04/05/12

IL GIORNO PRIMO E L’OTTAVO/21. Sorpresa: c’è da fare un divorzio!


Il Grande Divorzio - 1

In un post precedente avevo preso spunto dal romanzo Il grande divorzio di C.S. Lewis, del 1945, e mi ero ripromesso di riprenderlo in considerazione. Dopo averci pensato su per un po’, soprattutto dopo essermi sincerato di averlo compreso almeno un pochino, ...
...mi son deciso a farlo. Credo che i prossimi 9/10 post, a partire da questo, saranno come dei riassunti dei vari incontri che si snodano in questo romanzo e una possibilità di riflessione sulle tematiche che investe.

Di cosa parla Il grande divorzio?
Il romanzo si dipana come il sogno che Lewis stesso ha fatto e che lo ha portato a scoprire cosa accade nell’aldilà, dopo la morte. Il suo inizia come un viaggio apparentemente normale: si ritrova in fila per accaparrarsi un posto su un bus e, dopo esservi salito, si trova a viaggiare e volare con questo mezzo, andando da un luogo abbastanza desolato, una sterminata città anonima e grigia, fino ad un altro luogo. Tra i due vi è un dirupo infinito, che li separa nettamente, mentre solo una sottile striscia di terra, la strada, li collega. Questo secondo luogo appare come uno spazio aperto, una natura bella e rigogliosa, con tanta erba, alberi, acqua e animali. Di per sé, sembrerebbe che questa non sia ancora la mèta ultima del viaggio: in lontananza, nella direzione opposta a quella da cui si è giunti, si vedono delle montagne, per cui si intuisce che oltre quelle vi sia ancora qualcosa.

Che posto è quello in cui Lewis si trova? Cos’era la città grigia e sterminata da cui è venuto? Chi sono i personaggi che hanno fatto con lui il viaggio sul bus? Di questi esseri, uomini e donne come lui, ha notato un particolare: le loro facce, al chiarore di una luce intensa, apparivano «tutte facce fisse, ma non piene di possibilità, quanto di impossibilità, alcune scavate, altre gonfie, alcune che occhieggiavano con feroce idiozia, altre che erano ancora immerse nei sogni; ma tutte, in un modo o nell’altro, distorte ed evanescenti. Si aveva l’impressione che esse potessero cadere a pezzi in qualunque momento, qualora la luce si fosse fatta più intensa».

Il posto in cui si trova ora, quando il bus si ferma, è un luogo di passaggio, una sorta di terra di mezzo nella quale non si sosta: o si decide di andare avanti, o si torna indietro. Ed è questa la tematica di tutto il romanzo: quella di dover decidere tra il proseguire e il tornare, scoprendo qual è il dolorosissimo punto sul quale bisogna fare una scelta. Sì, perché non si tratta solo di decidere per un sì o un no in astratto; non si tratta di affermare formalisticamente che andare avanti è meglio che tornare indietro. Si tratta di prendere una decisione in merito a qualcosa: e questo qualcosa costa. Carissimo. Ognuno, a suo modo, lo saprà: saprà di cosa si tratta e saprà quanto costa decidersi su quel punto. Ma più si va avanti, più diventa difficile staccarsene, interiormente: ecco il perché di quei volti pieni di impossibilità.
La città rimasta alle spalle è l’inferno, mentre oltre le montagne c’è il paradiso. Vi è solo questa alternativa e il posto verdeggiante in cui ci si trova ora è il luogo in cui tutto invierà, attraverso la bellezza, per un’ultima volta, a fare la decisione per il proseguire. Ovviamente sono simboli e Lewis non può sapere cosa ci sarà effettivamente nell’aldilà: ma, a suo modo, ha colto i punti essenziali e li ha tramutati in racconto, facile come le parabole, impegnativo come il senso che Gesù dava a quelle.

Il grande divorzio è il titolo del romanzo. Divorzio non è una parola propriamente cristiana, ma bisogna vedere a cosa si riferisce. La tesi è che, perché la vita abbia un esito positivo, che le permetta di raggiungere quella promessa di bene che porta con sé, sia necessario un netto, decisivo divorzio: da ciò a cui abbiamo erroneamente affidato il compito di renderci felici. C’è un errore in tutti, una illusione a cui ci siamo consegnati. Dovrà esserci un momento in cui ce ne separeremo. Lewis ci porterà in quel luogo, in quel momento, in cui ciò deve avvenire. Nel frattempo, potreste cominciare a cercare in voi, se siete onesti fino in fondo, qual è la vostra illusione segreta. Il romanzo ci aiuterà, svelandocene alcune delle più comuni, e ci inviterà al difficile divorzio. Alla prossima.

Don Alberto

1 commento:

  1. Titolo provocatorio per un prete ma forse, don Alberto, non è tutta la vita da cristiani.... provocatoria?

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