Negli ultimi 10 anni questi termini ormai vanno parte del nostro quotidiano.
Le tematiche sulle donne parlano di continuo della situazione delle donne musulmane, sia che vivano nel nostro paese o che vivano nei loro paesi di origine.
Personalmente sono cinque anni che quotidianamente, mi scontro in realtà sconcertanti, ma quello che mi lascia sempre senza parole è il relativismo di questo occidente che a tutti i costi in nome di un rispetto condanna la donna alle sue sofferenze imposte in nome della tradizione.
Dopo mille fallimenti, cause perse, donne morte, mi sono detta guardiamo cosa sta succedendo dall’altra parte: è vero le donne in Arabia Saudita sognano di poter guidare un giorno la macchina, ma nessuno impedisce loro di andare a scuola, all’università o di spendere i loro soldi come credono. Molti di voi mi diranno ma come vanno in giro tutte con il burqa, io risponderei non vanno in giro affatto, sono servite e riverite.
Al contrario di molte donne islamiche che vivono da noi, queste sono libere di andare in giro per le nostre strade? Eppure l’Italia non è l’Arabia, dove una donna rischia di essere rapita perché appunto lì non vedono donne in giro.
Storie che voi sapete già, io ad esempio non sapevo che in un altro piccolo stato arabo il Bahrein, le donne avevano ottenuto il diritto all’istruzione già nel 1929, come non sapevo che il vice presidente della Borsa del Bahrein è una donna, eletta a maggioranza anche dagli uomini, eppure è un paese islamico dove viene applicata la Sharia islamica.
Il mio incontro con donne del Bahrein mi ha lasciato senza parole, io in questo paese devo lottare per far capire ad un magistrato italiano se una donna musulmana viene picchiata il marito merita di essere perseguitato con la legge e non bisogna dargli la condizionale religiosa, in un paese islamico dove tutti noi siamo convinti che le donne vivano rinchiuse nelle loro stanze, mi dicono che le donne lavorano, studiano e sono anche imprenditrici da sole senza i padri, mariti e figli maschi!!
Come in Kuwait,paese dove le donne hanno ottenuto il diritto al voto solo nel 2005, ma già negli anni sessanta moltissime donne erano imprenditrici, la prima insegnante nel 1953 aveva 13 anni era una ragazzina, nel 1961 la prima holding petrolifera a siglare un accordo con gli USA era diretta da una donna.
Noi negli anni 2000 assistiamo in Italia ancora a cronache nere, dove padri islamici uccidono le loro figlie,perché si innamorano di italiani o perché vogliono lavorare.
Qual è il costo della libertà per una donna islamica in Italia?
Dounia Ettaib
Dounia, io credo che non ci sia ancora...credo che qualche passo sia stato fatto, ma è pochissimo.
RispondiEliminalottare...lottare ...lottare....lottare....non bisognerebbe rendersi o firmarsi alla violenza contro le donne o davanti idee radicali imposte in nome della tradizione.
RispondiEliminaD'accordo con Dounia. Non si deve mai assolutizzare e fermarsi a una conoscenza superficiale delle Realtà. Troppo spesso l'"Uomo Bianco" nei suoi deliri di onniscenza ha combinato e continua a combinare devastanti disastri di cui ora portano le ferite centinaia di paesi che una Cultura, loro propria di grande preziosità come ogni Cultura, l'avevano. L'Evangelizzazione forzata del Vaticano e della Chiesa cattolica dal secolo ha devastato e contuinua a massacrare modi di approcciarsi alla sfera spirituali di popoli interi MA CON CHE DIRITTO??. E' forse arrivato il tempo di fare loro un PENITENTIAGITE ?Che , ovvio, non faranno mai.... E soprattutto non dar fiato alla bocca prima di aver conosciuto perfettamente per quanto e' possibile tutte le sfaccettature delle Culture che incontriamo o andiamo a incontrare.
RispondiEliminaMilano, 3/1/2011
LAURA CISLAGHI