A partire da fine 2008, con amici e parenti sostenevo che la crisi era una crisi profonda, perché era una crisi del sistema! Sostenevo che la storia si ripete sempre e che se andavamo a studiare la famosa Grande Crisi del 1929, potevamo notare come le cause che avevano generato quella crisi fossero tremendamente simili a quella del 2008-2009.
La Grande Crisi del 1929 ci "insegnava" come il picco della crisi fosse giunto parecchi anni dopo con il picco più basso della produzione industriale raggiunto nel 1933 (3-4 anni dopo). Io sostenevo che ci saremmo dovuti aspettare una situazione analoga ma amplificata in quanto ora il sistema economico e molto più grande e su scala mondiale!
All'epoca mi fu dato del catastrofista, gentilmente forse evitarono il termine "pazzo", ma io ebbi l'impressione che lo pensassero.
Negli anni successive 2009 e 2010 tutti continuavano a sbraitare che il peggio era passato e che la crisi non era sistemica, ma...oggi, dopo circa 3 anni, i dati mi stanno dando sempre più ragione. E sembra sempre più evidente che sta avvenendo ciò che sostenevo.
E poi? Cosa accadrà nei prossimi mesi/anni? Beh, anche in questo caso possiamo avere un'idea (sempre ridotta in scala) con quello che accaduto pochi anni fa in Argentina! L'Argentina era forse il Paese più ricco del Sud-America, quello più sviluppato, più industrializzato, quello più simile all'Italia. Ricordo i mesi che precedettero il crollo di quel Paese, quanti insistevano con il sostenere che il Paese era solido, che possedevano ottime aziende e che quindi sarebbero riusciti a risollevarsi e risolvere i loro "problemi". Le dichiarazioni di questi giorni dei nostri politici ed economi mi sembrano l'esatta fotocopia di quelle dichiarazioni argentine! Quante analogie! Ricordo i buoni di stato argentini che crescevano di interesse a dismisura...e ricordo parecchi amici allettati da questi buoni rendimenti che ne acquistarono e poi...
...e poi la storia si ripete sempre!
Riporto queste righe, prese da wikipedia, ho messo in grassetto i punti più salienti: prepariamoci!
Durante il 2002 inflazione e disoccupazione continuarono a peggiorare. Il vecchio tasso di cambio 1 a 1 era schizzato a quasi 4 pesos per dollaro, mentre l'inflazione accumulata dal momento della svalutazione era circa pari al 80%. La qualità della vita dell'argentino medio si era abbassata di conseguenza; molte imprese chiusero o fallirono, molti prodotti importati divennero praticamente inaccessibili ed i salari furono lasciati così com'erano prima della crisi.
Dato che la quantità di pesos in circolazione non bastava a soddisfare la richiesta di contanti nemmeno dopo la svalutazione, grandi quantità di valuta complementare continuarono a circolare. La paura dell'iperinflazione come conseguenza della svalutazione limitò velocemente l'attrattività dei ricavi associati a queste valute, derivanti dalla convertibilità con il peso. La loro accettabilità divenne molto irregolare, in quanto dipendeva ora dalla volontà dello Stato di prenderle come pagamento di tasse o di altri addebiti. Molto spesso esse erano accettate a meno del valore nominale, un esempio estremo sono i Federal di Entre Ríos che erano valutati in media al 30% del valore nominale dato che il governo provinciale che li aveva emessi era riluttante a riprenderseli indietro. Il Patacón fu un'eccezione a questo fenomeno dato che era spesso scambiato 1 a 1 col peso. Circolavano voci sul fatto che il governo avrebbe semplicemente bandito le valute complementari da un giorno all'altro invece di ritirarle a tassi svantaggiosi, lasciando così i loro proprietari con inutile carta stampata.
Depositanti che protestano per il congelamento dei conti. I loro conti in dollari furono convertiti in pesos a meno della metà del loro valore.
