11/02/12

Povera Siria... La fame di potere si ciba di innocenti



Quando nel 2009 sono andato a studiare in Siria, precisamente ad Aleppo, in ogni stanza di qualsiasi ufficio pubblico c'era il volto trionfante di Bashar al-Asad, il presidente della Repubblica Siriana. Anche sui muri dei bar e dei ristoranti, ovunque il suo volto sembrava controllare a vista il suo popolo. Facebook era vietato già allora, e quando andavo all'internet point per contattare i miei familiari, mi affidavo all'ingegno di un giovane informatico autoctono, che riusciva a farmi connettere al social network eludendo abilmente il sistema. Mentre in Italia quando si esauriscono gli argomenti della conversazione si parla solitamente del tempo, in Siria si discute invece di quanto sia bravo e forte Bashar, di come stia portando in alto la Siria, e con quanta fermezza e orgoglio abbia osato opporsi apertamente ad Israele, che massacra ed umilia quotidianamente il popolo palestinese. Bashar aveva convinto anche me, sembrava dare stabilità e prosperità al paese, avevo acquistato qualche portachiavi con delle immagini che lo ritraevano in divisa militare con lo sguardo sicuro e confidente. Ascoltavo spesso una canzone del noto cantautore George Wassouf che lo elogiava a gran voce, come facevano gli antichi poeti per i loro padroni. Tre anni dopo è proprio il grande Bashar al-Asad a bombardare Homs, la terza città siriana per numero di abitanti subito dopo Damasco ed Aleppo. Proprio il portavoce del popolo arabo oppresso diventa improvvisamente un feroce assassino della sua stessa gente. Centinaia di morti massacrati. Sul sito internet dell'ormai celeberrima emittente araba al-Jazeera ho visto le immagini di bambini con le gambe amputate, con il sangue sul viso. Ho visto i cadaveri di donne, uomini e giovani ragazzi innocenti. Ho pensato subito a Gaza. In questo caso non c'entra Israele, non c'entrano ebraismo, cristianesimo o islam, è una questione interna alla Siria, ma la storia è sempre quella. La stessa di Ben Ali in Tunisia, quella di Hosni Mubarak in Egitto o quella di Gheddafi in Libia: dittatori pronti a tutto pur di non perdere il potere. Quanto è bello il potere! Quanto è stupido l'uomo. Non sappiamo imparare dai nostri stessi errori, dalla storia, dalle guerre, dall'inesorabile fine che spetta ad ogni dittatore ed oppressore del proprio popolo. Sempre la stessa storia, sempre lo stesso finale: morte e disperazione. Perchè? Quanto ancora dovremo veder giocare questi idioti con le vite della gente, quanti innocenti ancora divorerà la fame di potere di qualche esaltato? Sono sicuro che Bashar pensa di essere nel giusto. La Russia gli ha permesso di massacrare a tutto campo il suo popolo senza che la comunità internazionale possa intervenire. Ecco il vero volto del leone ( ironia della sorte Asad in arabo significa proprio leone), ecco il vero volto del dittatore di una finta Repubblica. Cari siriani, cominciate a togliere dal chiodo le foto del presidente, io ho buttato via tutti i portachiavi, e del grande George Wassouf continuo ad ascoltare tutte le canzoni tranne una.

4 commenti:

  1. A proposito di quanto sta accadendo in Siria volevo segnalare una cosa. Anzitutto, lungi da me il voler trovare giustificazioni per le emormi repressioni sanguinose di questi mesi, che, se anche fossero espressione di uno scontro di poteri tutto interno e con qualche motivazione che sfugge in occidente, tuttavia non si possono affatto accettare.
    Tuttavia: mi è capitato di sentire diversi Nunzi della Santa Sede, cioè rappresentanti del Papa negli stati stranieri, dire di non essere d'accordo su un eventuale attacco militare contro Assad. La motivazione è dovuta ancora una volta a una domanda: cosa riserverebbe il dopo-Assad? La lettura che se ne fa è che, dietro le rivolte, si siano infiltrati ancora i fondamentalisti, pronti a imporre sharia come legge civile e continuare la persecuzione dei cristiani come sta succedendo nel silenzio in tutto il medio-oriente e nel nord Africa della primavera araba, benedetta da tutti in occidente e maledetta dai cristiani ora emarginati.
    Ancora una volta le cose che capitano hanno risvolti molto grandi. Continuo a pensare che la ragione illuminata debba essere la via per l'instaurazioni di governi a servizio degli autentici diritti. Un potere malvagio al posto di un altro potere non sarebbe comunque soluzione di un bel niente.
    E siccome le questioni si risolvono in modo reale e non ideale, attenti a non invocare altri sanguinari al posto degli attuali! Che non possono essere giustificati.

