02/04/12

Se il fenomeno di massa conta più dell'individuo: il dolore di Massimo Calearo


Chi e' senza peccato scagli la prima pietra, disse Gesù più di duemila anni or sono. E poco importa che voi siate atei o credenti, laici o cattolici, perché nessun invito fu mai più giusto. Monito che, a quanto pare, sono ancora in molti a non aver recepito o ad aver rifiutato, optando per un comportamento spregiudicato e poco curante dei sentimenti altrui. E' il caso della vicenda di Massimo Calearo, l'ex esponente del Partito Democratico, ora nel gruppo Misto, che un paio di giorni fa, durante la trasmissione di Radio 24, La Zanzara, ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno fatto indignare mezza Italia. "Rimango deputato solamente per pagarmi il mutuo", ha affermato il parlamentare con tono guascone, scatenando le ire di quanti si sono sentiti profondamente offesi da tali affermazioni, quasi spregiatorie dell'Istituzione che il parlamentare rappresenta o che, comunque, dovrebbe rappresentare. Nulla da opporre alla veemente reazione della classe politica e dell'opinione pubblica. Chi d'altronde non si e' almeno un po' infastidito di fronte a cotanto disprezzo per la situazione difficile che viviamo? Anche se in tutta questa storia c'e' una doppia chiave di lettura che va presa seriamente in considerazione e che ha fatto passare dalla parte del torto coloro che giustamente avevano manifestato il loro sdegno. Chiave che va ricercata nella dichiarazione di scusa di Massimo Calearo, il quale, rendendo pubblico il dolore di questi mesi per la malattia e la morte della moglie, ha dimostrato di aver pronunciato quelle parole in un momento difficile della sua vita e che forse giustifica, anche se parzialmente, cio' che ha detto. Ma questo, come spesse volte accade, non e' bastato a placare quello sdegno che con il passare delle ore è diventato becero livore. Perché nessuno si è fermato a pensare che coscienza umana ha dei limiti, che i freni inibitori subiscono un cambiamento radicale rispetto alle situazioni che viviamo, che magari quell'uomo soffre esterna il suo dolore affermando cose assurde. La pubblica piazza, infatti, ha continuato a infierire anche dopo, dimostrando di non saper più discernere la semplice condanna dal disprezzo umano. Impossibile capire se questa perdita di valori sia un fenomeno circoscritto o in espansione, così come è inimmaginabile pensare che l'insensatezza della massa abbia potuto spegnere il lume della ragione del singolo. Ed è proprio per questo che vien da chiedersi chi tra noi non avrebbe fatto altrettanto in un momento difficile. Perché infondo errare humanum est, perseverare autem diabolicum.




Eugenio Cipolla

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