18/10/11

Purificare l'aria: ma a che capitolo era scritto?


“C’è da purificare l’aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate” si legge, come è stato riportato da tutti i media nazionali, nella Prolusione del Cardinale Presidente al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana svoltosi a Roma dal 26 al 29 settembre scorso.
Ma lo si legge dove?
E’ questo il titolo della Prolusione? Se non il titolo è l’incipit?
Davvero il Cardinale voleva parlare solo della situazione politica italiana, del suo premier, dei comportamenti immorali di quest’ultimo ed ha tenuto i Vescovi inchiodati ad un tavolo per ore ad ascoltare il suo atto di accusa all’Italia per poi prendere tutti assieme la rincorsa e dare la spallata definitiva al Governo in carica?
I media italiani sono famosi nel mondo per essere buffi, ed usiamo questa parola per non abbassare il livello della nostra riflessione.
Se Margareth Thatcher diceva che non si può governare ed insieme leggere i giornali, aneddoto anche citato ma non vissuto anche dal Premier Berlusconi, penso che sia possibile oggi, estremizzando, dire: non puoi cercare la verità ed insieme leggere i giornali, o meglio leggili tutti e poi cercala altrove.
Altrove in questo caso è alla fonte, all’origine.
Potremmo anche qui aprire una breve parentesi sull’era della comunicazione e come oggi i giovani nativi digitali, non solo chi svolge questa professione di giornalista ma anche chi cerca notizie, siano sommersi di informazioni tra le quali è difficile andare alla fonte, alla verità se non con uno sforzo che supera i motori di ricerca e, quindi, richiedendo più tempo ed obbligatorietà di alzarsi dalla sedia, nessuno vuole più compiere.
In questo caso la ricerca della fonte è resa più semplice dalla tempestività e dalla professionalità della Segreteria Cei che ha messo subito a disposizione, dei giornalisti e degli internauti, il discorso intero del Cardinale Bagnasco ma ecco spuntare la domanda delle domande: chi l’ha letto tutto nelle sue 15 pagine? Chi ha davvero scorso parola dopo parola, pagina dopo pagina, con la penna in una mano per sottolineare i passaggi più significativi? Almeno i giornalisti delle Agenzie di Stampa hanno svolto questo compito basilare o si sono concentrati solo su pagina 10 e sulle poche righe citate come apertura del nostro articolo?
Peccato, un vero peccato non averlo fatto perché si sarebbero scoperte tante argomentazioni interessanti che sono il filo conduttore dell’insegnamento della Chiesa dall’inizio ad oggi e quindi si sarebbe capito che il Cardinale Bagnasco, ed i Vescovi tutti, hanno un attento e profondo sguardo generale sulla situazione italiana dentro il quale ricade anche l’attenzione per l’attività politica, sociale ed economica di chi in questo momento ha maggiori responsabilità.
Prima di arrivare al “purificare l’aria” i Vescovi parlano della “speranza collettiva” che sta scemando e costringe anche loro, i pastori, a non essere più “spettatori intimiditi” per “risvegliare la speranza e, ad un tempo, quella tensione alla verità senza la quale non c’è democrazia”
Come secondo passo il Cardinale ha parlato, nella stessa prolusione, del successo dell’ultimo congresso Eucaristico Nazionale (il 25 mo) e di come “la storia dei congressi è intrecciata indissolubilmente alla vita ed alle trasformazioni del Paese e riflette fin dal primo appuntamento, quello di Napoli del 1891, le differenti stagioni civili e culturali che l’hanno coinvolto”. Come a dire: guardate che queste cose le diciamo da sempre!
Ampio spazio della prolusione è stato poi dedicato alla recente GMG di Madrid ed all’insegnamento che i giovani della generazione Benedetto XVI (così li chiama il Cardinale) hanno dato alla Chiesa stessa, agli indignati di tutto il mondo, ai coetanei che hanno messo a ferro e fuoco le città sempre la scorsa estate e che quindi potrebbero dare anche agli adulti che ci governano, se solo venissero ascoltati, se solo venissero maggiormente coinvolti e non solo nelle lettere cubitali degli slogan pre elettorali. “In un’indagine – ha detto il Cardinale Bagnasco ed è scritto nella Prolusione distribuita a tutti i giornalisti – condotta durante la GMG, nove giovani su dieci avrebbero dichiarato di attendersi un grande cambiamento nella loro vita in seguito a quella esperienza. E’ interessante che da questi giovani il cambiamento non sia temuto ma cercato, e noi adulti abbiamo a prendere sul serio questo loro desiderio”.
I due interi capitoli della prolusione dedicati ai giovani ed al grande evento della GMG si chiudono con un invito sempre ai ragazzi che suona così: “Guardate ai santi: avete mai riscontrato tra loro persone sbiadite?”.
Giocando a sostituire la parola “santi” con altri personaggi della società, dai politici, ai giornalisti, che cosa ne verrebbe fuori?
