01/04/12

Un Veneto (torna) a Roma 8- Almeno nell'Odissea c'erano le donne nude

Nella mia parabola umana (che alcuni sostengono essere un piano inclinato) mi capita molto spesso di dover fare il viaggio che va da Roma a Trecenta. "Che diavolo è Trecenta?" chiederanno alcuni. Trecenta è un mucchietto di case sparso al sud del Veneto e si trova più o meno a una trentina di chilometri sia da Rovigo sia da Ferrara. "Che diavolo è Rovigo?"chiederanno alcuni. Compratevi un atlante!

Dicevo, riprendendo il filo, che mi capita molto spesso di tornare a casa, tanto per motivi affettivi, quanto per motivi di lavoro, ma anche perché, talvolta, le camicie vanno stirate anche nella parte che, trovandosi sotto la giacca, non è visibile agli occhi. Se l'aria di casa, il silenzio e il cibo dovrebbero compensare più di qualche sacrificio, il ritorno a Roma, giá caratterizzato dall'inevitabile tristezza del distacco, è talvolta marchiato a fuoco da quei piccoli fastidi che potrebbero portare una persona al ricovero coatto, alle allucinazioni o alle convulsioni con annesse visioni mistiche e il dono delle lingue.
Il giorno si preannuncia nefasto giá dai suoi prodromi quando, dopo il tramonto del giorno prima, ci si accosta al sito di Trenitalia per controllare quali nuove sorprese avrà riservato la benedetta società ferroviaria per rallegrare il nostro tragitto. Scioperi? Aumenti di biglietto? Soppressione di treni? Piattole? Lebbra? Occorre essere preparati a tutto quando ci si appresta a viaggiare sui treni italici. Anzitutto si verifica se putacaso, per sbaglio, ci sia qualche sconto, se non per il viaggio che dobbiamo fare, per quello che ci aspetta tra un mese. Naturalmente si tratta di uno sforzo inutile: immagino già la vocetta accelerata che legge le postille in asterisco dei farmaci, ricordare che "per quanto riguarda le tariffe Roma-Venezia a  9,90 euro, l'offerta è limitata a coloro che fanno il biglietto sul sito il giovedì notte alle 3.20 per viaggi che non precedono la data del 16 aprile 2020". D'altra parte non vedo perché ostinarmi a voler risparmiare quando, come ricorda l'amministratore delegato di Trenitalia, pago giustamente una cifra assai modica per l'impareggiabile qualità del servizio, in linea con gli omologhi europei. Il prezzo è tale che mi consentirebbe di andare  avanti e indietro da Londra in aereo 6 volte, ma non potrei godere del privilegio di poter viaggiare nel comfort della quarta classe trenitalia, coccolato e titillato dalle cimici come un piccolo lord.
Mi rassegno a sborsare l'obolo dei 60 e passa euro da immolare, per coprire la tratta Rovigo-Roma, sull'altare dell'alta velocità italiana. Ma ecco che, come un segnale nefasto, campeggia sullo schermo un bollino rosso. I posti sono esauriti. "Niente paura" mi dico "Ci sarà posto sul treno da Ferrara". Controllo. Niente. Ricordo che, al tempo, Trenitalia spiegò che venivano lasciate solo 2 fermate a Ferrara e Rovigo perché le stazioni erano utilizzate da una media di 13 viaggiatori al giorno. Nella mia esperienza non sono mai stati meno di 40 (dati degli organizzatori contro dati della questura). Controllo le alternative: un intercity che mi promette di arrivare nella Capitale partendo comodamente alla 4.09, un altro che mi consentirebbe di giungere intorno al tramonto e poi la lunga novena dei cambi a Bologna. Vanno però soppesate anche le coincidenze coi regionali e alla fine, dopo ore di studio e aver consumato tutti gli aiuti da casa, resta solo una via percorribile: prendere un locale che impiega 50 minuti per coprire 40 km (tutti gli altri impiegano mezzora) per arrivare a Bologna e prendere quello stesso Freccia argento che fermava a Ferrara ma sul quale non c'era posto. Tutto ciò non costa di meno: giammai! Godere delle poltrone dei regionali, infestate anche da animali ormai dati per estinti ha un prezzo, che si paga al minuto. Su quella tratta, almeno 5 euro in più rispetto al treno diretto (che comunque non si può prendere perché è senza posti).
Con un sonno virulento e con vaghe tendenze omicide, arrivo a Ferrara alle 7.50 dopo 45 minuti di strade punteggiate di autovelox (spuntano maligni come funghi velenosi) e di traffico stitico, ingolfato da autisti con un quarto di punto rimanente sulla patente che rispettano anche i cartelli abbandonati col limite dei 30. Piazzata la macchina nel primo metro quadro libero, salutato l'accompagnatore di turno, incedo come un bersagliere verso il treno. Chi mi guarda negli occhi in quel momento comprende perfettamente che il superego freudiano è accampato in qualche lontana regione del cervello, impegnato in esercitazioni militari, e che in quel momento potrei uccidere a mani nude, ma con atroci sofferenze, qualsiasi persona che potesse costituire per me un ostacolo.  Arrivo finalmente a bordo. Mi sciolgo sul primo sedile disponibile fregandomene delle bestie mitologiche che lo abitano. Sogno un viaggio monotono e silenzioso, che mi prenda la mano e mi trascini in uno stato vegetativo. Il treno parte. Sembra andare tutto bene quando a Crevalcore sale una biondina con due colleghi di lavoro, che si piazzano sui sedili dall'altra parte del corridoio. Loro sembra non abbiano voglia di parlare. Lei si. Comincia per tutto il viaggio a emettere suoni simili al fischio di una pentola a pressione e al gesso sulla lavagna messi assieme. La signorina spiega a tutta la carrozza cose alle quali gli stessi compagni di viaggio non sembrano minimamente interessati, la moglie di tizio, l'amante di caio. Pontifica addirittura sulla situazione politica. Mentre la mia mente, con gli scarsi residui di sinapsi funzionanti, si compiace ricordando la mostra degli strumenti di tortura dell'inquisizione vista a Carcassone e ricolma di benedizioni la gentildonna, il corpo combatte tra l'epilessia il bisogno di sacrifici umani e la rassegnazione. Alla fine prevale quest'ultima. A Bologna salgo sull'Alta Velocità che avrei dovuto prendere dall'inizio e mi lascio morire assumendo il ghigno del misantropo. E la Pianura Padana scompare in lontananza. Un Veneto torna a Roma.
Marcello Spirandelli - spirandelli.m@gmail.com

