Quest'anno per Natale ai miei amici ho regalato un piccolo ma prezioso libricino: "Il giardiniere dell'anima" di Clarissa Pinkola Estés, accompagnato da questa lettera che ho deciso di condividere con tutti voi cari lettori di Frews.
Cari amici,
eccomi qui, come oramai di consueto, a scrivervi un piccolo pensiero per Natale.
Sono andato a rileggere la lettera che scrissi due anni fa, per il Natale del 2009. Ne riporto una parte:
Ho sempre creduto nel “consumismo”, ma credo che l’uomo abbia veramente esagerato, credo che abbiamo veramente esasperato le cose e superato il limite del non ritorno! Non sono così ingenuo da pensare che questo bigliettino potrà cambiare il mondo, ma credo che l’uomo abbia veramente “esagerato” su tutta la linea e stia pagando amaramente tutt’oggi (e pagherà ulteriormente) le conseguenze delle proprie azioni.
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I detti popolari dei nostri nonni racchiudono sempre tanta saggezza: “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” oppure “tutti i nodi vengono al pettine” e questo è quello che sta accadendo sotto i nostri occhi quotidianamente.
Due anni fa, queste considerazioni potevano apparire assurde, infatti tutti ci raccontavano che il peggio della “crisi” era oramai passato e quasi tutti volevamo illuderci che così fosse. Io ero tra i pochi a sostenere che la “crisi” vera doveva ancora avvenire e che era solo l’inizio, le prime avvisaglie. Oggi sembra che i fatti mi stiano dando sempre più ragione, adesso perlomeno quasi più nessuno osa dire “il peggio è passato”. Io credo che però la situazione sia ancora più grave di quello che pensiamo, il peggio deve ancora arrivare anche perché, come ha detto il Papa in un recente intervento: “la crisi che viviamo oggi, è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica”.
Il modo di vivere che abbiamo voluto instaurare ed applicare nel nostro Tempo non sta più in piedi e ogni settimana che passa questo diventa sempre più evidente. Molti mi accusano di essere esageratamente pessimista o addirittura catastrofista, ma io non credo affatto di essere così. Infatti è certamente vero che io vedo grandi tenebre davanti a noi ma poi al di là scorgo anche una bellissima e profondissima Luce. Sottoscrivo quindi queste parole che il nuovo arcivescovo di Milano, Scola, ha pronunciato durante il tradizionale discorso di S. Ambrogio:
Questo tempo in cui la Provvidenza ci chiama più che mai ad agire da co-agonisti nel guidare la storia è simile a quello di un parto, una condizione di sofferenza anche acuta, ma con lo sguardo già rivolto alla vita nascente: «La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16, 21).
Credo che dovrebbe essere proprio questo lo spirito giusto che dovremmo riuscire ad avere: riuscire a non farci sopraffare dalle difficoltà, capendo che la felicità non è data dalle cose che si posseggono o dallo stile di vita che si riesce a sostenere. Dovremmo riuscire a ri-scoprire il Vero senso della Vita che include anche...la sofferenza e la morte! Lo so anche queste, a prima vista, possono apparire considerazioni assurde, infatti la nostra società da sempre vorebbe imporci di vedere la “sofferenza” e la “morte” come aspetti assolutamente negativi, ma basta osservare la Natura per capire che la cosa non funziona affatto così. Ed è proprio questo il significato profondo del libretto che vi dono quest’anno. Il libro racconta una semplice fiaba, che è stata raccontata da uno zio, un contadino ignorante, all’autrice del libro. Ma quanta Saggezza può esserci trasmessa dalla persone più semplici e più umili di questo mondo...questa semplice fiaba nasconde un profondo significato, spiegato nel libro; ma credo di avervi anticipato già troppo, Vi lascio pertanto alla breve, ma intesa, lettura di questo splendido racconto.
Concludo riportando qui sotto la splendida preghiera/poesia che troverete poi anche riportata nel libro.
Auguro a tutti voi di trascorrere un Vero Buon Natale.
manuel
Rifiutati di cadere.
Se non puoi rifiutarti di cadere,
rifiutati di restare a terra.
Se non puoi rifiutarti di restare a terra,
leva il tuo cuore verso il cielo,
e come un accattone affamato,
chiedi che venga riempito,
e sarà riempito.
Puoi essere spinto giù.
Ti può essere impedito di risollevarti.
Ma nessuno può impedirti
di levare il tuo cuore
verso il cielo -
soltanto tu.
E’ nel pieno della sofferenza
che tanto si fa chiaro.
Colui che dice che nulla di buono
da ciò viene,
ancora non ascolta.
Bellissimo racconto...
RispondiEliminaConsiderazioni illuminanti,
in un periodo da cui si rifugge anche l'ovvio!
Sereno Natale a Manuel...
esteso a tutta la Redazione di "Frews"..
dandelìon
ci viene incontro oggi! Buon Natale
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