A questo “invito” seguono altre pagine che mettono in parallelo i giovani di Madrid (“né indignati, né rassegnati”) con altri avvenimenti che hanno visto coinvolto in modo tragico i giovani, uno su tutti quello di Oslo che “ci dice che il seme del bene e quello del male sono presenti senza eccezioni nell’animo umano, catturabile talora da un estremismo che corrompe ogni fibra dell’essere, fino ad esplodere in tragedie che superano la stessa immaginazione”.
I Vescovi entrano poi nel vivo della situazione italiana partendo però dalla crisi economica e scrivendo che “…ci preoccupa un affronto serio e responsabile del generale calo demografico, e quindi del rapporto sbilanciato tra la popolazione giovane e quella matura ed anziana. Il fenomeno va ad interessare anche le funzioni previdenziali e pensionistiche non solo delle generazioni a venire ma già di quanti sono oggi giovani. Se non si riescono a far scaturire, nel breve periodo, le condizioni psicologiche e culturali per siglare un patto intergenerazionale che, considerando anche l’apporto dei nuovi italiani, sia in grado di raccordare fisco, previdenza e pensioni avendo come volano un’efficace politica per la famiglia, l’Italia non potrà invertire il proprio declino: potrà forse aumentare la ricchezza di alcuni, comunque di pochi, ma si prosciugherà il destino di un popolo.”
Quante volte la Chiesa, ultimamente spesso per bocca anche del Presidente dell’Istituto per le Opere Religiose Ettore Gotti Tedeschi, ha scritto che è investire sulla famiglia la vera soluzione alla generale crisi economica?
Un secondo passo nella situazione italiana avviene a pagina nove e piano piano il focus si centra sempre di più sul “costume e linguaggio pubblico”.
Così scrive il Cardinale Bagnasco: “Colpisce la riluttanza a riconoscere l’esatta serietà della situazione al di là di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede, dando l’impressione che il regolamento dei conti personali sia prevalente rispetto ai compiti istituzionali e al portamento richiesto dalla scena pubblica, specialmente in tempi di austerità. Rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica denigrazione, poiché così è il senso civico a corrompersi, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico. Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui. Non è la prima volta che ci occorre di annotarlo: chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole «della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda» (Prolusione al Consiglio Permanente del 21-24 settembre 2009 e del 24-27 gennaio 2011).”
A me colpisce la precisione didattica del professor Bagnasco, mi sia concessa la licenza, nel senso che è lui stesso ad indicare le fonti, a scrivere dove si possono trovare altri discorsi simili per ricostruire bene il contesto dell’intervento della Chiesa, quasi conoscesse la pigrizia dei giornalisti di cui abbiamo parlato all’inizio di questo nostro excursus giornalistico.
Ed infine, a pagina 9, dopo una premessa che vale la pena leggere e che recita così: “Nessuno può negare la generosa dedizione e la limpida rettitudine di molti che operano nella gestione della cosa pubblica, come pure dell’economia, della finanza e dell’impresa: a costoro vanno rinnovati stima e convinto incoraggiamento. Si noti tuttavia che la questione morale, quando intacca la politica, ha innegabili incidenze culturali ed educative. Contribuisce, di fatto, a propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente, quando questa dovrebbe lasciare il passo alla cultura della serietà e del sacrificio, fondamentale per imparare a prendere responsabilmente la vita. Ecco perché si tratta non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente: c’è da purificare l’aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate. Chi rientra oggi nella classe dirigente del Paese deve sapere che ha doveri specifici di trasparenza ed economicità: se non altro, per rispettare i cittadini e non umiliare i poveri.”
Ecco la nostra frase! L’abbiamo trovata e letta alla luce di tutto quello che precede assume un significato più alto, e “più altro”, delle riduzioni giornalistiche della prima ora.
Concludo sottolineando come la Prolusione stessa prosegua mettendo l’accento su almeno altri tre argomenti di capitale importanza, e di continuo richiamo, per la chiesa cattolica: il contrasto all’evasione fiscale, il sostegno alla scuola cattolica ed una necessaria sottolineatura, visti i tempi, sull’impegno della Chiesa italiana per aiutare le persone e le famiglie in difficoltà.
Non servirebbe solo purificare l’aria, quindi, ad iniziare dalle redazioni dei giornali ma sarebbe necessario andare anche alle sorgenti della notizia, là in alto, dove l’aria, e la notizia, sono sicuramente pure.

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