L'audiovisivo secondo et: componenti e realizzazione
Concetti generali
Abbiamo definito l'audiovisivo una divulgazione condivisa di una sequenza di immagini con un commento sonoro.
L'esperienza cinematografica ci insegna quale importanza abbia la colonna sonora per il successo del racconto di una storia.
Il concetto è trasferibile pari pari all'audiovisivo. In effetti, anche noi, ci stiamo occupando di una sequenza di fotogrammi che girano molto più lenti, rispetto ai 18 fps che sfruttano la persistenza retinica per creare l'effetto movimento, ma che vogliono a loro modo anch'essi raccontare qualcosa.
Immagine e musiche quindi. Esiste però una terza grandezza, non fisicamente misurabile, ma altrettanto importante: è, in una parola, il pathos. La capacità cioè di produrre un risultato emozionale. Dal sapiente connubio tra questi tre elementi nasce la bontà del nostro prodotto.
Gli esperti sentenziano che i tre componenti debbano essere rappresentati ognuno per un terzo dell'insieme totale. Personalmente non sono completamente d'accordo, esistono parecchie eccezioni. Certamente il tema ed il suo corretto svolgimento sono le premesse indispensabili. Per farlo è necessario trovare il giusto equilibrio a tutti gli ingredienti del prodotto finale.. Con tutto l'impegno e le risorse possibili diventa difficile riqualificare immagini di scarsa qualità o di interesse poco condivisibile.
Altre considerazioni:
La durata: ho visto lavori di 5 minuti di una noia mortale e lavori di 20 che non volevi finissero. Non c'è una regola aurea. Comanda il concetto di pathos che può essere trasmesso nelle più diverse forme recepibili dall'intelligenza umana. Approfondiremo il tema nei capitoli specifici a venire.
Il tema: l'audiovisivo si presta a qualsiasi progetto espressivo. Il racconto di un viaggio, la valorizzazione di particolari, un'esperienza vissuta, l'interpretazione di un pensiero o di una poesia, l'ambientazione di una musica, documentazioni naturalistiche e/o storiche, giochi di luce, scenografie... Le possibilità sono infinite come molto diverse possono essere le interpretazioni che si possono dare a parità di materiale fotografico. Le immagini sono come parole. La loro sequenza, il tono, le sottolineature, creano frasi e racconti sempre diversi.
Dipende tutto dalla combinazione degli ormai famosi tre elementi che analizzeremo nei prossimi capitoli.
Fotografie
Ho parlato di "invasione della fotografia". Certamente una luce materializzata su un supporto intellegibile, analogico o digitale che sia, prende il nome di fotografia. Non necessariamente però è il risultato che l'autore dello scatto si era prefissato e, molto più spesso, quella luce era meglio che non venisse catturata. Tante "fotografie" avrebbero avuto sorte migliore se trasmesse dalle nostre emozioni piuttosto che storpiate o banalizzate da uno stupido apparecchio tecnologico malamente indirizzato ed utilizzato . Mi piacerebbe elevare a rango di fotografia, degna delle nostre considerazioni, quanto prodotto per aggiungere qualcosa alle nostre esperienze o al nostro sapere in generale. Fondamentalmente un messaggio che dica qualcosa a qualcuno, magari con una valenza soggettiva, ma auspicabilmente condivisa dal maggior numero di soggetti. Il termine invasione invece lo riservo alle valanghe di immagini scattate semplicemente perché lo strumento lo consente e soprattutto perché costa quasi niente farle. Fantamiliardi di byte che intasano caselle di posta, telefonini, spazio web, hard disk e che spesso sono, oltre che invadenti, di bassa qualità sotto tutti i punti di vista.
