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28/01/12
IL GIORNO PRIMO E L’OTTAVO/9. Educazione, non formalismo.
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il giorno primo e l'ottavo
Pubblicato da
don alberto
L’ultima volta, di seguito alle mie considerazioni era stato collocato un post che avevo trovato particolarmente interessante: proponeva un antidoto efficace alle storture di azioni fatte con poco o nullo senso di responsabilità. L’accento veniva posto su due cose: l’educazione, intesa in senso etimologico; e l’educazione intesa come “insieme di gesti, parole, riti, abitudini che dovrebbero essere garantiti ad ogni persona fin da quando nasce , ed elargiti, in momenti differenti, da soggetti differenti”.
L’educazione è dinamica che...
tutte le culture hanno sempre messo in atto per fare crescere la consapevolezza dei propri membri; ma è pure sempre stata intesa come opera che anche il singolo stesso doveva imporsi per raggiungere gli obiettivi della maturità, della conoscenza di sé, per poter scoprire il tesoro grande che portava dentro e per imparare ad aprirsi all’Essere superiore, a Dio. Educazione è una dinamica che è stata molto contestata a partire dagli anni ‘68/70, quando si è voluto vedere in essa lo strumento con cui la componente adulta e forte di una società plagiava i deboli, specie i giovani e i semplici, per piegarli alla propria visione delle cose: sbarazzarsi di ogni forma di educazione in nome di una assoluta autonomia e libertà dalle forme del potere, divennero slogan da allora abituali e pretesti per distruggere ogni istituzione, specie di natura morale, foss’anche lo stato o la Chiesa (in Occidente).
Oggi la parola educazione sussiste ancora… ma è contenitore che i più maneggiano senza contenuto!
Voglio fare riferimento all’etimologia della parola per spiegarmi: trovo interessante andare a scoprire, ogni tanto, quale è l’origine delle parole perchè in secoli e secoli di storia, cultura e vita, le parole hanno condensato in sé milioni di pensieri, considerazioni, osservazioni fatte da uomini di ogni condizione e rappresentano una ricchezza che dovremmo trattare meglio. La parola educazione, imparai, viene dal latino e-ducere e significa “condurre fuori”: non scandalizzatevi, era il termine utilizzato per definire l’azione con cui il comandante di legione faceva uscire i suoi soldati dall’accampamento per portarli al campo di battaglia. Condurre fuori dal luogo dove sei rintanato, al fine di portarti altrove: questa è l’educazione.
Per una buona educazione, per impostare una educazione, devono esserci alcuni fattori: coscienza di chi è colui che si vuole condurre e di quale è il “luogo” in cui si trova; coscienza di una ragione per poterlo far uscire da dove si trova; necessità di un qualcuno che accompagni questo percorso.
L’educazione non è affare da signorine o maestrine o psicologi benpensanti. Se è vero che si esprime in riti, gesti, parole, abitudini e quant’altro, se ne riveste però solo come un cappotto che si pone addosso, ma che sarebbe ben triste se vestisse un cadavere: puro formalismo, farisaico! Quando si parla di importanza dell’educazione, ritengo sia necessario andare più in là. Altrimenti si duplica quell’assurdo sistema che sta proponendo questa istituzione che si chiama Europa, che appena c’è qualcosa che non va stabilisce una procedura, mette gli ispettori e commina sanzioni: e più procedure e sanzioni pone, più dimostra quanto sia senz’anima, senza cuore, oppressiva e ingiusta. Solo comportamenti: senza coscienza, senza vita.
Credo nell’educazione. Ma ho dovuto dirmi man mano chi ero io e in certi passaggi ho dovuto farlo con sofferenza. Ho dovuto precisarmi dove mi trovavo, ammettendo anche le cose meno belle di me. Ho visto la necessità di uscire da me e andare verso una verità più grande di quella che mi ero costruito. Ho dovuto imparare una nuova forma di libertà, quella di chi torna ad affidarsi come un bambino. Ho imparato che la vita è strada e cammino, non fermata.
Questo è educazione: non perché l’ho pensato, ma perché l’ho imparato. Tutto questo per me ha una logica e un nome. La logica: la verità vi farà liberi. Il nome: Gesù.
Don Alberto
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Don Alberto io sono una persona maleducata;non per colpa dei miei genitori,ma perché non mi faccio condurre,sono individualista e parto in sesta per la mia direzione;sono un cavallo imbizzarrito.Questo non mi fa sentire una buona mamma,perché mia figlia,emulandomi,ha la mia ipersensibilità e la mia prepotenza ed è difficilissimo condurla.Cerco sempre Gesù,sempre,sempre.Mi sembra l'unica salvezza al mio modo di essere,però,anche se lo sento sempre vicino,sono io a non riuscire ad accoglierlo a volte.Perché significherebbe rinunciare a me,a come io vorrei che girasse il mondo.Non c'è nessuno che reputi più giusto di me nel pensare,più dotato nelle potenzialità intellettive,nessuno da cui riesca ad accettare di farmi condurre.Delle persone che ho più vicino penso questo:il mio compagno è palloso;mia madre è una stronza;mio padre è esaurito;mia sorella è elementare;mia suocera è una fallita.Stimo soltanto il fidanzato di mia sorella,intransigente ed obiettivo quanto me.Io mi sento giusta,obiettiva,intelligente,coraggiosa.A volte mi sento che non posso affidarmi a Gesù perché non mi ha mandato vicino persone alla mia altezza.
