04/12/11

Tra le riforme e il passato la sinistra italiana è quella di sempre

Ancora una volta la sinistra si ritrova stretta tra le pulsioni riformiste della sua parte più moderna e le tendenze più conservatrici di quella parte che invece guarda con più attenzione ai legami sindacali. E’ questa l’eterna strettoia, quel passo delle Termopili che la nostra sinistra non riesce a superare per mettersi finalmente alla pari con i riformisti socialdemocratici del resto d’Europa.
Questo ritardo storico si riflette negativamente sulla politica italiana. Per giorni, dal leader del Partito democratico Bersani sono arrivate frecciate verso il Popolo della Libertà, criticato in anticipo per una sua pretesa “indipendenza” nei confronti della manovra prossima futura del Governo dei tecnici. Ma come al solito è stata proprio questa sinistra sempre pronta alle critiche a finire nei guai. Il legame con i sindacati non riesce ad assumere nel nostro Paese le vesti della modernità: in concreto, non riesce a passare dalla vecchia “cinghia di trasmissione” di togliattiana memoria al nuovo patto produttivo tra lavoratori e imprese.
Anche se la crisi globale in questo momento investe con la forza di un uragano le basi del nostro debito pubblico, ed è tutta finanziaria, il problema dell’immediato futuro consisterà pur sempre nel rilancio dell’attività produttiva. Ed è qui, nell’economia reale, che verrà in gioco quel meccanismo ormai arrugginito della dialettica sindacale che ha costituito e continua a costituire un freno nei confronti dei concorrenti europei. Sarebbe stato bello vedere per una volta la sinistra riformista all’opera, al tempo della crisi, intenta a lavorare non per il presente e il passato ma per il futuro.
Ancora una volta purtroppo questa speranza andrà delusa. La sinistra incapace di progetti, di proposte, di qualsiasi rinnovamento, è sempre la stessa, non ha avuto un cambio né generazionale né ideologico. Ed è con questa sinistra che il Popolo della Libertà si troverà a fare nuovamente i conti quando la parola tornerà agli elettori, al termine dell’esperienza del Governo dei tecnici.
I cittadini si troveranno inevitabilmente di fronte all’eterno dilemma tra rinnovamento del Paese e conservazione: il Popolo della Libertà potrà mostrare le proprie carte in regola.
Di Paolo

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