In tema di audiovisivo : bisogna dire che si cambia il modo di fotografare. Personalmente la prima cosa che mi colpisce è certamente la luce. Da qualsiasi cosa venga riflessa. Quindi d'istinto scatto la foto. Immediatamente dopo mi viene spontaneo pensare a come posso valorizzarla. A meno che il tutto sia parte di un progetto specifico e mirato, le idee si accavallano e spesso contrastano fra loro. Allora si cerca di essere coerenti almeno ad una idea di racconto possibile e si cerca di portare a casa comunque quanto di interessante si incontra. Magari un'immagine potrà servire in un contesto diverso da quello immaginato. Non ci sono tecniche di ripresa particolari per le immagini destinate ad un audiovisivo. Rimandiamo alle norme elementari di ripresa con tecnica digitale. Il consiglio, tuttalpiù, è quello di registrare sul campo sempre e comunque la miglior immagine possibile, senza lasciarsi trasportare da tentazioni di ripresa troppo fantasiose. Gli strumenti di ritocco elettronico permettono oggi di modificare, distorcere o di ottenere effetti speciali , via computer, secondo le fantasie più sfrenate. Potremo sfuocare una foto perfettamente a fuoco, ma mai mettere a fuoco una foto sfuocata. Così se c'è una forte sottoesposizione o sovraesposizione non sarà possibile porvi rimedio mentre sarà sempre possibile per esigenze, magari proprio di presentazione, fare il contrario.
Quindi per la già accennata relativa semplicità tecnologica del produrre immagini, il consiglio è di lasciarsi trasportare dai tanti stimoli fotografici che ci circondano. Selezionarli, archiviarli in modo ordinato ed intelligente ed aspettare a volte che maturi il tempo del loro utilizzo. Ci sono temi che si sviluppano e si perfezionano strada facendo e che per essere trattati esaurientemente richiedono molto tempo.
Musiche
Anche in questo caso il facile reperimento delle tracce audio apre molte strade. Personalmente investo molto in questa parte dell'audiovisivo. Spesso adeguo, la sequenza e la composizione delle immagini alla musica o più in generale all'audio scelto. Diventa tuttavia fondamentale il tema che si vuole svolgere. La musica deve essere coerente al tema. Non è così facile e scontato. La scorciatoia che va per la maggiore è utilizzare uno dei milioni di brani "new age", la così detta musica di sottofondo, che va bene per tutto. Meglio che niente, ma è molto poco di più. Altro è invece scoprire l'originalità di un brano o di una sua esecuzione e sposarlo con l'idea di rappresentazione del tema che ci siamo proposti. Più la musica è originale, ma ripeto coerente, meglio è. Consiglierei di evitare gli strausati brani "classici della classica", "le melodie di sempre",ecc. anche se in giusta misura o in qualche versione particolare ci possono stare. A volte un audiovisivo viene ricordato più per le musiche che per le immagini. Potremmo essere ricordati come quelli della musica della "Vecchia Romagna" (Beethoven: Romanza op 50 nº2 in Fa Maggiore) ed oltretutto di essere scambiati nella memoria al posto di altri utilizzatori del medesimo brano musicale. Simile discorso vale per i propri lavori. Mai utilizzare lo stesso brano per lavori diversi. A meno si tratti di una sigla identificativa di apertura o chiusura.
Chiaramente assieme alla musica, ci stanno bene altre basi sonore. Essenzialmente:i parlati, commenti o parti integranti del racconto audiovisivo, e suoni o rumori di ambiente. Direi che proprio questi ultimi, soprattutto se originali, danno un notevole valore aggiunto alla rappresentazione. Questo ovviamente implica che durante le riprese ci si debba dotare anche di uno strumento di registrazione. Ormai tante macchine consentono la ripresa di filmati e con essi si recupera, sia pur grossolanamente, anche l'audio.
Non esistono regole per definire coerente al tema una colonna sonora. Certamente risulta difficile immaginare una festa tribale africana accompagnata da un notturno di Chopin o dalla Pavane di Fauret e viceversa una serie di immagini contemplative di natura con un capriccio di Paganini o una sonata di Shostakovich.
È molto più facile il loro contrario. Ma chiuderei affermando che un pizzico di provocazione, sapientemente dosata, in dosi omeopatiche, qualifica spesso l'abilità del comunicatore. Il tutto passa poi al vaglio della regia del progetto.
