05/03/12

Lo Zar Vladimir Putin piange ma sorprenderà tutti


Alla fine ce l’ha fatta. Rispettando i pronostici della vigilia, che lo vedevano già vincitore al primo turno, Vladimir Putin è tornato al Cremlino. La Russia, dunque, ha incoronato nuovamente il suo Zar, convinta che, con lui alla guida, il paese si potrà risollevare da una molteplicità di problemi che negli ultimi anni hanno eroso il consenso dell’ex agente del Kgb. La corruzione dilagante, la crisi economica, l’eterna rivalità con gli Stati Uniti e il blocco occidentale europeo sono solo alcuni dei punti sui quali dovrà ora concentarsi Vladimir Putin. E poco importa se, come hanno ripetutamente sottolineato media e social network, lo Zar ha perso ben sette punti di consenso rispetto al 2004. Perché in realtà questo aspetto non segna affatto un ridimensionamento del suo potere, tanto meno una vittoria zoppa o ancor peggio una sconfitta su tutta linea. Sbaglia il Time quando scrive questo, sbaglia l’Economist quando lo presenta come una leader in declino e sbagliano tutti gli altri che a ruota hanno seguito queste direttrici. Al contrario, la vittoria dello Zar è una sorta di riscatto. Un riscatto nei confronti di coloro che per mesi, forse per anni, lo hanno bersagliato di critiche, etichettato come il male assoluto di un paese che da sempre soffre e soggiace a figure dispotiche che conducono politiche totalitarie. A prova di ciò ci sono quelle lacrime versate durante i festeggiamenti in piazza del Maneggio a Mosca. Nessuna finzione, nessun effetto speciale, nessuna dote da attore. Le lacrime spontanee di Vladimir Putin sono di rabbia, di sfogo per la tensione accumulata in questi ultimi mesi. Sono le lacrime di un leone ferito che è tornato a ruggire.

«Vi avevo promesso che avremmo vinto e abbiamo vinto», sono state le sue prime parole da nuovo Presidente. «Il nostro popolo ha saputo distinguere il desiderio di rinnovamento dalle provocazioni politiche finalizzate a distruggere il Paese», ha continuato. Ed è proprio la parola rinnovamento il perno dell’azione futura del nuovo Presidente della Federazione russa. Su di essa Putin aveva impostato una campagna elettorale dai toni accessi e su di essa continuerà a fare leva nel tentativo di rimettere in carreggiata la sua figura. Impossibile dire se il suo paese lo rinnoverà veramente - mai dire mai - o se darà solo una parvenza, un’illusione, tanto per accontentare il cosiddetto ‘popolino’. Sta di fatto che Vladimir Vladimirovic non ha perso tempo e per mano del suo delfino, nonché Presidente uscente, Dmitrij Medvedev, ha ordinato che il processo a carico del suo più acerrimo nemico, l’oligarca Mikhail Khodorkosvskij, sia revisionato e che sia verificata la fondatezza della accuse a suo carico. Niente male come prima mossa post elettorale. E anche se molti l’hanno interpretata come una strategia atta a sviare le polemiche sui brogli, nei prossimi mesi Putin sorprenderà un po’ tutti, conducendo una politica che gli permetterà di allargare nuovamente il suo consenso nel paese. Rivedrà le leggi sulla corruzione, alimenterà lo spirito patriottico nel paese con una politica populista anti-occidentale e si adeguerà al cambiamento della comunicazione, favorendo lo sviluppo, anche nelle zone rurali del paese, della rete. Starà poi al giudizio soggettivo di ogni osservatore giudicare la nuova stagione politica di un uomo che potrebbe governare il suo paese per altri dodici anni.

Eugenio Cipolla

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