Se la Settimana Santa vede il suo inizio con la Domenica
delle Palme, il suo culmine è certamente rappresentato dal Triduo Pasquale,
composto dai giorni in cui si fa memoria della Passione, Morte e Risurrezione
di Cristo – ovvero degli episodi cruciali della Redenzione umana –, che vedono
il loro inizio con i Vespri del Giovedì Santo e si concludono con i Vespri del
giorno di Pasqua.
Il Triduo rappresenta una sorta di grande affresco, ovvero
un’unica celebrazione del Mistero Pasquale ripartita nei tre giorni di Venerdì
Santo, Sabato Santo e Domenica di Risurrezione; i Vespri del Giovedì Santo
possono in tal senso essere considerati quasi i Primi Vespri di una sorta di grande
e unica solennità e, non a caso, le celebrazioni liturgiche sono strutturate
come un’unica grande liturgia.
Da questo punto di vista, il Triduo Pasquale costituisce la tappa
più importante di tutto l'anno liturgico ed è per questo che, in tale
particolare circostanza, la Chiesa invita tutti fedeli – anche i meno assidui –
a soddisfare i precetti generali di confessare i propri peccati e di ricevere
il sacramento dell’Eucaristia, dopo la Confessione sacramentale.
Il Giovedì Santo
è suddiviso in due parti distinte: la mattina, presso la Chiesa cattedrale
delle varie diocesi si svolge la benedizione degli olii e la Messa crismale,
durante la quale i sacerdoti rinnovano le loro promesse al Vescovo. La
benedizione degli olii e del Crisma probabilmente risale alla Chiesa di
Francia. Venne fissata al Giovedì già nel settimo secolo, per poter disporre
degli olii santi e del Santo Crisma, necessari alla celebrazione dei sacramenti
della iniziazione cristiana che erano amministrati ai catecumeni durante la
Veglia pasquale e poi alle unzioni degli altri sacramenti (quello dell'Ordine e
quello per gli infermi). Nella serata inizia il Triduo Pasquale vero e proprio,
con la Messa “in Coena Domini”, in cui
si commemora l’istituzione dell’Eucaristia da parte dello stesso Cristo e che
dovrebbe comprende anche il rito della lavanda dei piedi, a ricordo del gesto
compiuto da Gesù, così come narrato dall’evangelista Giovanni, che ci ricorda
la necessità di “servire” nella vita sacramentale e liturgica, così come nella
vita sociale, sull’esempio di Cristo stesso, che ha servito i discepoli.
Il Venerdì Santo
è invece dedicato interamente alla Passione di Cristo ed è un giorno molto
particolare poiché non è prevista la celebrazione della messa (che nel rito
ambrosiano, in verità, non è celebrata neppure in tutti i venerdì di Quaresima,
considerati “a-liturgici”), ma la passione e Morte di Cristo sono commemorati
in una celebrazione con momenti significativi sia dal punto di vista
storico-liturgico, sia dal punto di vista prettamente umano. Accanto alla
celebrazione liturgica vera e propria vige la pia pratica della “Via Crucis”,
introdotta in Europa dal domenicano beato Alvaro De Zamora da Cordova
(1360-1430), presente mediante quadretti raffiguranti le 14 “stazioni” in ogni
chiesa.
Infine, il Sabato Santo è il giorno del “grande silenzio”, un giorno senza alcuna liturgia
perché dedicato alla meditazione sulla Morte e Sepoltura di Cristo e all’attesa
dell’annuncio della Risurrezione. Nel silenzio si medita pure la discesa “agli
inferi” – come dice il simbolo apostolico – del Figlio di Dio, che è sceso fino
nel profondo della terra per mostrare la sua condivisione con la condizione
umana. Gesù discende laddove, secondo la
tradizione ebraica, c’erano le ombre dei morti: coloro che l’avevano preceduto
ma non erano entrati in Paradiso perché il Paradiso era serrato dopo la
cacciata di Adamo. Cristo, morendo, ha riaperto il Paradiso. Alla sera del sabato comincia invece l’ultimo
atto del Triduo, con la “Madre di tutte le veglie”, così come l’ha definita sant’Agostino
(354-430): un cammino biblico e liturgico che approda alla luce della Resurrezione
e si conclude con la Messa pasquale, a
cui seguirà – al mattino – quella della Domenica di Resurrezione, rivivendo l’esperienza
delle donne che di primo mattino, andando al sepolcro, lo trovarono vuoto.
Con il vespro di Pasqua il Triduo si chiude, ma il messaggio
della Risurrezione continua a riecheggiare per ben otto giorni nell’ottava di
Pasqua e poi ancora per cinquanta fino alla Pentecoste, come se fosse – come
dice ancora sant’Agostino – una sola e grande domenica.
Andrea Menegotto
Oggi, nel ricordo dell'inizio della guerra in Bosnia, il mio cuore è doppiamente turbato ma mi consola la coincidenza con l'inizio del Triduo di quest'anno
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