di questo delitto e di questi colpevoli, Erika e Omar, ma anche nel caso di tutti gli altri crimini?

Mi pare che oggi, in questo modo di invocare la durezza delle sanzioni vogliamo soprattutto dimostrare che siamo capaci di contenere il male, che siamo capaci di gestirlo, di sconfiggerlo, di annientarne la forza. Cerchiamo il modo di essere più forti di lui. La richiesta di pene severe e dure è come un mostrare i muscoli: è paura offerta a violenza. Non sto guardando la questione dal punto di vista della necessità sociale di porre una demarcazione tra comportamenti buoni e rispettosi e comportamenti lesivi dei beni altrui, qualsiasi bene, ai quali si risponde con quelle limitazioni della libertà personale che è l’obiettivo delle pene. Qui il punto è: perchè chiediamo inasprimento delle condanne ogni qual volta che si palesa la possibilità di una grazia? Ebbene: lo ripeto: credo che la ragione stia nel fatto che abbiamo paura. Non di Erika o di Omar: abbiamo paura del male. Il che è cosa buona: ma la nostra paura guarda al male volendo evitarci di farci fare i conti con esso. È la paura di chi ritiene che la vita sia fondamentalmente un paradiso in cui siamo immuni da qualsiasi sfumatura di negatività, solo perché le nostre intenzioni, diciamo, sono buone e riteniamo che questo già basta a preservarci da qualsiasi contagio. Gridiamo allo squilibrato, al pazzo, al mostro, all’incivile, là dove c’è un colpevole: ma non vi vediamo mai in lui l’uomo che siamo tutti noi. Non vogliamo ammetter che la presenza del male, anche nella forma personale di cui parlano i cristiani, ci è molto più vicina.

Chiudo con una considerazione sul papà di Erika. Nel confronto con la posizione della figlia, in lui si è visto solo una vittima. Però, poi, curiosamente, stranamente, negli anni del carcere è sempre stato vicino alla figlia: non ha preso le distanze a motivo del proprio dolore o delusione. Lo ha fatto certamente per amore. Ma vorrei andare più in là. Io credo che in tutti questi anni si sia fatto, proprio lui, tante domande: non su sua figlia, ma su di sé, con le quali avrà cercato, pesantemente, in che modo era avvenuto che il suo desiderio di proteggere la famiglia non si fosse realizzato, anzi, avesse addirittura ignorato il crescer di quella forza di odio che poi guidò la mano della figlia. Credo che quel papà, alla fine, si sia reso conto che forse c’erano tante piccole cose in cui avrebbe potuto far meglio, far diversamente; forse di tanti aspetti o atti avrà pure dovuto dire a sé e alla figlia: “qui ho sbagliato io”. Avrà scoperto, in questi anni, la miseria propria dopo quella della figlia amata. Così ha fatto una cosa semplice: si è messo da capo, umilmente, a ricominciare. L’umiltà che è frutto di un percorso personale molto profondo e veritiero: ecco quel che vedo nel padre di Erika, scomparso dai riflettori. E forse la prima cosa di cui farà ammenda sarà l’ingenuità, la sua e quella di tutti i padri e madri del mondo quando guardano i loro figli.

Dieci parolacce non fanno una bestemmia,ma Gesù ha minacciato l’inferno per un solo “stupido!”. Dieci atti egoistici non fanno un omicidio: ma anche per quelli c’è da chiedere perdono perché hanno sottratto un bene! E di egoismi…!

Don Alberto

11 commenti:

  1. Don Alberto, i suoi interventi qui sul blog divengono sempre più interessanti e sempre più profondi! Mi piace il suo modo di vedere i problemi odierni da un punto di vista differente! Credo che abbia dato un'ottima spiegazione psicologica del perchè la maggiorparte di noi pretendono sempre pene dure e severe! Mi piace trovare riscontro del mio modo di pensare nelle sue parole! Riporto qui sotto quello che ho scritto pochi giorni fa nel post che parlava della scoperta del "gene della pedofilia", magari le è scappato e non lo ha letto:

    Sinceramente la scoperta non mi stupisce affatto! Queste scoperte sono una sorta di dimostrazione scientifica del concetto del "Peccato Originale". Il prendere consapevolezza della propria origine e del Male che c'è in ognuno di noi (e sottolineo ognuno) per natura non è affatto un'attenuante! Come non è un'attenuante scoprire che un grandissimo numero di pedofili sono stati a loro volta vittima di violenze quando erano bambini! Non è una sopresa che violenza porta violenza che odio genera ulteriore odio! Allora non si tratta di giustificare, ma di capire il perchè capitano certe cose! E una volta capito si può lavorare per cercare di risolvere il problema (o almeno di contenerlo il più possibile). Perchè infliggere una pena esemplare non basta per risolvere il problema! Non dico sia sbagliato farlo, dico solo che non è sufficiente, occorre altro, occorre soprattutto lavorare sul trasmettere certi valori ai nostri figli e a tutti i ragazzi in generale. E conoscere le proprie debolezze (di natura) può essere il primo passo per imparare ad essere più forti, più coerenti e riuscire così a sconfiggere e superare le proprie debolezze.

