16/03/12

Un due tre stella della Guzzanti? Un'imitazione cinese di Ballarò

Dopo nove anni è dura tornare a calcare la scena televisiva e soddisfare le attese. Ancor più dura se hai un nome pesante, se sei difficilmente criticabile, se ti chiami Sabina Guzzanti e devi tirare fuori qualcosa di nuovo, qualcosa che stupisca, qualcosa che sorprenda. Quella di “Un due tre stella” era una sfida. Una sfida che la Guzzanti ha perso, preferendo fare quello per cui non è stata pagata – ossia l’antipolitica dell’ultima ora – e uccidendo quella satira che molti, meglio di lei, riescono a fare con più sottigliezza ed eleganza.

Probabilmente di “Un due tre stella” non se sarebbe parlato se la Guzzanti si fosse limitata a quella ‘satira’ d’attualità che l’ha vista dapprima imitare Monti, passando per la Palombelli e terminando con l’Annunziata. Ma si sa, per far notizia si è disposti a tutto e così Sabina Guzzanti ha rispolverato le ossessioni del passato, si è tolta qualche sassolino dalle scarpe, ricadendo nell’antica ossessione dell’antiberlusconismo. Attacca la legge Gasparri, sermoneggia sui temi finanziari, si prende gioco di quei giudici che a suo dire hanno sbagliato ad annullare la sentenza su Dell’Utri e tira in ballo anche Giulio Andreotti. Sembrava quasi un remake del peggior Santoro il suo programma, un’imitazione cinese di Ballarò, una clonazione difettosa di Serena Dandini. Perché al posto di andare avanti, di seguire l’evoluzione della satira e della comunicazione, Sabina Guzzanti è tornata indietro per soddisfare le sue voglie vendicatrici contro chi, a suo dire, nove anni fa l’aveva censurata. Non male come professionalità. Proprio per questo vien da chiedersi se “quell’interruzione pubblicitaria durata nove anni”, come l’ha chiamata la Guzzanti, non sia stata cosa buona e giusta.


Eugenio Cipolla

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