“C’è da purificare l’aria, perché
le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate” si legge, come è
stato riportato da tutti i media nazionali, nella Prolusione del Cardinale
Presidente al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana
svoltosi a Roma dal 26 al 29 settembre scorso.
Ma lo si legge dove?
E’ questo il titolo della
Prolusione? Se non il titolo è l’incipit?
Davvero il Cardinale voleva
parlare solo della situazione politica italiana, del suo premier, dei
comportamenti immorali di quest’ultimo ed ha tenuto i Vescovi inchiodati ad un
tavolo per ore ad ascoltare il suo atto di accusa all’Italia per poi prendere
tutti assieme la rincorsa e dare la spallata definitiva al Governo in carica?
I media italiani sono famosi nel
mondo per essere buffi, ed usiamo questa parola per non abbassare il livello
della nostra riflessione.
Se Margareth Thatcher diceva che
non si può governare ed insieme leggere i giornali, aneddoto anche citato ma
non vissuto anche dal Premier Berlusconi, penso che sia possibile oggi,
estremizzando, dire: non puoi cercare la verità ed insieme leggere i giornali,
o meglio leggili tutti e poi cercala altrove.
Altrove in questo caso è alla
fonte, all’origine.
Potremmo anche qui aprire una
breve parentesi sull’era della comunicazione e come oggi i giovani nativi
digitali, non solo chi svolge questa professione di giornalista ma anche chi
cerca notizie, siano sommersi di informazioni tra le quali è difficile andare alla
fonte, alla verità se non con uno sforzo che supera i motori di ricerca e,
quindi, richiedendo più tempo ed obbligatorietà di alzarsi dalla sedia, nessuno
vuole più compiere.
In questo caso la ricerca della
fonte è resa più semplice dalla tempestività e dalla professionalità della
Segreteria Cei che ha messo subito a disposizione, dei giornalisti e degli
internauti, il discorso intero del Cardinale Bagnasco ma ecco spuntare la
domanda delle domande: chi l’ha letto tutto nelle sue 15 pagine? Chi ha davvero
scorso parola dopo parola, pagina dopo pagina, con la penna in una mano per
sottolineare i passaggi più significativi? Almeno i giornalisti delle Agenzie
di Stampa hanno svolto questo compito basilare o si sono concentrati solo su
pagina 10 e sulle poche righe citate come apertura del nostro articolo?
Peccato, un vero peccato non
averlo fatto perché si sarebbero scoperte tante argomentazioni interessanti che
sono il filo conduttore dell’insegnamento della Chiesa dall’inizio ad oggi e
quindi si sarebbe capito che il Cardinale Bagnasco, ed i Vescovi tutti, hanno
un attento e profondo sguardo generale sulla situazione italiana dentro il
quale ricade anche l’attenzione per l’attività politica, sociale ed economica
di chi in questo momento ha maggiori responsabilità.
Prima di arrivare al “purificare l’aria” i Vescovi parlano
della “speranza collettiva” che sta
scemando e costringe anche loro, i pastori, a non essere più “spettatori intimiditi” per “risvegliare
la speranza e, ad un tempo, quella tensione alla verità senza la quale non c’è
democrazia”
Come secondo passo il Cardinale
ha parlato, nella stessa prolusione, del successo dell’ultimo congresso
Eucaristico Nazionale (il 25 mo) e di come “la storia dei congressi è
intrecciata indissolubilmente alla vita ed alle trasformazioni del Paese e
riflette fin dal primo appuntamento, quello di Napoli del 1891, le differenti
stagioni civili e culturali che l’hanno coinvolto”. Come a dire: guardate che
queste cose le diciamo da sempre!
Ampio spazio della prolusione è stato
poi dedicato alla recente GMG di Madrid ed all’insegnamento che i giovani della
generazione Benedetto XVI (così li chiama il Cardinale) hanno dato alla Chiesa
stessa, agli indignati di tutto il mondo, ai coetanei che hanno messo a ferro e
fuoco le città sempre la scorsa estate e che quindi potrebbero dare anche agli
adulti che ci governano, se solo venissero ascoltati, se solo venissero
maggiormente coinvolti e non solo nelle lettere cubitali degli slogan pre
elettorali. “In un’indagine – ha
detto il Cardinale Bagnasco ed è scritto nella Prolusione distribuita a tutti i
giornalisti – condotta durante la GMG,
nove giovani su dieci avrebbero dichiarato di attendersi un grande cambiamento
nella loro vita in seguito a quella esperienza. E’ interessante che da questi
giovani il cambiamento non sia temuto ma cercato, e noi adulti abbiamo a
prendere sul serio questo loro desiderio”.
I due interi capitoli della
prolusione dedicati ai giovani ed al grande evento della GMG si chiudono con un
invito sempre ai ragazzi che suona così: “Guardate
ai santi: avete mai riscontrato tra loro persone sbiadite?”.
