13/02/12

Oggi come allora...Opposizione ( 1993 / 2000/ 2002)



In attesa che domani sera il nuovo Festival provi a sorprenderci vorrei continuare l' investigazione nel passato per mostrare il lato migliore di quello che ormai è diventato solo un grande carnevale.

Nella realtà , infatti, c'è chi ha creduto e chi crede ancora nelle canzoni, nella musica suonata bene, nella raffinatezza del testo, insomma in tutte quelle cose che possono far diventare una melodia una piccola opera d'arte.

Qualcosa che lanci un segnale, che ci faccia esprimere anche solo per poco.

Lo fecero i Botero , gruppo milanese, nel 2002 con il brano " Siamo treni" con il quale vennero acclamati dalla critica e recensiti da tutti i giornali come la performance più interessante di quell' anno.

Poi però spariti, come spesso accade, a chi non ha voglia di adeguarsi alle leggi del marketing musicale.

Il brano raccontava , attraverso la metafora dei treni, della frustrazione derivata dall' alienazione del lavoro.

I quattro componenti non vivevano di musica ma facevano gli impiegati dedicando il tempo residuo alla loro passione.

Si presentarono sul palco con un violoncello, un pianoforte, abiti ricchi di colore rosa e una canzone potente come un tuono.

" Storie in incognito, sbiadite. Da incollare li, alla parete, buttate via. Nella follia di una sequenza logica. Siamo treni , dimmi che vita è questa. Sempre uguale".

E subito a seguire un' invocazione a Dio, che spesso ci sembra di non trovare in questa fretta che ci soffoca, in questo veleno che ci portiamo dentro e che rispecchia la vera delusione dell' uomo.

" Quanta fatica a fine mese. Rifare i conti con le spese. E con le mani. Nemmeno Dio è qui presente. E una bestemmia non cambia niente. Tanto sai, non scende mai dalla sua croce".

Per loro il riscatto di quel momento, fu vera vittoria.

Alessio Bonomo, nel 2000, sorprese il pubblico con il brano " La croce".

Una poesia recitata ( nel senso letterale della parola) con passione sopra musica ipnotica ma irruente e luci ad intermittenza.

Il tutto a sottolineare un testo , a mio parere, spettacolare.

Fu definito " un poeta visionario e violento" , un " indecifrabile".

Ma Alessio aveva interpretato un disagio profondo attraverso, come nel caso dei Botero, una metafora: ciascuno di noi è un falegname, fabbricante di croci che finiscono addosso al prossimo.

"Ognuno ha la sua croce, ma certe croci sono enormi. E ognuno è un falegname e costruisce nuove croci e le butta sulla gente. E c'è chi da questo orrendo costruire ne esce pure vincitore, Vincitore sulle spalle di chi piano muore".

Onestamente non si può pensare che Alessio non sia un poeta, un osservatore, un' artista sensibile.

Notevole anche la riuscita dell' adattamento della poesia alla musica.

Un brano senza strofe, senza ritornelli ma con una domanda priva di risposta : ci può essere perdono per coloro che ci feriscono, imbrogliano, sfruttano o non sarebbe più facile vendicarsi?

" Roba da spaccargli un palo in mezzo agli occhi o da perdonarli?".

Con un tocco suggestivo il brano lascia spazio anche alla fiducia e a quella forza interiore che ognuno di noi possiede, seppur calpestata.

" E rimanere così, disarmati sotto al cielo come una lampadina ancora accesa nonostante sia mattina".

Altro scenario lo offre la canzone " A piedi nudi" di Angela Baraldi del 1993 brano con il quale vinse il premio della critica .

Musica e testo delicati e spensierati raccontano come si possa desiderare la solitudine senza angoscia ma ,anzi, con la voglia di perdersi dentro se stessi e dentro la natura di quel mondo che non abbiamo più il tempo di guardare e ammirare.

" Vado via e non ho bisogno di molti soldi. Vado verso la campagna a piedi nudi. Corro veloce verso il fiume e mi diverto con un po di vento, con un po di pioggia, perdo del tempo. Aspetto che il giorno finisca sulle valli aperte sui fossi, l' ortica, mentre il silenzio dei grilli e del grano copre il boato di un mondo lontano".

Voglia di evadere dalle prigioni che fabbrichiamo da noi e da quelle che il vivere quotidiano ci obbliga a frequentare.

Abbandonare e smarrire la strada per liberarsi, senza far male a nessuno. Finalmente privi di ogni protezione e difesa.

Una pacifica " risurrezione" dalla vita.

" ...non guardo che ore sono, non so come mi chiamo. E non torno a casa, tanto ho perso la strada , tanto non mi piaceva . E non ho bisogno di indicazioni . Parlo da solo e mi sto ad ascoltare".

Che finale interessante!

Ed è proprio questa la soluzione più giusta .

Meraviglioso sarebbe essere l'attrice protagonista di questa canzone finita, come le altre, nel baule delle cose dimenticate.

Sarah MYLIZ








10 commenti:

  1. meno male che tu hai qual Baule Sarah!

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  2. ahahah, spettacolo Sarah...non me li ricordo. Ma io sono dozzinale per cui...

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  3. Allora vai su youtube...sono da vedere!

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  4. Beati quelli che hanno il CD originale della canzone La Croce... e una canzone ecezzionale, me la ricordo come fosse ieri, cantata da un cantante coraggioso....

    Io non seguo piu il festival ma da bambino lo vedevo in bianco e nero e mio babbo lo registrava su un Philips che bei ricordi..... era piu bello di quello di oggi a colori.

    :) Brava Sarah.......

    La Croce di Malta

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  5. Grazie , è bello sapere che mi si legge anche a Malta.
    Per il cd ...provvederò...il mio è sempre in casa.
    A presto.

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  6. Hai ragione sarah , sono un italiano medio affascinato dal marketing musicale, non ho mai fatto caso alle parole , ma solo al ritmo delle canzoni , dopo che ho letto i tuoi articoli ho ascoltato ...cosa per me nuova , musicalmente parlando. Spero di poter leggere un tuo commento a questa nuova edizione ...della musica italiana .

    Un italiano medio milanese

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  7. Sono proprio curioso di vedere cosa scrivi su questo festival...ops ..monopolio del clan ...Celentano ..aiuto ma la musica dove e'

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  8. Non c'è ...e quella che c'è è praticamente una cosa inascoltabile... A lunedì caro anonimo.

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  9. Grazie per le belle parole che hai speso sulla nostra canzone...Se oggi, a distanza di 10 anni, c'è qualcuno che ancora se la ricorda significa che forse non era così male:-))) Luigi Botero

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