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  2. Credo che non sia l'odio il contrario dell'amore bensi la paura. La paura del male produce solo odio ed altro male. La paura della morte ( il male per eccellenza) e' cio' che impedisce all'uomo di amare gli altri e la vita. Non e' un caso che Gesu' sconfisse la morte per insegnarci ad amare veramente superando la paura della morte. Chi si accanisce esageratamente contro i matti, i pervertiti, i diversi, e con coloro che fanno il male in fondo sta condannando la parte oscura che si porta dentro, il male che alberga sotto varie forme anche il piu' puro dei cuori umani. Il mondo e' governato dal male, non e' un paradiso. Tante persone muoiono, soffrono, vedono morire i propri amori ogni giorno. Non c'e' giustizia. Bambini malati appena nati che soffrono, genitori che si disperano. Grandi assassini che se la spassano, innocenti ammazzati, gente sfruttata, gente illusa e abbandonata. Questo stesso mondo ha messo in croce il piu' giusto, ha messo a morte Cristo.Egli ha sofferto da innocente e da uomo come noi. Ci ha promesso due cose: che avremmo dovuto soffrire ed assistere ad atroci ingiustizie ma che un giorno saremmo risorti. Dio e' unico giudice, noi non possiamo giudicare perche non conosciamo, a mala pena ci basta una vita a conoscere noi stessi.

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  3. Anzitutto voglio esprimere un vivo ringraziamento per l'accoglienza che mi è stata riservata su questo blog: lo dico a coloro che fanno parte della redazione e che ho visto già commentare qualche mio post. Mi scuso solo per il ritardo con cui vi raggiungo ma, veramente, grazie. Vi invito a non avere, se possibile, molte aspettative su quanto posso aggiungere al vostro lavoro: sto cercando di inserirmi in questo mondo che poco conosco in merito a dinamiche e operatività e spero di poter solo essere come un compagno di viaggio, non altro.
    Come ho già scritto, trovo davvero interessante il fatto di poter essere in un ambito in cui si scambiano opinioni: lo trovo stimolante e rivelativo! Sia quando suscita condivisione, sia quando mi trova non propriamente d'accordo.
    A Manuel vorrei dire: secondo me il tuo commento è più interessante e azzeccato della presunta scoperta scientifica che è stata fatta! la consapevolezza della presenza del male che diviene colpa personale è qualcosa di tragico ma ognuno che voglia vivere non come uno struzzo fa i conti con tale realtà, anzitutto in sé. Ho letto spesso di quei tentativi di dare spiegazioni biologiche a comportamenti morali o ai sentimenti: se da un lato non ho problemi ad ammettere l'esistenza di connessioni,ritengo che il mistero umano sia più di questa riduzione scientista e materiale. Mi chiedo che servizio all'uomo sia quello di un tale abbassamento.
    Per cui: concordo con la tua lettura e mi appello al senso del mistero più che a questi pseudo-scienziati ideologici.

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  4. Invece volevo dire a E.Scordamaglia: cattolicamente, mi sento di dire che nella realtà del mondo c'è UN PO' e UN PO'. Mi spiego. Secondo, sarebbe eccessivo tanto ritenere che tutto sia solo buono e ritenere che tutto sia solo male. Queste due facce sono co-presenti e attraversano ogni dimensione. Non nel senso del cinese Yin e Yang: ma nel senso che sono sempre all'erta due forze contrastanti che, soprattutto, si vogliono aggiudicare il nostro giudizio e la nostra anima. per questo ritengo che siano degli errori gravi l'indifferenza al problema, l'ottimismo generalizzato (che è ben diverso dalla speranza e dalla fiducia!), l'ingenuità falsa. Ma trovo anche sbagliato il pessimismo, se c'è. I cristiani hanno effettivamente la possibilità di confidare nella vittoria di Cristo non per giudicare il mondo, ma per fare con più serenità la propria battaglia quotidiana: non sono mai soli!

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  5. Si sarebbe voluta una pena più pesante perché sappiamo quanto fascino abbia il male e che purtroppo,c'è sempre una tendenza all'emulazione di esso. Due vite tolte non possono equivalere ad una punizione di soli dieci anni:trent'anni o un ergastolo fanno più paura,dissuadono più facilmente da certi propositi.
    E,caro Don Alberto,se un uomo è davvero pentito,è consapevole della gravità di ciò che ha fatto,riesce a sopportare anche una vita intera in carcere e ad incontrarvi il Signore.
    Io ho il terrore di questa tendenza a reputare i criminali vittime,siamo sicuri che lo siano?
    Ho un parente che,come ho già scritto su Frews,ha alzato le mani su di me e sono stata la terza,dopo una donna ed un minore. Anzi,la quarta,dopo una donna,un minore e mio padre.
    Crede sia pentito?No.
    Anzi,cinque,perché pochi mesi fa si è reso necessario l'intervento del 118 in soccorso del figlio.
    Parlo di questa persona perché la conosco,ma in giro è pieno di elementi del genere.
    Ed il giorno in cui uccidono,si dichiarano pentiti,ma sappiamo se è vero?
    Ribadisco:per me un pentimento sentito permette di tollerare qualsiasi pena.
    Fra

