03/04/12

Il caso Belsito sia l'input per riformare il finanziamento ai partiti

Appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato, finanziamento illecito, riciclaggio. Le accuse piovute oggi sul tesoriere della Lega, Francesco Belsito, non solo un duro colpo sul piano della credibilità per il partito di Umberto Bossi, ma anche un'altra tegola caduta su una politica che non riesce più a dare garanzie di trasparenza e onestà come un tempo. Per carità, massimo garantismo - soprattutto con gli avversari, prima che con gli amici - ma se le ipotesi al quale stanno lavorando gli inquirenti dovessero essere confermate, si aprirebbe la necessità di una radicale riforma del finanziamento pubblico ai partiti. Il caso Lusi, prim'ancora di quello leghista, ne è stato una prova lampante: denaro pubblico utilizzato per affari personali, ingenti somme investite in paesi esteri (la famosa casetta in Canada). Tutto questo senza nessun controllo da parte delle autorità preposte (Quali sono? Qualcuno lo ha capito? E' la magistratura, la Finanza o la Corte dei Conti a dover vigilare?) 

Ecco perché non c'e' solo la necessita di una riforma del finanziamento pubblico ai partiti, come già detto in precedenza, ma anche una certa urgenza per far si che si arrivi a Maggio 2013 con una politica rinnovata davvero, nuovamente al servizio dei cittadini e non più alla corte di pochi. Gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani, d'altronde, devono suonare come un campanello di allarme. Non si guardi alle percentuali di gradimento verso i singoli partiti, non si guardi di quanto è calato il Pd o salito il Pdl ma al tasso di astensionismo che, a oggi, sfiora quasi il 50% degli aventi diritto al voto. Un italiano su due, dunque, non ha fiducia nei confronti della politica, per non contare tutti coloro i quali si turano il naso e votano ugualmente. Ma come fare per dare una scossa all'intero sistema politico e riformare uno dei punti deboli di esso? Ci sarebbero mille modi per riformare il finanziamento pubblico ai partiti. C'e' chi propone l'abolizione, chi un dimezzamento, chi una drastica riduzione. Ogni metodo proposto, se concreto ed efficace, andrebbe bene. L'unico requisito fondamentale per attuarlo è il coraggio, assieme a uno scatto di reni della politica, alla volontà di mettere fine ai quei luoghi comuni secondo i quali politica e' malaffare. Così un dimezzamento dei rimborsi e una sburocratizzazione del processo di contribuzione da parte delle lobby potrebbe essere la soluzione ideale. Certo, difficile immaginare che gli italiani possano accettare che i partiti siano comandati, o in qualche modo influenzati, dalle lobby. Ma negli Usa è già così ed è tutto legale. E, per certi versi, è così anche da noi. Con la piccola differenza che l'italiano medio, pur sapendolo, fa finta di non vedere nulla.
Eugenio Cipolla

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