Sarebbe grave essere all’inizio della Settimana Santa e non dedicare ad essa un pensiero: almeno per il fatto che lo stesso nome della rubrica si ispira al giorno della resurrezione. Cosa dire qui sul blog circa questa settimana? Forse val la pena soffermarsi sul fatto più fortemente in contrasto con i nostri tempi.
Nonostante la crisi, noi viviamo fondamentalmente in un tempo di ideologia edonistica e consumistica, in cui il piacere personale è l’unico obiettivo di ogni pensiero e azione.
Qual è invece il tema della Settimana Santa? Esso è il sacrificio cruento di Gesù.
Potete addolcire la pillola finché volete: dire che Dio è buono, che Gesù ci vuol bene, che sono importanti i suoi insegnamenti, che la Resurrezione è un fatto glorioso, che la vita cristiana deve essere gioiosa… Il fatto è che Gesù ha affrontato una morte violenta: consapevolmente, passivamente, attivamente (avverbi opposti ma da tenere uniti), vicariamente. La settimana santa ha al centro la morte di Gesù sulla croce.
Il segno dell’Amore è la sua morte, subita da innocente, espressione di una malvagità pazzesca, umana, che i vangeli ben testimoniano. Non fu un incidente di percorso: sempre i Vangeli dicono che ben prima di morire Gesù aveva capito che la sua vita sarebbe finita con una morte violenta e che Egli le avrebbe dato un valore sacrificale, cioè l’avrebbe rivestita di un significato di sacrificio al posto degli uomini. Perché Dio è buono, sì, ma le offese qualcuno le deve pagare: altrimenti non si diventa mai grandi! Non le avrebbero potute pagare gli uomini, perché anche messi tutti insieme non avrebbero potuto soddisfare un frammento del disappunto divino. Quindi si offrì il Figlio di Dio. Quando diciamo “l’Amore di Dio”, stiamo dicendo aria fritta se non abbiamo presente che il Figlio di Dio si è sacrificato per noi, al nostro posto e in nostro favore, e che al Padre proprio questo è andato bene
«Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia», scrive san Pietro.
Gesù risorse: ma prima morì.
Questa è anche la strada per gli uomini: sappiamo di poter risorgere, sappiamo di poter aver la vita eterna e di poter coltivare la speranza del trionfo del bene sul male già in questa vita, a patto che viviamo anche noi un po’ di croce. Tra tutte le figure cristiane della settimana santa, forse quella che più può rappresentare la vita umana è quella di Simone di Cirene. Era un uomo qualsiasi; non morì in croce e non gli fu fatto neppure un graffio. Ma si trovò davanti al portone del pretorio quando uscirono i soldati con Gesù che portava il patibulum e, quando questi gli ordinarono di dargli una mano, lui – e non sappiamo se con gioia, pietà o disappunto – portò quel legno insieme al condannato, fino al calvario. Poi, ripeto, solo Gesù fu inchiodato e Simone se ne poté andare: ma intanto aveva fatto un sacrificio anche lui, aveva portato la croce anche lui.
Il tempo cristiano è come una dilatazione - fino al giorno finale - del Venerdì Santo.Siamo sempre sulla strada della via Crucis e ognuno di noi, senza che ci sia un soldato romano a ordinarcelo, ha la possibilità di fare il Simone di Cirene di turno. Per amore di Gesù e la salvezza degli altri uomini, specie chi amiamo.
Don Alberto
P.S.: da Lunedì Santo, ho pensato di pubblicare il testo del Vangelo della Liturgia quotidiana. Mi sembra possa essere un modo per vivere la Settimana passo passo e magari darsi una possibilità di preghiera diversa con la meditazione sul testo.
Nonostante la crisi, noi viviamo fondamentalmente in un tempo di ideologia edonistica e consumistica, in cui il piacere personale è l’unico obiettivo di ogni pensiero e azione.
Qual è invece il tema della Settimana Santa? Esso è il sacrificio cruento di Gesù.
Potete addolcire la pillola finché volete: dire che Dio è buono, che Gesù ci vuol bene, che sono importanti i suoi insegnamenti, che la Resurrezione è un fatto glorioso, che la vita cristiana deve essere gioiosa… Il fatto è che Gesù ha affrontato una morte violenta: consapevolmente, passivamente, attivamente (avverbi opposti ma da tenere uniti), vicariamente. La settimana santa ha al centro la morte di Gesù sulla croce.
Il segno dell’Amore è la sua morte, subita da innocente, espressione di una malvagità pazzesca, umana, che i vangeli ben testimoniano. Non fu un incidente di percorso: sempre i Vangeli dicono che ben prima di morire Gesù aveva capito che la sua vita sarebbe finita con una morte violenta e che Egli le avrebbe dato un valore sacrificale, cioè l’avrebbe rivestita di un significato di sacrificio al posto degli uomini. Perché Dio è buono, sì, ma le offese qualcuno le deve pagare: altrimenti non si diventa mai grandi! Non le avrebbero potute pagare gli uomini, perché anche messi tutti insieme non avrebbero potuto soddisfare un frammento del disappunto divino. Quindi si offrì il Figlio di Dio. Quando diciamo “l’Amore di Dio”, stiamo dicendo aria fritta se non abbiamo presente che il Figlio di Dio si è sacrificato per noi, al nostro posto e in nostro favore, e che al Padre proprio questo è andato bene
«Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia», scrive san Pietro.
Gesù risorse: ma prima morì.
Questa è anche la strada per gli uomini: sappiamo di poter risorgere, sappiamo di poter aver la vita eterna e di poter coltivare la speranza del trionfo del bene sul male già in questa vita, a patto che viviamo anche noi un po’ di croce. Tra tutte le figure cristiane della settimana santa, forse quella che più può rappresentare la vita umana è quella di Simone di Cirene. Era un uomo qualsiasi; non morì in croce e non gli fu fatto neppure un graffio. Ma si trovò davanti al portone del pretorio quando uscirono i soldati con Gesù che portava il patibulum e, quando questi gli ordinarono di dargli una mano, lui – e non sappiamo se con gioia, pietà o disappunto – portò quel legno insieme al condannato, fino al calvario. Poi, ripeto, solo Gesù fu inchiodato e Simone se ne poté andare: ma intanto aveva fatto un sacrificio anche lui, aveva portato la croce anche lui.
Il tempo cristiano è come una dilatazione - fino al giorno finale - del Venerdì Santo.Siamo sempre sulla strada della via Crucis e ognuno di noi, senza che ci sia un soldato romano a ordinarcelo, ha la possibilità di fare il Simone di Cirene di turno. Per amore di Gesù e la salvezza degli altri uomini, specie chi amiamo.
Don Alberto
P.S.: da Lunedì Santo, ho pensato di pubblicare il testo del Vangelo della Liturgia quotidiana. Mi sembra possa essere un modo per vivere la Settimana passo passo e magari darsi una possibilità di preghiera diversa con la meditazione sul testo.
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