17/05/12

Per una sobrietà intelligente: evviva il consumo critico e responsabile

Al contrario dei produttori – che da sempre fanno fronte comune per imporre strategie di vendita che indirizzassero le scelte degli acquirenti – i consumatori non hanno mai elaborato strumenti analoghi. Oggi, incalzati da una crisi economica drammatica che vede molte famiglie improvvisamente in difficoltà, si dovrebbe ascoltare l'invito di Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate.
Suggerendo alcune idee di fondo per riscrivere le norme sulla finanza, il Papa ricorda infatti l'esistenza di una «responsabilità sociale del consumatore, che si accompagna alla responsabilità sociale dell'impresa», la cui incisività può diventare «un fattore di democrazia economica».
«I consumatori – si legge nell'enciclica - vanno continuamente educati al ruolo che quotidianamente esercitano e che essi possono svolgere nel rispetto dei principi morali, senza sminuire la razionalità economica intrinseca all'atto dell'acquistare. Anche nel campo degli acquisti, proprio in momenti come quelli che si stanno sperimentando, in cui il potere di acquisto potrà ridursi e si dovrà consumare con maggior sobrietà, è necessario percorrere altre strade». E Benedetto XVI suggerisce, ad esempio, alcune forme di cooperazione all'acquisto, come i sempre più numerosi Gas, Gruppi di acquisto solidale.
Allo stesso tempo chiede di «favorire forme nuove di commercializzazione di prodotti provenienti da aree depresse del pianeta per garantire una retribuzione decente ai produttori, a condizione che si tratti veramente di un mercato trasparente, che i produttori non ricevano solo maggiori margini di guadagno, ma anche maggiore formazione, professionalità e tecnologia». É, in sostanza, un invito ad avvicinarsi a quello che è più comunemente noto come «commercio equo e solidale», un canale che sta riscuotendo sempre maggiore interesse attraverso le “botteghe” dedicate e all'arrivo di alcuni prodotti con i marchi Fairtrade e Altromercato anche in alcune catene della grande distribuzione.
Dovremmo, insomma cominciare a prestare attenzione a un'altra forma di potere d'acquisto, che abbiamo invece sempre riferito al valore della moneta, ovvero a quanto prodotto si può acquistare con un'unità di moneta corrente. Il vero potere d'acquisto è infatti quello che viene dal decidere cosa comprare attraverso uno stile di consumo consapevole e critico: uno stile improntato a una sobrietà intelligente, che guarda alla qualità più che alla quantità e contrasta lo spreco puntando sull'essenziale; un consumo attento anche alla giustizia sociale perché preferisce aziende che non sfruttano i lavoratori e l'ambiente; e dunque un consumo sostenibile in quanto rispettoso della natura e dei suoi tempi, che punta su materie prime rinnovabili, su una filiera corta e su prodotti stagionali.
Insomma dobbiamo rendere finalmente visibile quella speranza grande, sollecitata dal Papa già nella solennità dell'Epifania 2008, che fa «preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti», perché solo con l'adozione di «uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle risorse, sarà possibile instaurare un ordine giusto».
Si apre qui uno spazio importante per l’impegno delle comunità ecclesiali, per la loro dimensione educativa, che oggi dovrebbe esprimersi anche nella capacità di formare a comportamenti sostenibili. Si tratta, in particolare, di ridurre i consumi non necessari e di imparare a soddisfare ragionevolmente i bisogni essenziali, eliminando, o quantomeno riducendo, il superfluo. Potremmo, ad esempio, cercare luoghi in si possono comperare alla “spina” pasta e riso, ma anche i detersivi, risparmiando sulle confezioni, con benefici per l'ambiente oltre che per le tasche. Potremmo cominciare a fare attenzione all'eticità delle aziende di cui compriamo i prodotti, e a usare prodotti del commercio equo e solidale. Oppure entrare in un gruppo di acquisto per avere prodotti migliori a prezzo più basso, magari a chilometro zero, riducendo i costi dei trasporti e valorizzando i prodotti del territorio.
Ma dovremmo altresì spiegare ai figli, magari dopo aver convinto prima noi stessi, che non è necessario indossare capi griffati, e che si vive bene e dignitosamente senza rincorrere l'ultimo modello o il gadget tecnologico più aggiornato. E che alcuni prodotti e servizi possono anche essere condivisi. Potremmo fare tutto questo senza dover necessariamente ridurre il nostro standard di vita, ma sentendoci persino virtuosi.
È questo il «voto col portafoglio», come lo definisce l'economista Becchetti, non meno importante di quello nell'urna. Come consumatori abbiamo un potere enorme, del quale non sempre ci rendiamo conto, e come cristiani un impegno di coerenza e di testimonianza. Un potere e un impegno che possono contribuire a un cambiamento ormai necessario, per giungere a quella che l'economista Serge Latouche, con un apparente ossimoro, chiama «abbondanza frugale». E per modificare a partire dal basso le regole dell'economia.

0 commenti:

Posta un commento