Giocando a sostituire la parola
“santi” con altri personaggi della società, dai politici, ai giornalisti, che
cosa ne verrebbe fuori?
A questo “invito” seguono altre
pagine che mettono in parallelo i giovani di Madrid (“né indignati, né
rassegnati”) con altri avvenimenti che hanno visto coinvolto in modo tragico i
giovani, uno su tutti quello di Oslo che “ci dice che il seme del bene e quello
del male sono presenti senza eccezioni nell’animo umano, catturabile talora da
un estremismo che corrompe ogni fibra dell’essere, fino ad esplodere in
tragedie che superano la stessa immaginazione”.
I Vescovi entrano poi nel vivo della situazione italiana
partendo però dalla crisi economica e scrivendo che “…ci preoccupa un affronto serio e responsabile del generale calo
demografico, e quindi del rapporto sbilanciato tra la popolazione giovane e
quella matura ed anziana. Il fenomeno va ad interessare anche le
funzioni previdenziali e pensionistiche non solo delle generazioni a venire ma
già di quanti sono oggi giovani. Se non si riescono a far scaturire, nel breve
periodo, le condizioni psicologiche e culturali per siglare un patto
intergenerazionale che, considerando anche l’apporto dei nuovi italiani, sia in
grado di raccordare fisco, previdenza e pensioni avendo come volano un’efficace
politica per la famiglia, l’Italia non potrà invertire il proprio declino:
potrà forse aumentare la ricchezza di alcuni, comunque di pochi, ma si prosciugherà
il destino di un popolo.”
Quante volte la
Chiesa, ultimamente spesso per bocca anche del Presidente dell’Istituto per le
Opere Religiose Ettore
Gotti Tedeschi , ha scritto che è investire sulla famiglia la
vera soluzione alla generale crisi economica?
Un secondo passo
nella situazione italiana avviene a pagina nove e piano piano il focus si
centra sempre di più sul “costume e linguaggio pubblico”.
Così scrive il
Cardinale Bagnasco: “Colpisce la
riluttanza a riconoscere l’esatta serietà della situazione al di là di
strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a
tratti si procede, dando l’impressione che il regolamento dei conti personali
sia prevalente rispetto ai compiti istituzionali e al portamento richiesto dalla
scena pubblica, specialmente in tempi di austerità. Rattrista il deterioramento
del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica
denigrazione, poiché così è il senso civico a corrompersi, complicando ogni
ipotesi di rinascimento anche politico. Mortifica soprattutto dover prendere
atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente
tristi e vacui. Non è la prima volta che ci occorre di annotarlo: chiunque
sceglie la militanza politica, deve essere consapevole «della misura e della
sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione
ricorda» (Prolusione al Consiglio Permanente del 21-24 settembre 2009 e del
24-27 gennaio 2011).”
A me colpisce la
precisione didattica del professor Bagnasco, mi sia concessa la licenza, nel
senso che è lui stesso ad indicare le fonti, a scrivere dove si possono trovare
altri discorsi simili per ricostruire bene il contesto dell’intervento della
Chiesa, quasi conoscesse la pigrizia dei giornalisti di cui abbiamo parlato
all’inizio di questo nostro excursus
giornalistico.
Ed infine, a
pagina 9, dopo una premessa che vale la pena leggere e che recita così: “Nessuno può negare la generosa dedizione e
la limpida rettitudine di molti che operano nella gestione della cosa pubblica,
come pure dell’economia, della finanza e dell’impresa: a costoro vanno
rinnovati stima e convinto incoraggiamento. Si noti tuttavia che la questione
morale, quando intacca la politica, ha innegabili incidenze culturali ed educative.
Contribuisce, di fatto, a propagare la cultura di un’esistenza facile e
gaudente, quando questa dovrebbe lasciare il passo alla cultura della serietà e
del sacrificio, fondamentale per imparare a prendere responsabilmente la vita. Ecco perché si
tratta non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente: c’è da purificare l’aria, perché le
nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate. Chi rientra oggi nella
classe dirigente del Paese deve sapere che ha doveri specifici di trasparenza
ed economicità: se non altro, per rispettare i cittadini e non umiliare i
poveri.”
Ecco la nostra
frase! L’abbiamo trovata e letta alla luce di tutto quello che precede assume
un significato più alto, e “più altro”, delle riduzioni giornalistiche della
prima ora.
Concludo
sottolineando come la Prolusione stessa prosegua mettendo l’accento su almeno
altri tre argomenti di capitale importanza, e di continuo richiamo, per la
chiesa cattolica: il contrasto all’evasione fiscale, il sostegno alla scuola
cattolica ed una necessaria sottolineatura, visti i tempi, sull’impegno della
Chiesa italiana per aiutare le persone e le famiglie in difficoltà.
Non servirebbe
solo purificare l’aria, quindi, ad iniziare dalle redazioni dei giornali ma
sarebbe necessario andare anche alle sorgenti della notizia, là in alto, dove
l’aria, e la notizia, sono sicuramente pure.
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