05/02/12

"Mi sono addormentata sana per una operazione, mi sono risvegliata disabile"

Mi chiamo Caterina. Caterina Catalano. Una complicazione durante un

operazione subita qualche hanno fa mi ha cambiato la vita. Mi sono addormentata sana, mi sono risvegliata disabile. Nonostante avessi perso la facoltà di camminare e muovere le braccia, non mi sono perduta d’animo. Nel dolore, nella sofferenza di tutti i giorni ho scelto di vivere… Ma vivere può essere molto difficile per un disabile. Vivere può essere come morire per chi, come me, non può camminare. Quando subisci una condizione difficile come la mia, devi lottare contro tutto. Prima di ogni cosa contro il desiderio di lasciarsi andare. Poi, quando la ragione la trovi e , decidi di sorridere alla vita, nonostante tutto, ti scontri con il mondo intero.
Non mi piace lamentarmi. Non amo neppure il clamore mediatico. Mi è costato scrivere queste poche righe e raccontarvi la mia vita. Mi è costato, ma mi sono lasciata convincere, perché qualcuno, deve dare voce a chi voce non ce l’ha. Ecco perché ho deciso di scrivere queste poche righe. Per raccontarvi come vive un disabile nelle nostre città. Uscire di casa, andare al bar, comprare i giornali e persino attraversare la strada può essere un incubo per chi, come me, è costretta su una sedia a rotelle.
Noi disabili, siamo più lenti, più impacciati di voi…Ci muoviamo con maggiore difficoltà, e dobbiamo preoccuparci di tutto, anche di quegli sguardi infastiditi perché magari abbiamo rallentato la fila, o bloccato l’ingresso perché la carrozzella non entra. Tutto è più complicato, in banca, nessuna fila o sportello speciale per noi. Alla posta, negli ospedali e persino nei supermercati, quando il furbo di turno, occupa l’unico posteggio previsto per il disabile…
E non parliamo poi degli spostamenti con i mezzi pubblici, un vero “disastro”. Diventa quasi impossibile salire i gradini dei treni o degli autobus se non aiutati da qualche persona di buona volontà. Eppure, basterebbe così poco per rendere dignitosa anche la nostra vita. Basterebbe abbattere le barriere architettoniche che ci impediscono persino di passeggiare per il centro di una città. Basterebbe prevedere degli sportelli e degli ingressi che possano consentirci l’accesso dignitosamente. Basterebbe così poco per restituirci la vita…e la dignità.
Spero che queste poche parole siano riuscite a raccontarvi quanto può essere difficile la vita di un disabile. Facciamo del nostro meglio perché proprio da Albenga, parta il cambiamento. Basta promesse disattese, miglioriamo la nostra città, facciamolo subito, da oggi. È questo il mio appello a voi e agli amministratori. In questa notte stupenda, sotto un cielo carico di stelle luminose, accarezzati dal vento leggero, cullati dal canto del mare circondati da coloro che amiamo...non dimentichiamo che gli Altri siamo noi…

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