Molte compagnie private furono colpite dalla crisi: Aerolíneas Argentinas, per esempio, fu una fra le imprese più coinvolte e dovette fermare tutti i voli internazionali per vari giorni nel 2002. La compagnia aerea andò vicina al fallimento ma riuscì a sopravvivere.
Molte migliaia dei nuovi senzatetto e disoccupati argentini trovarono lavoro come cartoneros, cioè raccoglitori di cartone. Si stima che nel 2003 da 30.000 a 40.000 persone frugassero per le strade alla ricerca di cartone per guadagnare quanto bastava per sopravvivere vendendolo agli impianti di riciclaggio. Questo è solo uno dei tanti metodi che si utilizzavano in Argentina per far fronte ad un tasso di disoccupazione che era salito fino al 25%.
Anche l'agricoltura sentì le conseguenze della crisi: i prodotti argentini erano rifiutati in alcuni mercati internazionali per paura che arrivassero danneggiati a causa delle cattive condizioni in cui erano coltivati, l'USDA applicò per esempio restrizioni su cibo e farmaci che arrivavano negli Stati Uniti dall'Argentina.
La Grande Crisi del 1929 ci "insegnava" come il picco della crisi fosse giunto parecchi anni dopo con il picco più basso della produzione industriale raggiunto nel 1933 (3-4 anni dopo). Io sostenevo che ci saremmo dovuti aspettare una situazione analoga ma amplificata in quanto ora il sistema economico e molto più grande e su scala mondiale!
All'epoca mi fu dato del catastrofista, gentilmente forse evitarono il termine "pazzo", ma io ebbi l'impressione che lo pensassero.
Negli anni successive 2009 e 2010 tutti continuavano a sbraitare che il peggio era passato e che la crisi non era sistemica, ma...oggi, dopo circa 3 anni, i dati mi stanno dando sempre più ragione. E sembra sempre più evidente che sta avvenendo ciò che sostenevo.
E poi? Cosa accadrà nei prossimi mesi/anni? Beh, anche in questo caso possiamo avere un'idea (sempre ridotta in scala) con quello che accaduto pochi anni fa in Argentina! L'Argentina era forse il Paese più ricco del Sud-America, quello più sviluppato, più industrializzato, quello più simile all'Italia. Ricordo i mesi che precedettero il crollo di quel Paese, quanti insistevano con il sostenere che il Paese era solido, che possedevano ottime aziende e che quindi sarebbero riusciti a risollevarsi e risolvere i loro "problemi". Le dichiarazioni di questi giorni dei nostri politici ed economi mi sembrano l'esatta fotocopia di quelle dichiarazioni argentine! Quante analogie! Ricordo i buoni di stato argentini che crescevano di interesse a dismisura...e ricordo parecchi amici allettati da questi buoni rendimenti che ne acquistarono e poi...
...e poi la storia si ripete sempre!
Riporto queste righe, prese da wikipedia, ho messo in grassetto i punti più salienti: prepariamoci!
Durante il 2002 inflazione e disoccupazione continuarono a peggiorare. Il vecchio tasso di cambio 1 a 1 era schizzato a quasi 4 pesos per dollaro, mentre l'inflazione accumulata dal momento della svalutazione era circa pari al 80%. La qualità della vita dell'argentino medio si era abbassata di conseguenza; molte imprese chiusero o fallirono, molti prodotti importati divennero praticamente inaccessibili ed i salari furono lasciati così com'erano prima della crisi.
Dato che la quantità di pesos in circolazione non bastava a soddisfare la richiesta di contanti nemmeno dopo la svalutazione, grandi quantità di valuta complementare continuarono a circolare. La paura dell'iperinflazione come conseguenza della svalutazione limitò velocemente l'attrattività dei ricavi associati a queste valute, derivanti dalla convertibilità con il peso. La loro accettabilità divenne molto irregolare, in quanto dipendeva ora dalla volontà dello Stato di prenderle come pagamento di tasse o di altri addebiti. Molto spesso esse erano accettate a meno del valore nominale, un esempio estremo sono i Federal di Entre Ríos che erano valutati in media al 30% del valore nominale dato che il governo provinciale che li aveva emessi era riluttante a riprenderseli indietro. Il Patacón fu un'eccezione a questo fenomeno dato che era spesso scambiato 1 a 1 col peso. Circolavano voci sul fatto che il governo avrebbe semplicemente bandito le valute complementari da un giorno all'altro invece di ritirarle a tassi svantaggiosi, lasciando così i loro proprietari con inutile carta stampata.
