E’ proprio vero, non c’è due senza tre. Dopo il rimbrotto della Cassazione al Parlamento sulla necessità di equiparare le coppie gay a quelle etero e la sentenza del tribunale di Reggio Emilia, che aveva concesso a un cittadino omosessuale nato in Uruguay, e sposato con un italiano in Spagna, il permesso di soggiorno per rincongiungimento familiare, ora la Camera potrebbe fare altrettanto. Ovviamente senza nessuna ratifica da parte dell’Aula. Il misfatto, o storia, ognuno lo definisca come vuole, è il seguente: la Camera potrebbe estendere l’assicurazione sanitaria di Anna Paola Concia anche alla moglie della parlamentare del Pd, Ricarda Trautmann (sono sposate con rito civile in Germania, ndr), equiparando di fatto coppie etero e coppie gay. La storia dura da quattro anni, quando la deputata del Pd, che allora non era ancora sposata, presentò la richiesta. Richiesta che non ha mai ricevuto risposta in questi anni, durante i quali, ha denunciato la Concia, è stata invitata anche a lasciar perdere, visto il momento di forte antipolitica. Nulla da fare, però. L’esponente del Pd, in maniera determinata, ha voluto proseguire la sua battaglia, fino a che il suo caso non è finito sul tavolo di Gianfranco Fini. Il presidente della Camera, dicono le voci di corridoio, avendo preso molto a cuore la questione, lo ha portato all’attenzione dell’ufficio di presidenza di Montecitorio. (Strano, proprio lui nel 1998, durante una puntata del Maurizio Costanzo Show, disse testuali parole:”Lo so, ora l’intelighenzia mi farà a fettine, ma io la penso così: un maestro elementare dichiaratamente omosessuale non può fare il maestro. Un conto è affermare che non è giusto discriminare la gente per motivi religiosi, razziali, etnici o sessuali, ma cosa diversa è stabilire per legge che una coppia di gay deve avere gli stessi diritti di una coppia normale. Perché l’omosessualità non si può considerare una cosa normale”).
Ma è proprio qui che il progetto di Fini, che sa molto di populismo, si è infranto. Qualcuno - chi non è dato saperlo - si è opposto alla richiesta della Concia e all’appoggio del Presidente della Camera. “E’ una richiesta politica per creare un caso proprio adesso”, avrebbe detto il misterioso oppositore, asserendo anche che sarebbe necessaria “una legge sulle coppie omosessuali”. Nulla da fare, dunque. Almeno per il momento, perché l’ufficio di Presidenza della Camera tornerà a riunirsi la prossima settimana per esaminare nuovamente il caso. Ed è proprio lì che vedremo quanto coraggio avrà la nostra classe politica nel respingere la richiesta o quanta coerenza avrà nell’accettare quello che si configurerebbe come un privilegio nel privilegio.
Non tutti sanno, infatti, che l’amministrazione della Camera è indipendente rispetto allo Stato. Tradotto: la Camera ha uno statuto proprio, delle regole proprie, un bilancio proprio che può modificare a proprio piacimento senza il bisogno di un voto Parlamentare (qui nasce la contraddizione del misterioso oppositore). E’ ovvio, però, che se la decisione dovesse andare nella direzione della Concia, fortemente auspicata anche da Gianfranco Fini, si potrebbero aprire scenari a dir poco inquietanti. Se non altro due motivi: qualunque giudice (lo farebbero comunque anche senza il bisogno di una decisione positiva dell’ufficio di Presidenza della Camera) potrebbe considerare questa decisione un precedente, rafforzando così la posizione di tutti coloro che si precipiterebbero da lui per vedere riconosciuti i proprio ‘diritti’. Non solo. Estendere l’assicurazione sanitaria alla moglie di Anna Paolo Concia significherebbe creare il cavallo di battaglia di tutti coloro che vogliono l’equiparazione delle coppie gay a quelle etero.
E non sarebbe giusto. Non si tratta di omofobia e nemmeno di intolleranza verso quelle persone che esprimono la propria sessualità in maniera differente dalle convenzioni che la società civile e l’etica ci hanno imposto. Ma l’Italia culturalmente non è ancora pronta per un passo del genere. Ecco perché più che una furbizia del genere servirebbe una legge e una modifica della Costituzione, discusse e approvate nelle aule Parlamentari. Se così sarà un giorno non potremo che accettare, anche se in maniera discordante, ciò che la legge ci impone. Perché le leggi si rispettano, le scappatoie no.
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