Sarà pure un raccomandato, un figlio di papà e tutto quello che volete; però Michel Martone proprio stupido non è. E se, da un lato, l’altro giorno ha forse peccato di eccessiva disinvoltura lessicale nel criticare i quasi trentenni non ancora laureati, non si può negare come, d’altro lato, abbia le idee molto chiare su quello che non va nel nostro Paese. A partire dall’«egoismo generazionale di cui si è ammalata la nostra società» per cui «ogni generazione» oggi vive «solo nel breve termine, consumando quanta più ricchezza possibile senza prendersi cura di chi viene dopo». Con la terribile conseguenza «che rischiamo di diventare un popolo di figli unici», anche «perché non c’è alcun “quoziente familiare” ed anzi le tasse sono troppo alte, i contratti troppo precari, mancano gli asili nido ed è difficile tirare avanti senza l’aiuto dei genitori». Lettura che non più tardi di qualche mese fa spinse il Nostro suggerire come vera priorità italiana «una riforma fiscale che, per risanare il terzo debito pubblico del mondo, cominci a premiare i giovani che, pur lavorando, fanno figli a scapito di quanti vivono di rendita» (“Il Sole 24 Ore”, 23/5/2011). Premiare «i giovani che, pur lavorando, fanno figli»? Non credo alle mie orecchie: finalmente uno che – rispetto alle tante stupidaggini che sentiamo da parte dei nostri politici - propone qualcosa di serio. Speriamo solo che il Martone di oggi si ricordi quanto scriveva il Martone di ieri e agisca di conseguenza. Altrimenti siamo proprio sfigati.
Giuliano Guzzo
Giuliano Guzzo
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