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  6. Non è la prima volta che scrivi un post e ti ringrazio: l'altra volta commentavi che è bello scambiarsi esperienze, raccontarsi. Tu lo stai facendo e credo ci sia qualcosa di diverso dalla bellezza che emerge: questo fa onore alla tua capacità di comunicare e affrontare.
    Il mio commento ha preso la vicenda da un punto di vista un po' diverso dal tuo: non la questione se sia giusto o no scontare pene pesanti, ma perchè noi le chiediamo, le vorremmo.
    So quanto è difficile parlare di perdono, comprensione, felicità a chi ha fatto esperienze dolorose: siano quelle di violenze subite o di sofferenze vissute. Il contributo che tu puoi portare è sempre parte di un dibattito aperto. Appunto: aperto. Per il fatto che tu hai ragione per 10, 100, 100.000.000 casi: ma non su tutti. Non voglio pormi qui a dire se è meglio scontare le pene in carcere o fuori. Ma il male non c'è solo in carcere, non è rinchiudibile, non è "gestibile" e c'è ovunque: ce ne vogliono di sforzi per non compiere nessun atto malvagio. Ben sai che tanti gesti di questo genere son stati preparati prima di compierli solo con l'esercitarsi a giocare ai videogiochi o visionare materiale pornografico (non necessariamente pedo-porn.). Che facciamo? Ci mettiamo anche a mettere in carcere tutti quelli che comprano un giornaletto o un Game-Boy perché sono potenzialmente assassini o altro? Facciamo un mondo come nel film MINORITY REPORT (val la pena guardarlo!)?
    Mi pare che se seguiamo questi pensieri ci incartiamo: perché, appunto, non riconosciamo che il male non è "gestibile", ma ci chiede una lotta fatta di armi contrarie ad esso.

    grazie Fra!

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  7. Guardi Don Alberto,oltre le vicissitudini personali,parlando di Novi Ligure,fin da quando accadde il fatto e all'epoca avevo poco più di 18 anni,non mi riuscì di condannare completamente quella ragazza. Spesso elementi importanti per capire qualcuno o qualcosa,vengono messi dai media in secondo piano ma a me venne in mente che la mamma di Erika avesse della confusione nella figlia,cosa che non è un'attenuante ma una chiave di lettura forse,nell'atroce episodio. La donna aveva con la religione un rapporto ossessivo e confuso,probabilmente vivendola in maniera un pò cieca,mentre Dio è illuminazione. Un periodo si dedicava a fare catechismo ai bambini della parrocchia,un altro diventava Testimone di Geova,poi faceva dietrofront,poi di nuovo tornava alla seconda fede. Ieri sera davano un film,per restare in tema con lei,"Il giardino delle vergini suicide"della Coppola,incentrato proprio su questo:genitori che hanno un rapporto morboso e cieco con la religione,finiscono con l'ottenebrare le vite e le menti dei figli,che vorrebbero oltremodo pii,ottenendo per psicologia dell'opposto...CONTINUA

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  8. una reazione del tutto contraria,fino a dare origine,in casi fortunatamente limite,a spirali di odio verso se stessi o gli altri che conducono a togliersi o a togliere la vita.
    Forse la signora era stata l'ottima madre di una bambina e continuava ad esserlo per Gianluca,non ancora entrato nella pubertà,ma non riusciva ad essere la madre aperta al dialogo di una ragazza con delle nuove esigenze che,per contro,conduceva un'esistenza di eccessi che sfogava nel diario.
    Ma uccidere,fare intenzionalmente del male a qualcuno,merita una punizione.
    Se Erika non fosse pentita e redenta?
    Possiamo forse leggere nel suo cuore?
    Fra

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  9. Fra, credo che tu continui a vedere il problema sempre da un unico punto di vista, ti prego, sforzarti per un attimo di cambiare punto di vista! Che Erika o qualunque altro assassino o malvivente sia realmente pentito non lo si potrà mai sapere, solo lui lo saprà! E di certo non sono 10, 20 o 50 anni di carcere a farti pentire seriarmente! E di certo non esiste la regola che più anni di carcere fai e più probabile sarà avere un vero pentimento!
    Inoltre scrivi: "uccidere, fare intenzionalmente male a qualcuno, merita una punizione"...ok, ci posso stare...e secondo te un ergastolo è una punizione sufficiente per chi ha ucciso la propria madre? 10 anni, 20, o una vita in galera non faranno mai tornare in vita la mamma! Questo è quello che cerco di esprimere: certi errori non si riparano con qualche anno (pochi o tanti che siano non cambia nulla) di carcere! Io credo che anche errori di questa portata possano essere "riparati"...ma occore ben altro al carcere...

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  10. E'di oggi la notizia che la ragazza andrà ad insegnare ai bambini in Madagascar...confesso che se tra di loro ci fosse mia figlia,la ritirerei dalle lezioni. Non è questione di punti di vista ma di umano sentire.
    Fra

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  11. Su questo concordo al 100% Fra! Sinceramente mi sembra proprio fuori luogo il fatto che possa addirittura diventare una "educatrice"!

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