27/04/12

Prepariamoci alla Festa dei Lavoratori in compagnia di san Giuseppe


Se la Festa del Lavoro, o Festa dei Lavoratori, è una festività di carattere laico, celebrata annualmente il 1° maggio e volta a ricordare l’impegno del movimento sindacale e i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori, la Chiesa vuole tuttavia essere presente – anche in questo giorno – lanciando il suo messaggio e proponendo nella figura di san Giuseppe il modello per ogni lavoratore.
Celebrando la memoria liturgica facoltativa di san Giuseppe, istituita nel 1955 da papa Pio XII (Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli, 1876-1958, pontefice dal 1939), la Chiesa riconosce la dignità del lavoro umano, vedendo in esso un dovere e un perfezionamento per l’uomo, ma anche un servizio alla comunità e l’esercizio del suo dominio sul creato – così come recita il Salmo 8: «… gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi (v. 7) – e un contributo al piano della salvezza: «Per i credenti una cosa è certa: considerata in se
stessa, l’attività umana individuale e collettiva, ossia quell’ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, corrisponde alle intenzioni di Dio». (Gaudium et spes. Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, 7 dicembre 1965, n. 34).

 San Giuseppe è invocato come patrono dei padri, dei carpentieri, dei lavoratori, dei moribondi, e pure degli economi e procuratori legali; la memoria liturgica celebrata in occasione della Festa dei Lavoratori vuole evidenziare, in particolare, tutta la dignità del lavoro umano, tant’è che lo stesso Gesù è indicato nel Vangelo come «il figlio del carpentiere» (Matteo 13,5).

L’esempio e il ricorso a san Giuseppe si rende tanto più attuale in questo periodo, laddove la preoccupazione per le questioni economiche e lavorative, su scala sociale e famigliare, attanagliano la vita di moltissimi. Al di là dei proclami – politici o “tecnici” che siano – e delle semplici speranze riposte nell’uomo, soprattutto in questo periodo di triste congiuntura economica, il cristiano è di certo chiamato a volgere la sua speranza non tanto e solo negli uomini e, purtroppo, neppure in una classe politica perlopiù incapace e approfittatrice, come mostrano le cronache quotidiane.  

L’uomo di fede deve quindi alzare lo sguardo e, facendo ciò, incontra la mirabile figura di san Giuseppe, la quale ci ricorda la determinazione di padre e lavoratore e la tenacia nel tenere duro in mezzo alle difficoltà della vita, per amore del Figlio e della Madre, sua Sposa.
Risulta così di estrema attualità, in questa circostanza, una preghiera scritta dal beato papa Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli (1881 -1963, il cui pontificato iniziò nel 1958) in occasione della Festa del Lavoro del 1° maggio 1959:

«O glorioso san Giuseppe, che velasti la tua incomparabile e
regale dignità di custode di Gesù e della Vergine Maria sotto le umili apparenze
di artigiano, e col tuo lavoro ne sostentasti la vita, proteggi con amabile
potenza i figli, che ti sono particolarmente affidati. Tu conosci le loro
angustie e le loro sofferenze, perché tu stesso le provasti, al fianco di
Gesù e della sua Madre. Non permettere che, oppressi da tante preoccupazioni,
dimentichino il fine per cui sono stati creati da Dio; non lasciare che i
germi della sfiducia si impadroniscano delle loro anime immortali. Ricorda
a tutti i lavoratori che nei campi, nelle officine, nelle miniere, nei laboratori
della scienza, non sono soli a operare, gioire e soffrire, ma che accanto
ad essi c'è Gesù, con Maria, Madre sua e nostra, a sostenerli, a tergerne
il sudore, a impreziosirne le fatiche. Insegna loro a fare del lavoro, come
Tu hai fatto, uno strumento altissimo di santificazione.

Andrea Menegotto

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