Avrebbe potuto aspettare qualche giorno Mario Monti prima di dare il via al salasso sulle buste paga degli italiani. E magari, dalla storia che segue, prendere spunto e farsi venire una brillante idea per non aumentare l’Irpef o, comunque, per non farla pesare troppo sulle spalle degli italiani. Come? Con il tesoro di Gheddafi in Italia. Un patrimonio appetibile, sequestrato ieri dalla Guardia di Finanza, del valore di circa 1,5 mld di euro. C’è di tutto nella lista dei beni sequestrati dalle Fiamme Gialle e reso pubblico ieri: mobili, immobili, contanti e investimenti. Soprattutto partecipazioni azionarie, come l' 1,25% per cento di Unicredit (611 milioni), lo 0,58% di Eni (406 milioni), il 2% di Finmeccanica (41 milioni), lo 0,33% per cento di Fiat e Fiat Industrial (rispettivamente 20 e 34 milioni) e l' 1,5 per cento della Juventus (circa 16 milioni). All’Ubi, all’Ubae, al Bper e all’Abc International, invece, sono stati sequestrati 255 mila euro, 132 mila dollari in contanti e oltre a 650 mila euro in titoli. Ma c’è di più perché tra le proprietà del leader libico vi erano anche: un bosco di 150 ettari a Pantelleria, un appartamento nella Capitale e due moto, fra cui una Harley Davidson.
Insomma, un bel gruzzolo che Gheddafi aveva deciso di investire nel nostro paese anche in virtù della storica amicizia con Silvio Berlusconi. Soldi che avrebbero potuto servire per non tassare ulteriormente i cittadini italiani, la maggior parte dei quali si trova in grosse difficoltà economiche, e che invece serviranno per risarcire le vittime del regime libico. Ma non è mai troppo tardi, perché questi soldi possono ancora restare in patria. Magari risarcendo le imprese italiane che lavoravano in Libia, e che in questi mesi hanno perso ingenti capitali, o inserirli nel bilancio dello Stato per alleggerire un carico fiscale che sta strozzando le famiglie italiane.
Vero...ci sarebbero meno lavoratori suicidi! Bella idea! Supportiamola!
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