07/12/11

Chi sono i rifugiati, dove sono i rifugiati, mi chiede un bambino


Mi chiedeva un bambino qualche giorno fa del mio lavoro, mi domandava chi fossero i rifugiati e dove si trovassero. “ Dov’è
il loro rifugio?” – chiedeva- “ Perché hanno così tanta paura?”. Non è stato facile evitare di rispondere alla prima domanda e passare alla seconda visto che un bambino quando ci chiede qualcosa si accorge subito se cerchiamo di
nascondergli la risposta anche se nella maggior parte dei casi fa finta di niente.
“ Non hanno più paura, l’hanno perduta nel deserto, è morta di fame e sete assieme ai loro compagni di viaggio. A qualcuno è stata tolta in un
carcere libico, altri l’hanno vista svanire assieme ai loro amori, alle loro donne, ai figli, e ai sogni che da piccoli coltivavano. Se si perde tutto di che cosa si può avere paura? Della morte forse? Sono già morti. Camminano ancora perché a muovere le loro gambe c’è un’ultima speranza che sembra gradualmente svanire fino a farsi leggenda o miraggio: l`Europa, l`Italia.
Ormai non hanno più niente da perdere, arrivare o morire. I trafficanti li hanno trattati come bestie, i treni che portavano gli ebrei ai campi di concentramento sono ormai delle Jeep nel 2012 su cui si ammassano una trentina di persone, alcuni muoiono nel tragitto ma che importa, l’unica differenza è che gli ebrei non pagavano per il loro viaggio verso la morte. Tre litri d’acqua costano 50 dollari nel Sahara, un trafficante non ha paura di vedere un uomo morire di sete, ci ha fatto l’abitudine. Se sopravvivi ai trafficanti e al deserto ti aspettano le autorità libiche. Il confine tra poliziotto e criminale non esiste in molte zone dell’Africa, in Libia è una realtà nota a molti. In Libia si finisce in carcere per mesi, vieni derubato di tutto ciò che ti rimane, della dignità di essere umano se ancora la possiedi. Vieni torturato quotidianamente, ti rassegni alla fine. Se possiedi del denaro forse puoi farcela, puoi corrompere la polizia per uscire di galera, senti parlare di un viaggio in mare verso l’Italia, servono tanti soldi. Ormai non ricordi più perché sei partito ma sai che un viaggiatore prima o poi da qualche parte arriva. Devi arrivare a
tutti i costi, non sai più perché ma ti rimane solo questo. Chi arriva in Italia crede di aver
raggiunto il paradiso ma ad aspettarlo c’è un’altra morte, la più dolorosa perché l’ultima, perché ormai si è arrivati, non c’è più niente da raggiungere. Un viaggio per fuggire dalla morte che ti porta alla morte. Se devi morire è meglio farlo tra la tua gente, nel tuo paese.
Non ho avuto il coraggio di dire a quel bambino che i rifugiati non hanno nessun rifugio, che molti di loro dormono fuori dalle stazioni dei treni, sulle strade o in centri occupati pieni di topi
e malattie. Non ho avuto il coraggio di dirgli che sono come morti perché un essere umano non può vivere nelle loro condizioni. Ho avuto la forza di dirgli che molti di loro mi insegnano tante cose ogni giorno, mi aiutano a comprendere il significato di parole come umiltà, dignità e sopportazione. Gli ho detto che il loro rifugio sta nel cuore buono di alcune poche persone ma che purtroppo, come sempre, sono una minoranza e non ricoprono posti di potere né gestiscono grandi giri di denaro o fondi. Purtroppo credo che chi non ha mai sofferto la fame non possa capire questi ragazzi. Soltanto chi non ha mai dormito in strada d’inverno, da solo, in un paese straniero, può cacciarli a male parole da un ufficio. Eppure ci sono persone che si “affliggono” per
gli altri senza necessariamente aver sofferto la fame, aver visto uccidere i propri familiari, aver visto morire di sete gli amici più cari. Peccato che siano sempre di meno di quelli che vivono di superficialità, di egoismo e di denaro.
La vita è amore, l’amore è l’unica cosa che sopravvive alla morte.
Edoardo Scordamaglia

5 commenti:

  1. Emozionante. La domanda del bambino, caro Edoardo, spiazza e nella sua semplicità, e genuinità, racchiudere tutta la verità!

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  2. WOW, pezzo veramente toccante! Finalmente qualcuno che riesce a vedere e descrivere le cose da un punto di vista differente, ottimo Edoardo!

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  3. Grazie davvero Manuel, la realta' dei rifugiati richiede un risveglio delle coscienze di molti. Sono contento che Frews possa essere una piattaforma in cui trovare punti di vista e prospettive nuove, semplici e genuine, senza alcun interesse politico o speculazione economica. Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che scrivono, pensano e lavorano per Frews, primi tra tutti Giorgio e i nostri lettori.

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  4. Hai ragione, Edo! Io penso, anche per una recente esperienza personale che tu sai, che per capire questi "rifugiati", basterebbe talvolta fermarsi a parlarci un pò ed ascoltarli.Una cosa semplice, banale, ma quanti lo fanno? Secondo me troppo pochi: molti si limitano a guardarli come fossero alieni, anzi, nemmeno: se fossero veramente esseri di un altro mondo molti ne sarebbero se non altro incuriositi e forse se ne occuperebbero.

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  5. Hai ragione, molti li vedono proprio come alieni... A volte basta un'esperienza, come quella che hai fatto tu, per aprire la mente.

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