Sono passate poche ore dall’ultima
forte scossa che ha fatto tremare l’Emilia e consegnato alla morte altre 16
vite. Una sciagura che ora, dopo le misure messe a punto dal Governo Monti per
fronteggiare l’emergenza e aiutare le popolazioni colpite dal terremoto,
rischia di diventare un macigno per l’Italia intera, già colpita da una crisi
aggravata dall’ondata di tasse introdotte dall’Esecutivo dei tecnici.
Aumento delle accise di due cent.
a litro, deroga del patto di stabilità per i comuni colpiti dal sisma, rinvio a
settembre dei versamenti fiscali, impiego delle risorse rese disponibili dalla
spending review. Misure che se da un lato vanno apprezzate per la tempestività
con la quale sono state varate, dall’altro non sono pienamente condivisibili,
perché vanno a colpire nuovamente settori cruciali della nostra economia e non
aiutano pienamente la popolazione emiliana. Monti, da bravo professore, ha
voluto fare di testa sua, confermando la sua verve tassatrice oramai divenuta
impopolare. Eppure se avesse guardato indietro, più esattamente al suo
predecessore, avrebbe potuto riprendere le misure che furono messe a punto in
occasione del sisma che nel 2009 colpì l’Abruzzo, dove si contarono più di 150
vittime.
In quell’occasione il Governo
Berlusconi non aumentò le tasse, non introdusse nuove accise, né sulla benzina né
sui tabacchi (anche se un aumento su quest’ultime sarebbe stato più
giustificato), ma stanziò 8,5 mld di euro (1,5 per le emergenze e 7 per la
ricostruzione), attingendo dal fondo della presidenza del Consiglio, dal fondo
delle Infrastrutture e dalle risorse messe a disposizione dall’ Inail e dalla
Cassa depositi e prestiti. Non solo. In quel Cdm si decise anche di “I redditi
dei fabbricati distrutti od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero,
perché inagibili totalmente o parzialmente per effetto degli eventi sismici, non
concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini Irpeg, Irpef e Ici
fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati medesimi”.
Per non parlare, poi, del
contributo a fondo perduto di 150 e 80mila euro che fu dato a quelle famiglie
che avevano perduto la casa o che l’abitazione l’avevano danneggiata. Finita
qui? Assolutamente no. Perché il Governo che tutti criticavano diede la
possibilità alle famiglie dei terremotati di potersi liberare del mutuo o di
mantenerlo, accedendo agli aiuti previsti per coloro i quali volevano
ricostruire la propria abitazione. Nel Decreto sisma, inoltre, si
prevedevano contributi per imprese, negozi, seconde case e, ciliegina sulla
torta, furono stanziati 80 milioni di euro per gli straordinari di vigili del
fuoco e forze di polizia.
E’ vero, forse ora non è il momento della polemica, né dei calcoli politici. Ma
leggendo questo pastrocchio montiano non si può far a meno di ripensare a quel
decreto e guardare a quelle misure con un po’ di nostalgia. Perché se per
aiutare i disperati se ne creano altri, allora vuol dire che qualcosa di
sbagliato c’è. Queste misure creeranno un effetto boomerang. Le accise si ripercuoteranno sull'economia, alimentando lo sciacallaggio di aziende e commercianti senza scrupoli. E gli emiliani, che da qui a Settembre saranno ancora impegnati nella ricostruzione, si troveranno sul groppone migliaia di euro di tasse che non potranno pagare.
0 commenti:
Posta un commento