É istruttivo osservare l'evoluzione della satira di Grillo e della sinistra estrema. Sono passati dal “Vaffa” direttamente all'auspicio della tomba. Grillo ospita sul suo blog Mario Monti ritratto in una bara. Del resto da tempo lo ha ribattezzato “Rigor Montis”, con la funerea allusione che evidenzia un certo desiderio di sepoltura.
La maglietta esibita dalla fan di Oliviero Diliberto, il quale finge di non averla vista mentre poi si scopre che la contempla ammirato, dice “La Fornero al cimitero”. Dinanzi a questi desideri esibiti spudoratamente, per fortuna, salvo che dalle parti di Di Pietro, finalmente si levano grida di allarme. A ragione: Fornero e Monti sono attaccati sul tema dell'articolo 18 e della riforma del lavoro. Il terrorismo ha mirato proprio a persone che hanno dedicato il loro impegno a questi argomenti, è così che sono stati assassinati tre giuslavoristi: Tarantelli, D'Antona e Biagi.
Le condanne riservate a queste manifestazioni pseudo-satiriche sono più o meno forti, e persino Vauro, da Santoro, arriva a dire trattarsi di “frasi infelici”. Il guaio è che rischiano di rendere soprattutto infelici i destinatari della satira, preparando un terreno sociale ostile, dove Brigate rosse e simili potrebbero muoversi più agevolmente. Resta una constatazione. In passato il destinatario degli auspici funerari, con tanto di esecuzioni rappresentate a teatro, con libri che ne profetizzavano la morte violenta, e spettacoli teatrali con tanto di omicidio rituale, era Silvio Berlusconi. In quel momento nessuno si alzò neanche a parlare di “cattivo gusto”, come ora timidamente ammette persino la sinistra sindacale per la orrenda maglietta. Si arrivò a parlare di arte oltre che di diritto di satira. Allora, ma per altro neanche oggi, non si udirono pronunciare parole di condanna. Niente. Il gesto generoso di Berlusconi di lasciare il passo a Monti, se non altro aiuta anche la sinistra e l'Udc a chiamare le cose con il loro nome: questa evocazione di morti e di tombe non è di cattivo gusto, è proprio disgustosa, e arma ideologicamente teste violente.
Di Paolo
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