Su questo punto i giudici sono categorici: “Le gravi affermazioni formulate da alcuni collaboratori sul senatore Dell’Utri e su di un consapevole appoggio dato alla mafia dallo stesso Silvio Berlusconi e dal movimento politico da lui fondato nel 1993, a quel che consta non hanno ricevuto una verifica giudiziaria neppure interlocutoria. Stando alle risultanze di questo processo non ha trovato consistenza l’ipotesi secondo cui la nuova ‘entità politica’ che stava per nascere si sarebbe addirittura posta come mandante o ispiratrice delle stragi”. Questa sentenza restituisce onore e dignità a quanti per anni sono stati massacrati dai professionisti scribacchini dell’antimafia. E lo stesso fa la decisione della Cassazione su Dell’Utri. Due colpi in tre giorni che portano finalmente parole di verità e giustizia. Due colpi, tuttavia, fin troppo sospetti, perché arrivano dopo che Berlusconi è stato costretto a farsi da parte e a lasciare palazzo Chigi. Come dire, accantonato Berlusconi si mette fine alla persecuzione giudiziaria. E questo è grave e inquietante. Come è grave non conoscere quanto siano costati questi assurdi teoremi politico-giudiziari ai contribuenti italiani.
Di Paolo
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