11/02/12

IL GIORNO PRIMO E L’OTTAVO/11. Buona domenica… magari in silenzio!


“Non ho niente da dirti. Mi è sempre piaciuto ascoltarti parlare: non dici mai cose scontate, ma sempre qualcosa per me nuovo che a pensarci, poi, concordo sempre. Sei così profondo e non superficiale, in ogni cosa: anche per questo ti ho costantemente cercato!”


Voglio scrivere questo post a proposito di alcune considerazioni che mi è capitato di fare durante la settimana a proposito della comunicazione e spiegherò poi cosa c’entrano queste semplici, ma per me illuminanti parole di un anonimo. Non so cosa leggete e quale ragione vi guida nello scegliere le vostre letture; così come non so perché scrivete e cosa vi guida nel momento in cui esprimete dei pensieri. Del comunicare ho sempre avuto una considerazione alta, ancor più a motivo del mio ministero: parlare, scrivere, e saper quindi di poter essere ascoltato e letto, le ho sempre trovate azioni piene di una responsabilità altissima. Comunicare genera risonanze, desta sentimenti, emozioni, istinti, pensieri: la parola è come un sasso gettato, che non sai mai fino in fondo dove andrà a finire. La responsabilità della parola espressa è tanto alta che, nonostante tutto, trovo sia abitualmente meglio il silenzio rispetto alla parola.

Comunicare è necessario, bello e utile. Non lo si può fare tuttavia senza le dovute precauzioni: non lo si può fare senza aver valutato in coscienza ciò che si sta compiendo, non lo si può fare per ragioni che vanno contro le regole del vivere, del rispetto, del senso, della carità.

Come si può crescere questa coscienza? Imparando ad ascoltare, ad accogliere, a essere cercatori di verità più che di palcoscenici. Ma le parole che ho riportato all’inizio mi hanno fatto pensare anche ad un altro fattore. Esse esprimono una possibilità: quella del non-comunicare. Esprimono la possibilità del non sentire la necessità del dire perché è già sufficiente la meraviglia per la parola detta da un altro. Dicono che ci sono momenti in cui la vita è sufficientemente piena già solo con l’ascoltare. Con il ricevere, anziché col dare. San Paolo diceva che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Io vorrei inserire un altro termine: la vita può essere ancora più ricca se rinunciamo a voler dare a tutti i costi e diventiamo invece vaso che accoglie la bellezza che arriva da fuori di noi.

Dopo aver letto quelle parole prese da un dialogo quotidiano mi son fermato a pensare a ciò che accade ogni domenica nelle chiese. È così diverso da ciò che da decenni dice la cultura dominante: tu esisti solo se sei protagonista, solo se hai la libertà e la possibilità di dire la tua opinione, che poi è difficile che sia mai molto originale! Invece, ogni domenica ci sono milioni di persone che si radunano in un luogo in cui non potranno dire niente di personale, in un contesto in cui si limiteranno ad ascoltare senza obiettare. Si porteranno in chiesa come vasi vuoti che lasceranno entrare in loro una parola detta da un Altro (non mi riferisco alla parola del prete!) perché ritengono che sia meglio lasciarsi risuonare dentro quella parola sacra piuttosto che voler a tutti i costi dirne una propria. L’unica cosa che faranno sarà ringraziare, lodare, e stare molto in silenzio.

Non c’è comunicazione senza ascolto. Non c’è parola che possa risuonare senza che ci sia attorno il silenzio. Non si può ascoltare senza meraviglia e curiosità. Non c’è ascolto senza vuoto: un vuoto che è una forma di amore. Quelle parole scritte all’inizio, esprimono tutto ciò che fa ricca la comunicazione, ciò che la fa essere un evento speciale e sacro: qualcosa di molto raro, ma non meno vero.

Don Alberto

2 commenti:

  1. A tutti piace parlare,siamo tutti sicuri di avere tanto da dire e quindi da insegnare agli altri.Ma alla fine,si può insegnare solo dopo aver imparato tanto,tanto,tanto e quindi dopo aver ascoltato tanto,tanto,tanto.E ascoltare Lui è il miglior insegnamento di vita.Anche chi non è credente ha solo da imparare da Lui:basti pensare alle Sue parole prima di morire in croce.
    Purtroppo sbaglio molto per come vivo,quando sto ascoltando la Messa mi sento sempre in colpa......

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  2. Parlare del silenzio nel frastuono di internet è coraggioso, don Alberto. Grazie per questo coraggio!

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