Provo pena anzitutto, e lo ribadirò all'infinito sempre come incipit dei miei articoli, per i morti della tragedia della Costa Concordia e per i loro famigliari e per il modo in cui sono morti. Provo pena per tutto quello che sta emergendo non solo dalle indagini e dai primi resoconti delle telefonate registrate, ma soprattutto per quelle persone che emergono senza vita da quel luogo splendido che è una nave di crociera, e per quelle altre che non emergono neanche nelle liste ufficiali, ufficiose o che ne so, della compagnia navale e che sono differenti di quelle in mano alla Polizia. In questo momento il balletto delle cifre varia tra 12 e 15 dispersi: come è possibile che le gente scompaia così nel nulla o sia salita a bordo in anonimato?
Provo pena per Schettino e, mentre io per la prima volta leggo le trascrizioni delle telefonate tra l'ufficiale della Capitaneria di Porto e Schettino, vorrei averlo qui davanti per dare sfogo a quella rabbia che cresce dentro, a me, che nulla ho a che vedere con questa tragedia, quindi non posso minimamente immaginare il fiele che scorre nelle vene di chi in qualche modo, chi più e chi meno, è coinvolto.
I resoconti di quell'incidente inchiodano impietosamente Schettino alle sue responsabilità e forse all'inadeguatezza del momento.
I suoi dell'equipaggio che lo descrivono continuamente al telefono senza dare ordini e mi viene in mente quel film e quella voce stridula a chiedere: dica qualcosa da comandante!
Lui no, la sua nave affondava, una nave da crociera, (crociera per gli altri non per lei, Schettino), nave non da guerra, e forse era al telefono a prenotarsi un taxi per fuggire e quando l'ufficiale di capitaneria di Porto lo rintraccia al cellulare, è su uno scoglio, come al cinema, a vedere, subire, quello che sta succedendo e l'ufficiale gli domanda: "Che fa? Vuole andare a casa?".
Immagino che Schettino pure sia "morto" dentro quel giorno e sicuramente andrà valutata bene la sua manovra di avvicinamento alla riva, dopo l'inchino del cretino (che triste rima col suo cognome) che dicono abbia salvato migliaia di persone. Valuteranno col tempo, vaglierà il tempo.
Ma se voleva morire davvero, signor comandante, era meglio che restava sulla nave: nell'inghiottirsi tutto e tutti il Mare avrebbe avuto accoglienza anche per lei.
Questa morte che si porterà sarà il suo lunghissimo tormento per tutta la vita: per alcuni ogni nave simboleggerà una tomba, molti altri guarderanno il mare con deferenza: lei non potrà neanche guardare nè le navi nè l'immenso mare che vagheggiava di poter sempre dominare.
DIREI, CHE LA COMPAGNIA..COSTA...HA ANCHE LEI SUOI...TORTI..!ERA LA COMPAGNIA A VOLERE QUESTO "INCHINO".......
RispondiEliminaLe indagini faranno il loro corso Marina, attendiamo. Siamo sicuri che la compagnia voleva o tollerava?
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