21/01/12

IL GIORNO PRIMO E L’OTTAVO/8. Nave della Concordia o ....

...O senza Coscienza?

Dopo un po’ di indecisione, mi son risolto anche io per esprimere un commento relativo ai fatti della tragedia della nave Concordia. Dico subito che di solito il mio atteggiamento è di dolore per le ennesime morti cruente; ma non sono meravigliato del fatto che accadano le tragedie: la vita ne è piena e quotidianamente sono sempre così tante le persone che si trovano a versare lacrime di dolore e innalzare domande a cui sembra di non trovare risposta. Un prete è spesso un osservatore privilegiato...
della quantità dei drammi. Da timido conoscitore del mondo della comunicazione, è però facile vedere come vengano enfatizzate certe notizie e tante altre vengano volutamente tenute a tacere: così, la massa, cioè noi, si butta sull’osso che gli gettano mentre altri si divorano bocconi ben più succulenti.

Il problema credo diventi allora quello di riuscire a trasformare una notizia, un evento reale, in qualcosa che davvero serva, c’entri con la nostra vita, e senza invece assolutizzare qualcosa che è come una deviazione dalla sostanza delle cose.

È un po’ come il caso di un particolare che è girato in questi giorni sul famoso comandante della nave: il fatto cioè che potesse esserci una donna con lui in plancia, certamente non a farlo concentrare sul lavoro ma a stuzzicare i suoi ormoni maschili. La tragedia può essere accaduta per questo? Beh, qualche giorno fa sono morti sul GRA di Roma cinque giovani, travolti da un camion guidato da un conducente, anche lui giovane, che è risultato negativo all’alcool-test. Forse ha avuto un malore, forse no: le tragedie accadono anche senza che debba per forza esserci un peccato all’origine, o una inettitudine.

Quello che io vedo nella tragedia del Concordia è che ci sono tanti piccoli fatti che l’hanno man mano come costruita, perché hanno minato man mano un fondamentale pilastro di quel viaggio.
Questo pilastro è che su quella nave c’erano PERSONE.

Qualcuna di quelle piccole rosicchiature. Il capitano aveva brillantemente superato tutti i test e le procedure per ricevere la licenza di comando (se si dice così): mi chiedo se avevano posto tra i criteri anche il fatto che avesse coscienza della sacralità della vita umana. A bordo, molto del personale era extracomunitario: di solito, sotto sotto si capisce che i costi così si abbassano, senza andar troppo per il sottile a verificare se gli ingaggiati sono atti a prendersi in carico un compito comunque alto. In questi giorni un’altra imbarcazione della compagnia medesima si è messa già in mare: ma qualcuno è salito su quest’altra nave a fare una bella catechesi su cosa sia il prendersi carico degli altri e sul fatto che garantire vite umane è più importante dello stipendio che si prende, e che non è solo un problema di mantenersi dentro le rotte consigliate?!

E queste sono cose che capitano in un sacco di situazioni. In un sacco di situazioni sono cioè coinvolte le persone, vite umane, il bene più grande dell’universo, ma attorno a loro c’è un mondo che vive ignorando tale bene, o che se ne cura solo per guadagnarci sopra. Pensate alla scuola: viene forse chiesto un test sulla coscienza e sui valori creduti, prima di mettere un laureato a capo di una classe di scolari? Viene fatto il test di integrità prima di permettere a uno di intraprendere la carriera politica? Una donna e un uomo si chiedono se son disposti a morire per il figlio che verrà prima di avere un rapporto che li unisca? Un giovane si chiede se valga la pena lavorare per una compagnia assicurativa che gli chiede di ingannare i suoi clienti pur di farsi pagare? Vorrei poter fare mille altri esempi… ma vi prego di saper leggere oltre le righe e non fermarvi a uno o l’altro. Ciò che voglio dire è che quella nave era business e il suo capitano un degno interprete. Penso all’ultimo uomo dell’equipaggio: prima di firmare il contratto, se lo sarà chiesto se era in grado di fare la sua parte al momento opportuno, per dare la vita per gli altri, o avrà solo pensato alla possibilità di portarsi comunque a casa uno stipendio, foss’anche per i suoi amati figli?
Non c’è solo il business a rodere il valore della persona umana: ci sono un sacco di altri fenomeni e tutti facenti capo alle più varie forme di egoismo, culto dell’io e dei modi per garantirmi la felicità, la mia, anzitutto.

Da questa tragedia viene ancora una volta l’opportunità di interrogarsi su quale grado di coscienza ci accompagna in quello che facciamo: la coscienza di essere sempre a contatto con la sacralità della vita nostra e degli altri, che esige capacità di pagare anche prezzi alti pur di salvaguardarla, o la difesa dell’interesse privato, foss’anche ciò che chiamo sordamente: Il mio benessere?!

Don Alberto

3 commenti:

  1. " Non c’è solo il business a rodere il valore della persona umana: ci sono un sacco di altri fenomeni e tutti facenti capo alle più varie forme di egoismo, culto dell’io e dei modi per garantirmi la felicità, la mia, anzitutto." Concordo sulla prima parte , ma non dai due punti in poi.Se tutto fosse invece riconducibile a all'assenza di educazione ? E non penso al significato etimologico, o almeno, non solo.
    Penso piuttosto all'insieme di quei gesti, parole, riti, abitudini che dovrebbero essere garantiti ad ogni persona fin da quando nasce , ed elargiti, in momenti differenti, da soggetti differenti .
    Egoismo, culto dell'io e ricerca della propria felicità sarebbero , quantomeno, messi nell'angolo. Se non sconfitti.

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  2. Questo commento stuzzica molto a una replica decisamente gustosa. Ma dopo averci pensato un po', credo che vi dedicherò il prossimo post!

    Grazie e a venerdì prossimo.

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  3. Don Alberto, mi piace sempre molto il tuo modo di vedere le cose da una prospettiva differente, da un punto di vista diverso! Fanno sempre riflettere molto le tue parole. Stimolano a metterci in discussione, piuttosto che puntare il dito sul comandante di turno. Grazie per le splendide parole...proprio bello inziare la settimana così, grazie!

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