LA RESISTENZA IN ITALIA.
Gli ebrei italiani erano divisi in fatto di idee politiche. Molti erano ,fin dall' inizio , antifascisti convinti; altri nazionalisti e, intimoriti dal bolscevismo , vedevano il fascismo come il garante della legge. Furono in molti a sostenere Mussolini fino alla proclamazione delle leggi razziali. Carlo e Nello Rosselli, Eugenio Chiesa, Claudio Treves, Giuseppe Modigliani,
Emilio Sereni e Umberto Terracini, uomini dalle idee politiche diverse ma compresero che un diverso trattamento rispetto alla legge era inaccettabile . Il loro antifascismo nasceva da una profonda tradizione intellettuale e culturale; tale tradizione però aveva poco o niente di ebraico, così gli altri intellettuali italiani antifascisti riuscirono a condividerla. La resistenza armata ebraica cominciò solo dopo l' occupazione tedesca. Dopo il 1943 molti ebrei entrarono nella Resistenza per sfuggire alla deportazione, per vendicare le famiglie deportate e per sopravvivere. Fu allora che gli ebrei, dopo aver messo al sicuro le proprie famiglie in Svizzera , si offrivano volontari per essere inviati nelle zone di guerra.
Oltre alla lotta armata , l'impegno degli ebrei si manifestò in altre forme:
l'assistenza sociale si concretizzò attraverso organizzazioni ebraiche preposte agli aiuti materiali e morali dei profughi in fuga dai paesi occupati dai tedeschi. Purtroppo i partigiani ebrei non fecero molto per la causa ebraica. Pur essendo a conoscenza delle deportazioni non avevano idea di come riuscire a fermarle , per cui vivevano con la convinzione che il modo migliore per aiutarsi fosse quello di sconfiggere i tedeschi il più presto possibile. Di conseguenza , durante l' occupazione tedesca , a dare assistenza e rifugio agli ebrei furono dei contadini , degli esponenti del basso clero e perfino dei poliziotti.
I nazisti applicavano ormai in Italia gli stessi metodi di persecuzione già usati in altri paesi : collaborazione con la polizia ; servizio specializzato di informatori ; uso degli elenchi per le retate; irruzione nei conventi e negli ospedali allacaccia degli ebrei nascosti. Un ruolo importante in questo frangente ebbe la scuola ebraica . Essa riuscì a restituire dignità agli allievi , ai professori espulsi dalle scuole e università , e a tutti i perseguitati.
I CAMPI
Prima di proporre l' intervista, al Dott. Nedo Fiano, ritengo utile spiegare la diversa natura dei campi nazisti considerati , in un certo senso, preliminari ai campi di sterminio. Furono infatti creati : campi di lavoro, campi di transito , campi di concentramento e campi di sterminio. In tutti i campi gli ebrei diventavano dei numeri ( le razze inferiori non erano " umane" ) e le condizioni di vita potevano dirsi spaventose. Pensiamo ai block ( baracche) costruite per contenere un centinaio di detenuti, invece ne venivano ammassati oltre 600, ai bunker che contenevano le camere di tortura, alle revier ( infermerie) dove i detenuti intasati su pagliericci infetti morivano per le piaghe e per la dissenteria, dove gli interventi chirurgici erano effettuati senza anestesia e dove quando gli infermi erano troppi venivano passati alle camere a gas. Per i campi di lavoro si può dire che sono stati numerosi gli ebrei mobilitati e impiegati nella costruzione di strade, nel prosciugamento delle paludi e nella costruzione dei crematori. Erano costretti a tirare carri di ghiaia e di sassi correndo ; ogni dieci metri una guardia con un bastone garantiva la persistenza del ritmo. Dovevano anche trasportare cadaveri ed accatastarli per l' incenerimento. Qualsasi azione che fosse ritenuta non rispettosa del regolamento veniva punita con sevizie corporali Il nutrimento non era appropriato ai duri lavori e l' ambiente malsano favoriva il diffondersi delle malattie. Polacchi e ucraini , noti per il loro odio verso gli ebrei, occupavano posti di direzione e di sentinella all' interno dei campi.
D'altra specie erano i campi di concentramento.
Nel marzo del 1933 le SS crearono il campo di Dachau che poi ispirò gli altri campi.
Dal 1934 al 1938 seguirono i campi di Saschausen , Buckenwald, Mathausen, Flessenburg e il campo femminile di Brunswic. Fu nel 1938 che in tutto il Reich avvenne l' arresto di trentottomila ebrei, in seguito deportati nei vari campi di concentramento dove veniva applicato il procedimento " del lavoro fino alla morte" . In due campi si associava il lavoro e la soluzione finale che uccideva ebrei nelle camere a gas per bruciare i loro corpi nei forni crematori. Il primo tra i campi e anche il più grande fu Auschwitz- Birkenau nella regione dell' Alta Slesia. Il secondo fu Maidenek vicino alla città di Lublino. Su carri merci gli ebrei raggiungevano i campi viaggiando per giorni senza acqua né cibo e all' arrivo si effettuava la " selezione" .
Giovani e adulti adatti al lavoro restavano al campo ; il resto donne, bambini e vecchi venivano portati a morire. Nessuna contabilità si teneva sui condannati a morte , si registravano solo i loro effetti personali riciclati in vari modi. I tedeschi non rinunciavano a simili affari ai quali si aggiungevano i capelli dei morti e i denti d'oro. Esistevano poi campi adibiti solo alla soluzione finale .Uno di questi fu creato nella regione di Lodz nel 1941. Il massacro avveniva con l'aiuto di camion ermetici nei quali veniva introdotto il gas mortifero. Tre di questi campi della morte furono aperti nella regione di Lublino nel 1942.
Erano quelli di Blintz, Treblinka e Sobibor.
A cura di Sarah Myliz
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