6 commenti:

  1. Da quando sono mamma,mi sono ritrovata vittima dell'insana fissa dei luoghi insani,cioè quelli in cui lo sporco abbonda e i microbi regnano.I treni sono in cima alla lista,lo scorso autunno,quando ancora era molto caldo e ho dovuto recarmi in Abruzzo per gli studi,tornavo a casa sentendomi uno schifo.Perfino dover portare una mano al viso per scostare i capelli mi intimoriva.Capisco quello che intendi,ma non è un male tutto italiano:a Parigi c'è chi scende dalla metro e pubblicamente fa i bisogni per le scale...

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  2. Non conosco le altre situazioni fuori dall'Italia. Certo. Attendo Italo. Non con la speranza che qualcosa, grazie alla concorrenza andrà meglio, ma con la consapevolezza di avere anche qualche altra azienda contro cui sfogarci.

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  3. In effetti... in Italia qualunque cosa deve essere difficile, anche un viaggio in treno. Aboliscono 2 fermate e dicono che i treni hanno ridotto i tempi di percorrenza. Poi mancano i posti, allora ti costringono ad andare in carro bestiame (lo stesso che molti pendolari prendono tutti i giorni) nelle stazioni di scambio per poter prendere dei treni che costano esattamente il doppio di quanto costavano 10 anni fa, cifre insostenibili per un single, figuriamoci per una famiglia (un viaggio Ferrara- Roma andata e ritorno per una famiglia di 3 componenti costerebbe esattamente sui 300 euro comprese riduzioni e sconti... eppoi si dovrebbe prendere il treno!) La sporcizia regna sovrana anche sugli av dove un giorno ogni 2 c'è uno sciopero del personale. Certo Francesca, io non voglio dire che altrove sia sempre tutto perfetto, ma con l'uso di paragonarci agli altri paesi potrebbero anche convincerti che vivere in una capanna di paglia e sterco è quanto di meglio per te e la tua famiglia (e tra un po' magari lo faranno pure). Perciò ben venga qualche altro concorrente per lamentarci, poi, per la formazione dei cartelli. Ogni tanto occorre pur variare

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  4. In effetti... in Italia qualunque cosa deve essere difficile, anche un viaggio in treno. Aboliscono 2 fermate e dicono che i treni hanno ridotto i tempi di percorrenza. Poi mancano i posti, allora ti costringono ad andare in carro bestiame (lo stesso che molti pendolari prendono tutti i giorni) nelle stazioni di scambio per poter prendere dei treni che costano esattamente il doppio di quanto costavano 10 anni fa, cifre insostenibili per un single, figuriamoci per una famiglia (un viaggio Ferrara- Roma andata e ritorno per una famiglia di 3 componenti costerebbe esattamente sui 300 euro comprese riduzioni e sconti... eppoi si dovrebbe prendere il treno!) La sporcizia regna sovrana anche sugli av dove un giorno ogni 2 c'è uno sciopero del personale. Certo Francesca, io non voglio dire che altrove sia sempre tutto perfetto, ma con l'uso di paragonarci agli altri paesi potrebbero anche convincerti che vivere in una capanna di paglia e sterco è quanto di meglio per te e la tua famiglia (e tra un po' magari lo faranno pure). Perciò ben venga qualche altro concorrente per lamentarci, poi, per la formazione dei cartelli. Ogni tanto occorre pur variare

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  5. Si,concordo con te.Di odissee ferroviarie ne ho passate tante anch'io!

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