Depositanti che protestano per il congelamento dei conti. I loro conti in dollari furono convertiti in pesos a meno della metà del loro valore.
Molte compagnie private furono colpite dalla crisi: Aerolíneas Argentinas, per esempio, fu una fra le imprese più coinvolte e dovette fermare tutti i voli internazionali per vari giorni nel 2002. La compagnia aerea andò vicina al fallimento ma riuscì a sopravvivere.
Molte migliaia dei nuovi senzatetto e disoccupati argentini trovarono lavoro come cartoneros, cioè raccoglitori di cartone. Si stima che nel 2003 da 30.000 a 40.000 persone frugassero per le strade alla ricerca di cartone per guadagnare quanto bastava per sopravvivere vendendolo agli impianti di riciclaggio. Questo è solo uno dei tanti metodi che si utilizzavano in Argentina per far fronte ad un tasso di disoccupazione che era salito fino al 25%.
Anche l'agricoltura sentì le conseguenze della crisi: i prodotti argentini erano rifiutati in alcuni mercati internazionali per paura che arrivassero danneggiati a causa delle cattive condizioni in cui erano coltivati, l'USDA applicò per esempio restrizioni su cibo e farmaci che arrivavano negli Stati Uniti dall'Argentina.
..da allora però l'Argentina, fino ad tutt'ora, vanta una crescita annua quasi spaventosa, seconda solo alla Cina, con un Pil in crescita annua del 7-9%.. molti analisti dicono che da noi, se davvero cadessimo in una crisi del genere, successivamente difficilmente accadrebbe perchè non abbiamo una moneta solo nostra..
RispondiEliminaAttenzione, perchè un conto sono i dati ufficiali e un conto è la situazione reale! Sinceramente non conosco i dati attuali dell'Argentina (crescita e inflazione) ma ho un amico (e fornitore) che ha tre impianti di produzione: Messico, Colombia e Argentina...e mi racconta che la situazione in Argentina in questo momento è tragica!! Stanno infatti pensando di chiudere totalemtne l'impianto! La situazione è disastrosa, riescono a lavorare al massimo 2 giorni alla settimana. Continui scioperi, operai sempre in malattia, continue proteste, ecc.
RispondiEliminaHo fatto una veloce ricerca al volo...e ho trovato
1) dati sul pil:
2009 +6.80 (41esimo posto in classifica mondiale)
2010 +0,90 (102 posto in classifica mondiale)
2011 (stimato) +7,5%
2) trovatoconferma di ciò che ho scritto all'inizio di questo commento, leggete qui (fonte: http://www.rischiocalcolato.it/2011/11/argentina-venti-di-crisi-finanziaria.html):
Mentre l'Economist dà un allerta alquanto chiaro agli investitori, è Seprin -un sito argentino- a gettare l'allarme più pesante, aggiungendo ai dati ufficiali quelli del mercato nero.
Economia: il PIL cresce del 7,5%, ma l'inflazione cresce del 25%. La bilancia commerciale è positiva, e i consumi crescono. Disoccupazione 8%; Debito pubblico: 50,3% del GDP. Chiave della politica dei Kirchner: populismo interno e moratoria sul vecchio debito con l'Estero.
Occhio perchè tra quello che ci raccontano e la situazione reale c'è sempre una bella differenza! Anche qui in Italia ci stanno dicendo che va tutto bene, che le nostre banche sono le migliori e che i ristoranti sono sempre tutti pieni...