28/05/12

Trasformazione dell’Italia in paese d’asilo 3/3


Problematiche connesse al coordinamento complessivo degli interventi. Le complessità della gestione del fenomeno richiedono un forte coordinamento degli interventi. Negli ultimi anni, nell’ambito dell’asilo, si sono moltiplicati infatti gli interventi delle istituzione centrali e territoriali nonché degli organismi nazionali ed internazionali portatori di un prezioso bagaglio di expertise e di competenze specifiche. Data complessità del problema nonchè l’eterogeneità delle attività progettuali s’impone l’esigenza di un coordinamento sia a livello nazionale che a livello territoriale, al fine di assicurare una sinergia tra le diverse azioni ed evitare la sovrapposizione di iniziative uguali o simili, ma anche al fine di valorizzare le esperienze positive (le cosiddette buone prassi replicabili in altri/diversi contesti territoriali).
A tal fine, in un primo momento sarebbe opportuno – sulla stregua delle simili esperienze nel passato - la convocazione di un Tavolo permanente sull’asilo e accoglienza (che coinvolga le Prefetture – U.T.G. maggiormente esposte al fenomeno, i rappresentanti delle città metropolitane, l’Alto commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati, dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, le associazioni di rappresentanza degli enti locali e regionali – Anci, Upi, Aiccre e Conferenza dei Presidenti delle Regioni - oltreché i più gli importanti enti gestori dei CARA[13] ed altri principali assegnatari dei contributi dell’ex bando FER e i gestori dei più rilevanti progetti finanziati dal Ministero dell’Interno). Questa configurazione rappresenterebbe una sorta di cabina di regia in grado di accompagnare la creazione di un sistema articolato (in particolare nelle fasi dell’arrivo, prima e seconda accoglienza) finalizzato all‘integrazione o all’espulsione del migrante, a seconda del suo status giuridico.

In un secondo momento tuttavia, alla luce della ipotetica crescente importanza del tema di asilo nel dibattito politico, mediatico ed istituzionale, bisognerebbe compiere un ulteriore salto di qualità verso l’individuazione e il relativo potenziamento della struttura a livello centrale avente un compito di coordinamento delle complessive attività in materia di asilo. Ciò potrebbe avvenire attraverso la creazione di una specifica Direzione Centrale per le politiche e i servizi dell’Asilo all’interno del Dipartimento della Libertà Civile e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, oppure, attraverso la creazione di una vera e propria Agenzia Nazionale sull’Asilo, in seno al Ministero, ma con forte autonomia operativa, come del resto già sperimentato con successo in altri Paesi industrializzati.

Le misure di cui sopra contribuirebbero in maniera determinante - senza peraltro costi aggiuntivi a carico dello Stato ad eccezione del necessario potenziamento della ricettività dell’accoglienza - non solo ad un migliore funzionamento del sistema d’asilo concretizzando finalmente gli alti ideali che hanno ispirato i Padri costituenti ma anche all’esigenza di rafforzamento della coesione sociale che costituisce, nell’ambito del quadro strategico nazionale, una delle specifiche priorità a cui ricondurre tutti gli investimenti pubblici ordinari e straordinari.


[13] Quali Croce rossa ma anche enti come Connecting people che in questi anni ha dimostrato una forte capacità di gestione dei centri di piccole e grosse dimensioni,

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