Con la prossima Domenica della Palme, anche quest’anno, faremo ingresso nella Settimana Santa, che rappresenta – per i cristiani – il cuore di tutto l’anno liturgico. Con essa i fedeli ripercorrono, attraverso le tappe del memoriale scandito dalla liturgia, i momenti drammatici che segnano la conclusione della vicenda terrena di Gesù.
La Settimana Santa, che chiude il tempo forte della Quaresima, si pone fra due termini temporali, iniziando appunto con la Domenica delle Palme, concludendosi con la Domenica di Pasqua e passando per i giorni culmine del Triduo Pasquale.
Il racconto della Passione di Cristo si apre con l’ingresso regale e messianico di Gesù a Gerusalemme; a prima vista tale trionfo pare stridere con l’angoscia del successivo Giovedì, l’agonia e la morte del Venerdì e il grande silenzio del Sabato Santo. Tuttavia, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme – di fatto – introduce Cristo non solo nella città santa, ma pure nel tempo del suo sacrificio. Non a caso, nella liturgia orientale bizantina l’ingresso in Gerusalemme è ricordato al momento dell’offertorio che prelude al sacrificio eucaristico e nella liturgia di rito romano – non così per i fedeli del rito ambrosiano, che si limita all’enunciazione del brano di Vangelo riguardante l’ingresso in Gerusalemme – viene data lettura di tutto il Vangelo della Passione nel contesto della celebrazione eucaristica delle Palme.
Nel linguaggio simbolico a cui la Chiesa ci abitua, la palma è segno della vittoria dei martiri, e Cristo è il martire in senso assoluto, a cui tutti i successivi cristiani che hanno dato e danno la vita per la loro fede, che non accettano di rinnegare – tanto nei primi secoli quanto oggi – guardano come modello, via e unica verità.
L’utilizzo dei rami di ulivo – simbolo di pace, con un chiaro riferimento biblico al diluvio universale narrato nel libro della Genesi – è stato introdotto nella tradizione popolare data la scarsità di piante di palma in Italia e in altri Paesi.
Nelle zone dove, per condizioni climatiche sfavorevoli, anche l’ulivo non viene coltivato, rametti di ulivo e palme sono sostituiti da fiori e foglie intrecciate.
Andrea Menegotto
Da bambina ero,non so perché,più legata alla festa della Pasqua che al Natale e ricordo che prendevamo un bel ramo d'ulivo la domenica delle Palme,poi andavamo in chiesa il giovedì Santo e poi arrivava,appunto la Pasqua che per me aveva ed ha un significato immenso per tutti i grandi insegnamenti che ci ha dato Cristo alla fine della sua vita terrena.Primi tra tutti il perdono e che la fine della vita terrena è il ricongiungimento al Padre.
RispondiEliminaGrazie per questo che può sembrare un "ripasso" ma è sempre nuova scoperta
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