15/12/11

Perché toglierei i “lucchetti dell’amore” da tutti i Ponti di Roma


Non ho nulla contro i giovani e contro la loro voglia di amore e di “sigillare” la loro unione con un segno forte ma proprio perché voglio difendere a tutti i costi la loro creatività e la loro fantasia che sopporto poco, anzi molto poco, la mania dei lucchetti. 

I nostri giovani – con la complicità in qualche modo di noi genitori, della scuola e dei mass media - hanno perso molta della loro creatività cadendo vittima di modelli, stereotipi, comportamenti omologanti. 

La “moda del lucchetto” è uno di tali comportamenti. Una volta si dichiarava amore eterno in vari e molteplici modi: la scrittura di una poesia, la composizione di una canzone, un regalo personalizzato, un pensiero semplice, ma proprio e diverso da tutti gli altri. Era proprio la diversità e la particolarità che dava importanza e significato al gesto. Acquistare un lucchetto dal venditore ambulante di turno ed attaccarlo ad un lampione del ponte così come fanno tutti è un gesto poco creativo, quasi ripetitivo e completamente omologato agli altri. Lo faccio perché è un gesto che un noto scrittore molto letto dai giovani ha inserito in un suo libro e tutti i miei amici hanno fatto così.

E’ sicuramente la conferma di una amore eterno (almeno in quel momento) ma quanto di meno creativo e passionale possa esserci. 

Il gesto di regalare un fiore è caduto nello stesso tranello. Prima si andava da un fioraio si sceglieva un fiore, il fiore preferito dall’amata, si componeva un mazzo di rose, tulipani, margherite e si regalava. 

Ora nella movida si aggira il venditore abusivo di un solo fiore, la rosa, di un solo colore, rosso. 

Sembra una stupidaggine ma è così che lentamente si distrugge la creatività, la particolarità, l’identità di un popolo per creare con piccoli ma impercettibili mutamenti una nuova cultura, una nuova antropologia, tanti piccoli automi tutti uguali e con la stessa grande abitudine: bere una birra senza bicchiere, poggiarla sul bordo del ponte, comprare un lucchetto, chiuderlo dandosi un bacio e poi tornare a rivederlo arrugginito. 

L’anello, la poesia, la canzone, la caricatura è un gesto troppo artistico, troppo faticoso, troppo “out”. 

La mia non è una posizione moralista o bacchettona. Ho solo paura, tanta paura di vedere ogni giorno i nostri ragazzi sempre più omologati e tutti uguali.

Paolo Voltaggio

2 commenti:

  1. Vogliamo estenderlo a tutta Italia la voglia di togliere 'ste boiate figlie dei libri-boiate di Moccia? Grazie...

    E.

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  2. Ottimo post! Ma la tendenza è questa, come ho già scritto anche qui su Frews, siamo più comunisti noi che i regimi comunisti del passato! Tutti uguali, tutti con la stessa libreria Billy dell'Ikea in casa, tutti a mangiare gli stessi cibi pre-confezionati, tutti con adesso un vestito con la stessa scritta, tutti a fare lavori sempre più uguali tra loro, sempre più noiosi! E il bello è che non ci hanno nemmeno obbligato a farlo, lo abbiamo scelto noi (o così almeno ci vogliamo illudere)

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