RispondiEliminaNon sto scherzando,La rispetto molto,mi scuso per la mia crudezza.
Francesca
Al cavallo imbizzarrito di nome §Francesca.
RispondiEliminaSe sei un cavallo imbizzarrito, una ragione ci sarà: in natura, chi è più forte è chiamato spesso anche a prendersi più responsabilità degli altri e a loro favore, pensando oltre se stesso.
Non intendo fare consulenza spirituale sul blog: qualche giorno fa parlavi del prete del tuo paese...fossi in te, due parole ce le farei.
Ti vorrei dire che chi cerca Dio, di solito, lo ha già trovato: chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto. Per i ragionamenti che fai, c'è più Dio in te che in tanti altri. Però capisco che sarebbe bello che la ricerca riuscisse a trasformarsi in qualche certezza,in qualche percezione in più. Ultimamente questa questione è stata parte della mia ricerca personale...e ti dico che si possono fare passi avanti moooooolto significativi!
E non dire che sei cruda: non so se sei davvero obiettiva, ma di certo sei schietta e aperta! Sarà per il nome...
don Alberto
Don Alberto, leggerti è ogni volta un piacere perchè riesci sempre a spiegare in modo semplice e concreto il senso più profondo delle cose, complimenti!
RispondiEliminaFrancesca, è sempre un piacere leggere anche te, sia i tuoi post che i tuoi commenti, perchè traspare chiaramente quanto tu sia una persona decisa, schietta e sincera...le "critiche" che ti fai, le sento molto mie, pensa che ho appena litigato con la moglie e sono uscito di casa a fare un giro per farmi sbollire la rabbia...e questo non è stato certamente un bel modo di "educare" né i miei figli nè me stesso.
Pensa che domani mattina, per la festa della famiglia, ci hanno chiesto di apparecchiare e sparecchiare l'altare alla Messa delle 11:00...dovremmo essere noi l'esempio di famiglia per l'intera città domani?!? Dovrei essere io l'esempio di padre da seguire?
...
Posso solo dirti che ti capisco totalmente...è difficile perdonare gli altri, ma per me è ancora più difficile perdonare me stesso...soprattutto quando ci si accorge di ripetere sempre gli stessi errori! E' difficilisimo ma dobbiamo riuscirci! Se ci ha perdonato Lui, come possiamo non perdonarci noi stessi? Concorco con Don Alberto: si percepisce moltissimo quando tu sia vicina a Lui...
....fidati di Lui, fidati di te stessa...
...e come ripetiamo quotidianamente quando recitiamo il "Padre Nostro": sia fatta la Sua volontà, non la nostra!
Adesso vado a casa...e cercherò di mettere da parte la mia ira e la mia superbia e di fare la pace con la mogliettina :-)
...forza e coraggio Francesca, continuiamo nel nostro cammino quotidiano...
:-)
Non solo il mio parroco ma in generale tutti i preti che ho incontrato in vita mia hanno optato per il dialogo con me,invece che per il rimprovero.Non hanno mai trovato niente di particolarmente sbagliato non soltanto in me ma nel mio comportamento.Con questo non mi assolvo,mi sono sempre se avrebbero adoperato lo stesso linguaggio verso di me se avessero assistito ad uno dei miei momenti d'ira.Però quando entro in Chiesa,non sento di fare il mio dovere,ma di darmi una possibilità,non ci vado per essere presente,ma per occuparmi di me stessa;a volte durante la Messa mi è successo di piangere a dirotto ripensando a dei miei comportamenti,quindi,peccherò ulteriormente di presunzione ma come dice lei,don Alberto,credo anche io che ci sia più Dio in me che in quelli che ritengono di doverGli soltanto chiedere quello che vogliono,in quelli che lo pregano con un doppio fine,come se sia possibile ingannarLo!
RispondiEliminaCon te Manuel,dato che ti metti sul mio piano per quanto riguarda il tuo lato di umano peccatore,voglio soffermarmi sulla coppia,sul litigio,sui momenti no in una famiglia:io sono favorevole ad essi;la vita è fatta del buono e del cattivo tempo,fare l'impossibile perché ci sia sempre il sole equivale a recitare;anche davanti ai figli,sono sfavorevole a violenza,a minacce,ma anche gli educatori alzano la voce con loro,quindi perché illuderli che sia possibile uno stato di calma perenne?Il lato difficile del mio rapporto è che lui è uno di quelli che dagli incassano,ha vissuto situazioni pesanti nella sua famiglia,quindi evita sempre lo scontro con tutti e trova un pò esagerata la mia verve,la mia vena combattiva con gli altri.Tu domani sarai di esempio proprio perché hai litigato con tua moglie!
Grazie a tutti!