Progetto
A questo punto siamo proprio nella terra di conquista.
Per prima cosa non bisogna mai perdere di vista lo scopo che vi siete preposti con il lavoro che state montando.
Avete le immagini che ormai sono un dato di fatto praticamente, a meno di qualche ritocco, sono una costante. Avete scelto le musiche e l'audio che pensate si sposino con le vostre intenzioni. Resta il matrimonio. Ed è qui che si gioca sotto il vostro completo controllo il margine di manovra residuo. Potreste distruggere bellissime immagini o potreste, come nel nostro intento, valorizzare in un contesto accattivante immagini magari mediocri.
Certamente la consapevolezza del materiale che si ha in mano porta a fare scelte di regia. Ritornando all'esempio del punto precedente, sapendo di avere da montare immagini contemplative, da essere ammirate, si sceglieranno dissolvenze molto lente e curate; viceversa avendo immagini di un tango argentino si privilegeranno ritmi e cadenze incalzanti. Oppure con immagini importanti per una storia, un reportage strappato con i denti, immagini di azione, magari tecnicamente imperfette, si dovrà creare un prodotto che valorizzi il contenuto emotivo rispetto a quello prettamente fotografico. In genere si utilizzano passaggi rapidi, pochi zoom, sfuocature volute , contrasti , trasformzioni in BN , ecc. Ma anche questo, come per le musiche, non vuole essere un "dictat". É sempre l'equilibrio e il vostro senso critico che comandano.
Quasi un "dictat" è invece quello di usare con moltissima parsimonia, con tendenza a zero, gli effetti speciali di transazione: svolazzi, coriandoli, arrotolamenti, tripli salti mortali, ecc che distolgono l'attenzione e sviliscono il prodotto. Sanno ci cibo precotto. A meno che non abbiate di meglio da offrire... ma se avete avuto la pazienza di arrivare a leggere fin qui non è certo il vostro caso.
Ultima considerazione: prima di presentare il lavoro, quando è passato dal vostro filtro più fine, fatelo vedere a qualche estraneo di cui vi fidate, quanto meno a qualcuno non coinvolto emotivamente con quello che state realizzando e scrutatelo attentamente. Siate pronti a cogliere ogni anche minima critica esplicita o velata. Voi l'avrete visto e vissuto così tante volte che per voi sarebbe difficile apportare correzioni spontanee. Il vostro censore non deve essere necessariamente un esperto di audiovisivi. Dipende molto dalla destinazione del lavoro. Rimanendo, come per tutte queste note, nel campo del prodotto amatoriale, il buon risultato di un lavoro è misurato dal coinvolgimento spontaneo, epidermico che lo spettatore manifesta, che visto dalla nostra parte, non è altro che quanto con i nostri equilibri siamo riusciti a trasmettere.
MILANO LUCI 2010
Ed eccoci così giunti alla fine di questo percorso all'interno del mondo degli Audiovisivi.
Colgo l'occasione per ringraziare Edoardo per la sua dedizione e per aver reso possibile questo nostro Speciale di fine anno. Sperando di aver ancora una volta realizzato il meglio per voi, vi rimando a Domenica 25 Dicembre, giorno di Natale, dove ad attendervi ci sarà una edizione speciale della rubrica "Photo of The Week". Non mancate!
Buona fotografia a tutti da Laura e Ser Vlad
sono edoardo
RispondiEliminaringrazio la redazione per le immeritate parole di apprezzamento.
Spero di poter collaborare ancora con qualche lavoro.
Mi piacerebbe ricevere comunque critiche e/o commenti al tutto.
Se posso : per piacere, se guardate i video "via YouTube" non cliccate sul fiocco di neve che fa "nevicare"...!
é la dimostrazione di uno di quegli effetti "precotti" di cui alle mie note sugli audiovisivi.
cosa ne pensate ?
con simpatia, a presto
edoardo