Il nuovo - e autoproclamato - paladino dell’antimafia, poi, ha definito Dell’Utri “un ambasciatore di Cosa Nostra nel mondo imprenditoriale e finanziario milanese. lo dissi tanti anni fa e non ho mai cambiato opinione. Un portatore di interessi della mafia. Anche l’avventura politica del senatore Dell’Utri nasce per gli interessi di Cosa Nostra. L’idea della costituzione di Forza Italia e’ del senatore Dell’Utri ed e’ anche nell’interesse della mafia. Rimango convinto di questo”. Parole dure, insomma, quelle di Ingroia. Parole che dovrebbero avviare una riflessione profonda sul dove finisce il ruolo di magistrato e dove inizia quello aspirante politico. Confini che Ingroia, con tali affermazioni, sembra non aver individuato. Perché più che il procuratore aggiunto, sembrava il Di Pietro di turno, pronto ad attaccare il nemico di sempre pur di conquistare i consensi dell’antipolitica. E forse è proprio a quest’ultimo che Ingroia dovrebbe ispirarsi, magari gettando la maschera e scendendo in politica, evitando di trincerarsi dietro un ruolo che forse non gli appartiene più.
Eugenio Cipolla
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