25/11/11

IL GIORNO PRIMO E L'OTTAVO/2. Buon anno a tutti! E non sono affatto “in anticipo”!


Forse pochi sanno che domenica, 27 novembre, si gioca il passaggio tra un anno vecchio e uno nuovo: ma stavolta la Cina non c’entra affatto. Si tratta invece di un evento legato al calendario Liturgico della Chiesa Cattolica che proprio domenica celebrerà l’inizio di una nuova frazione del suo trascorrere. Con una certa solennità ed enfasi, migliaia di preti in tutto il mondo inizieranno le liturgie nelle loro comunità sottolineando questo evento, limitandosi ad utilizzare la debole forza delle loro parole, senza sparare mortaretti o fuochi d’artificio, e cercando di smuovere l’apatia dei più mutando invece le vesti cerimoniali per indossare quelle di un solenne colore viola.

Mi voglio soffermare a fare una sottolineatura del valore di questa impostazione del tempo. Ciò che prevale nella esperienza umana, da millenni, è una suddivisione del tempo che ha individuato come suo riferimento il movimento del nostro pianeta nel sistema solare: così si è per lo più guardato allo scorrere del tempo come un susseguirsi di stagioni che dettavano i ritmi dei mutamenti della natura, del lavoro conseguente, dell’alternanza di caldo, freddo, pioggia e neve, etc. Se anche ormai non siamo una società fondata esclusivamente sul lavoro agreste, questi sono ancora i riferimenti che abbiamo per lo più e cui guardiamo.
Tutto ciò è utile, forse necessario, certamente pieno di espressioni di bellezza. Ma ha un limite: è un vivere il tempo con dei significati un po’… rattrappiti! A forza di vivere il tempo solo così, poi accade che le primavere non diventano più sinonimo di novità ma di vecchiaia; che il numero degli anni è qualcosa di godibile finché sono pochi; che alle donne non bisogna chiedere quanti ne hanno per una forma di rispetto; e che a 40 ci si ritiene già tanto compassati da poter scrivere un libro di memorie.
E allora ha un valore grande il fatto che la Chiesa, nei suoi conteggi, abbia deciso di sganciarsi dal calcolo solare e ne abbia introdotto uno suo: il riferimento alla nascita di Gesù di Nazaret. Così ha compiuto una rivoluzione: il tempo ha smesso di essere solo un girare sempre uguale su se stesso, nella ripetizioni infinita e stantia di ritmi sempre uguali. Il tempo diventa celebrazione! Il tempo diventa memoria di un fatto insuperabile e insuperato, che desta meraviglia sempre nuova come un amore che non finisce mai e che offre sempre sorprese e nuove testimonianze di sé. Il sole e la luna non ci parlano, ma un evento sorgivo ha sempre una parola da dire! Da duemila anni la Chiesa può dire: la vita non è solo routine, ma è possibilità di amore, è esperienza di amore. Ed è qualcosa da dire con orgoglio, un po’ come quando i romani dicevano con enfasi: “ab Urbe condita!” e pensavano alla leggenda della nascita della loro città!
Domenica inizia un nuovo anno: Anno Domini! E ci si prepara subito a festeggiare l’evento che si è manifestato nella Storia come un faro. In tale fatto si celebra la nascita di una Persona unica, il suo aprire la bocca per dire una parola al mondo. Buon Avvento, allora, e che possa essere una corsa a farsi trovare pronti a celebrare qualcosa che rende la vita degna di essere vissuta. E chi da più anni lo fa, ne sveli il numero dicendoli con gratitudine!
Don Alberto

1 commento:

  1. Per me è il 43°! Ogni Avvento è particolare e nuovo rispetto al precedente, forse perchè l'attesa di una nuova vita è unica e irripetibile, porta con se attese, speranze e gioie diverse! Lo dico da donna, moglie e mamma di 3 figli. Con infinita gratitudine attendo la nascita di Gesù e cerco di prepararmi a questo grande evento. Lo auguro a te e a voi!
    Sandra

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