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  2. Beh credo che il suo ragionamento sia sbagliato perchè spero che per Lei, come per me, le vite umane abbiano lo stesso peso, che si tratti di cristiani, musulmani, ebrei o quant'altro. Credo non si possa evitare di intervenire contro chi massacra il proprio popolo per paura di ciò che accada dopo. Se avessimo seguito questo ragionamento non saremmo mai arrivati alla democrazia e saremmo rimasti in mano alle dittature. C'era bisogno della primavera araba, la gente moriva di fame, di corruzione, di torture nei carceri, di prostituzione infantile ( basta documentarsi sulla situazione della prostituzione dei bambini di starda del Cairo per inorridire un pochino) e di soprusi continui. Quel marcio andava eliminato, era inevitabile. La lotta per la libertà non finisce certo qui ed è logico che il pericolo che al marcio si sostituisca altro marcio è plausibile, e anche questo va combattuto. E' chiaro che dal punto di vista dei Nunzi della Santa Sede, che curano ( giustamente) gli interessi dei cristiani all'estero, un possibile ulteriore peggioramento della situazione dei popoli cristiani nei paesi islamici possa spaventarli e spingerli a sostenere il non interventismo nei confronti di Bashar al-Asad. Ma per una persona come me, e spero anche come Lei, tale posizione e tale ragionamento non possono che essere sbagliati. Con questo non voglio sminuire o dimenticare le atroci sofferenze dei cristiani in alcuni paesi islamici ( arabi e non )e i massacri che avvengono spesso ai loro danni: anche qui c`è del marcio da eliminare, il Male va combattuto ovunque e in ogni forma, a me l'ha insegnato Gesù.

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  3. Io non mi trovo affatto d'accordo con quanto sta accadendo in Siria e non scelgo affatto il dramma dei massacri di ignoti a favore del gruppo dei cristiani.
    La situazione in Siria credo debba essere approfondita un po' di più del semplice voler reagire alla carneficina che è in atto: perchè è vero che di carneficina si tratta, ma bisogna un po' di più capire perchè si è scatenata. Lì c'è un sovrano che fino a poco tempo prima era accettato dal suo paese: cosa si è incrinato? Lei saprà che la repressione è iniziata dopo l'inizio delle manifestazioni: chi le ha volute? Chi ha voluto contestare un sovrano non particolarmente malvagio per prenderne il potere? I massacri che si ripetono sono quanto di più esecrabile: chi ha la responsabilità di averli fomentati? Avrà sentito degli attentati ad Aleppo rivendicati ancora una volta da organizzazioni estremiste.
    Non scelgo tra le vite. Ma non scelgo nemmeno tra un regime e un altro perchè anche il diritto internazionale è un fatto di civiltà.
    La primavera araba è tutt'altro che un fatto di rivendicazioni di libertà e di aperture al diritto: a guardarla bene, è una contesa di poteri contro poteri. Al di là delle assolutamente condivisibile e legittime aspirazioni che son passate nel cuore di tante e tante persone che vi han aderito.

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  4. Già chiamare sovrano un presidente di una Repubblica ci fa capire quanto si facesse accettare con la forza e non attraverso il pubblico consenso. Non so se Lei è stato in Siria, io ho visto con i miei occhi il clima che si respirava. Ma il problema non è questo. Tutto è iniziato, come Lei giustamente mi fa notare, da delle manifestazioni. Sì, manifestazioni pacifiche però che il buon Bashar ha deciso da subito di reprimere nel sangue. E' proprio al-Asad che ha dato inizio alle danze, questo non si può negare. Se poi ha voglia di approfondire insieme la situazione siriana io sono pienamente disponibile e pronto al dialogo, magari in altra sede. Grazie per l'intervento.

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